3ª DOMENICA DI PASQUA
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Dal Vangelo di Gesù Cristo
secondo Luca 24,35-48
Essi
poi riferirono ciò che
era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare
il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve
in
mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di
vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e
perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei
piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e
ossa
come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti,
disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione
di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con
voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge
di
Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente
all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo
dovrà
patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno
predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati,
cominciando
da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.
Traduzione liturgica della
Bibbia
Corrispondenza nel
"Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Capitolo
629.5/13
[Gesù appare agli
apostoli raccolti nel Cenacolo. Dopo aver perdonato Tommaso per la sua incredulità…]
…
Gesù pone il
braccio sulla spalla di Giovanni, prendendo Pietro per mano, e si
accosta al tavolo. Siede al suo posto. Ora sono seduti come la sera di
Pasqua. Però
Gesù vuole che Tommaso si sieda dopo Giovanni.
“Mangiate,
amici”, dice Gesù.
Ma
nessuno ha più fame. La
gioia li sazia. La gioia del contemplare. Allora Gesù prende le sparse
formaggelle, le riunisce sul piatto, le taglia, le distribuisce e il
primo
pezzo lo dà proprio a Tommaso, posandolo su un pezzo di pane e
passandolo dietro le spalle di Giovanni; mesce dalle anfore il vino nel
calice e lo
passa ai suoi amici: questa volta è Pietro il primo servito. Poi si fa
dare dei favi di miele, li spezza e ne dà per primo un pezzo a Giovanni,
con
un sorriso che è più dolce del filante e biondo miele. E di questo, per
rincuorarli, ne mangia Lui pure. Non gusta che il
miele.
Giovanni, con la mossa
solita, appoggia il suo capo contro la spalla di Gesù, e Gesù se lo attira sul Cuore e parla tenendolo così.
“Non
dovete turbarvi,
amici, quando Io vi appaio. Sono sempre il vostro Maestro, che ha
condiviso con voi cibo e sonno e che vi ha eletti perché vi ha amati.
Anche ora vi
amo”.
Gesù appoggia molto su queste ultime parole.
Gesù appoggia molto su queste ultime parole.
“Voi”,
prosegue,
“siete stati con Me nelle prove… Sarete con Me anche nella gloria. Non
abbassate il capo. La sera della domenica, quando venni a voi per
la prima volta dopo la mia Risurrezione, Io vi ho infuso lo Spirito
Santo… anche a te che non eri presente venga lo Spirito… Non sapete
che l’infusione dello Spirito è come un battesimo di fuoco, poiché lo
Spirito è Amore e l’amore annulla le colpe? Il vostro peccato,
perciò, di diserzione mentre Io morivo vi è condonato”.
Nel dire questo, Gesù bacia
sulla testa Giovanni, che non disertò, e Giovanni lacrima di gioia.
“Vi
ho dato la potestà di rimettere i peccati. Ma non si può dare ciò che
non si
possiede. Voi dovete dunque esser certi che questa potestà Io la
posseggo perfetta e la uso per voi, che dovete esser mondi al sommo per
mondare chi
verrà a voi, sporco di peccato. Come potrebbe uno giudicare e mondare se
fosse meritevole di condanna e fosse immondezza di suo? Come potrebbe
uno
giudicare un altro se fosse con i travi nel suo occhio e i pesi
infernali nel suo cuore? Come potrebbe dire: “Io ti assolvo nel nome di
Dio” se, per i suoi peccati, non avesse Dio con sé? Amici, pensate alla
vostra dignità di Sacerdoti.
Prima
Io ero fra gli uomini
per giudicare e perdonare. Ora Io me ne vado al Padre. Torno al mio
Regno. Non mi è levata facoltà di giudizio. Anzi essa è tutta nelle mie
mani,
poiché il Padre a Me l’ha deferita. Ma tremendo giudizio. Poiché avverrà
quando non sarà più possibile all’uomo di farsi perdonare
con anni di espiazione sulla Terra.
Ogni
creatura verrà a Me con
il suo spirito quando lascerà per morte materiale la carne come spoglia
inutile. Ed Io la giudicherò per una prima volta. Poi l’Umanità
tornerà con la sua veste di carne, ripresa per comando celeste, per
esser separata in due parti. Gli agnelli col Pastore, i capri selvatici
col loro
Torturatore. Ma quanti sarebbero gli uomini che sarebbero col loro
Pastore se dopo il lavacro del Battesimo non avessero più chi perdona in
Nome
mio?
Ecco perché Io creo i sacerdoti. Per salvare i salvati dal mio Sangue. Il mio Sangue salva.
Ecco perché Io creo i sacerdoti. Per salvare i salvati dal mio Sangue. Il mio Sangue salva.
Ma
gli uomini continuano a
cadere nella morte. A ricadere nella Morte. Occorre che chi ne ha
potestà li lavi continuamente in Esso, settanta e settanta volte sette,
perché
della Morte non siano preda. Voi e i vostri successori lo farete. Per questo vi
assolvo da tutti i vostri peccati. Perché avete bisogno di vedere, e la colpa acceca perché leva allo spirito la Luce che è Dio. Perché avete bisogno di comprendere, e la colpa inebetisce perché leva allo
spirito l’Intelligenza che è Dio. Perché avete ministero di purificare, e la colpa insozza perché leva allo spirito la Purezza che è Dio.
Gran ministero il vostro di giudicare e assolvere in Nome mio!
Quando consacrerete per voi
il Pane e il Vino e ne farete il Corpo e il Sangue mio, farete una grande, soprannaturalmente grande e sublime cosa. Per compierla degnamente dovrete esser puri, poiché toccherete Colui che è il Puro e vi nutrirete della Carne di un
Dio.
Puri
di cuore, di mente, di
membra e di lingua dovrete essere, perché col cuore dovrete amare
l’Eucarestia, e non dovranno esser mescolati a questo amore celeste
profani
amori che sarebbero sacrilegio. Puri di mente, perché dovrete credere e
comprendere questo mistero d’amore, e l’impurità di pensiero uccide la
Fede e l’Intelletto. Resta la scienza del mondo, ma muore in voi la
Sapienza di Dio.
Puri di membra
dovrete essere, perché nel vostro seno scenderà il Verbo così come
scese nel seno di Maria per opera dell’Amore. Avete l’esempio vivente di
come deve essere un seno che accoglie il Verbo che si fa Carne.
L’esempio è la Donna senza colpa d’origine e senza colpa individuale che
mi ha portato.
Osservate
come è pura la
vetta d’Ermon ancor fasciata nel velo della neve invernale. Dall’Oliveto
essa pare un cumulo di gigli sfogliati o di spuma marina che si
elevi come un’offerta contro l’altro candore delle nuvole, portate dal
vento d’aprile per i campi azzurri del cielo. Osservate un
giglio che apra ora la bocca della sua corolla ad un riso di profumo.
Eppure, l’una e l’altra purezza sono meno vive di quella del Seno
che mi fu materno. Polvere portata dai venti è caduta sulle nevi del
monte e sulla seta del fiore. L’occhio umano non la percepisce, tanto
essa
è leggera. Ma essa c’è, e corrompe il candore.
Più
ancora, guardate la
perla più pura che venga strappata al mare, alla conchiglia natìa, per
adornare lo scettro di un re. È perfetta nella sua iridescenza compatta
che
ignora il contatto profanatore di ogni carne, formatasi come si è
nell’incavo madreperlaceo dell’ostrica, isolata nello zaffiro fluido
delle profondità marine. Eppure è meno pura del Seno che mi ebbe. Al suo
centro è il granello di rena: un corpuscolo minutissimo, ma sempre
terrestre. In Colei che è la
Perla del Mare non esiste granello di peccato, neppur di fomite al peccato. Perla nata nell’Oceano della Trinità per portare
sulla Terra la Seconda Persona,
Ella è compatta intorno al suo fulcro, che
non è seme di terrena concupiscenza ma scintilla dell’Amore eterno.
Scintilla che, trovando in Lei rispondenza, ha generato i vortici della
divina Meteora che ora a Sé chiama e attira i figli di Dio: Io, il
Cristo, Stella del Mattino.
Questa Purezza inviolata Io vi do a esempio.
Questa Purezza inviolata Io vi do a esempio.
Ma
quando poi, come
vendemmiatori ad un tino, voi tuffate le mani nel mare del mio Sangue e
ne attingete di che mondare le stole corrotte dei miseri che peccarono, siate, oltre che puri, perfetti
per non macchiarvi di un peccato maggiore,
anzi, di più peccati, spargendo e toccando con sacrilegio il Sangue di
un Dio o mancando a carità e giustizia, negandolo o dandolo con un
rigore che
non è del Cristo -che fu buono coi malvagi per attirarli al suo Cuore e
tre volte buono coi deboli per confortarli alla fiducia- usando questo
rigore
tre volte indegnamente, perché contro la mia Volontà, la mia Dottrina e la Giustizia.
Come esser rigorosi con gli agnelli quando si è pastori idoli?
O
miei diletti, amici che Io
mando per le vie del mondo per continuare l’opera che Io ho iniziata e
che sarà proseguita finché il Tempo sarà, ricordate queste mie parole.
Ve le dico perché le diciate a coloro che voi consacrerete al ministero
nel quale Io vi ho consacrati.
Io vedo… Guardo nei secoli… Il tempo e le turbe infinite degli uomini che saranno mi sono tutti davanti… Vedo… stragi e guerre, paci bugiarde e orrende carneficine, odio e ladrocinio, senso e orgoglio. Ogni tanto un’oasi di verde: un periodo di ritorno alla Croce. Come obelisco che segna un’onda pura fra le aride arene del deserto, la mia Croce sarà alzata con amore, dopo che il veleno del male avrà reso malati di rabbia gli uomini, e intorno ad essa, piantate sui bordi delle acque salutari, fioriranno le palme di un periodo di pace e bene nel mondo.
Io vedo… Guardo nei secoli… Il tempo e le turbe infinite degli uomini che saranno mi sono tutti davanti… Vedo… stragi e guerre, paci bugiarde e orrende carneficine, odio e ladrocinio, senso e orgoglio. Ogni tanto un’oasi di verde: un periodo di ritorno alla Croce. Come obelisco che segna un’onda pura fra le aride arene del deserto, la mia Croce sarà alzata con amore, dopo che il veleno del male avrà reso malati di rabbia gli uomini, e intorno ad essa, piantate sui bordi delle acque salutari, fioriranno le palme di un periodo di pace e bene nel mondo.
Gli
spiriti, come cervi e
gazzelle, come rondini e colombi, accorreranno a quel riposante, fresco,
nutriente rifugio, per guarire dai loro dolori e sperare nuovamente. Ed
esso
rinserrerà i suoi rami come una cupola per proteggere da tempeste e
solleoni, e terrà lontano serpenti e fiere col Segno che mette in fuga
il Male.
Così, finché gli uomini vorranno.
Io
vedo… Uomini e
uomini… donne, vecchi, bambini, guerrieri, studiosi, dottori, contadini…
Tutti vengono e passano col loro peso di speranze e di dolori.
E molti vedo che vacillano, perché il dolore è troppo e la speranza è
scivolata dalla soma per prima, dalla soma troppo grave, e si è
sbriciolata
al suolo…
E
molti vedo che cadono ai
bordi della via perché altri più forti li sospingono, più forti o più
fortunati nel peso che è lieve. E molti vedo che, sentendosi abbandonati
da
chi passa, calpestati anche, che sentendosi morire, giungono ad odiare e
a maledire. Poveri figli!
Fra
tutti questi, percossi
dalla vita, che passano o cadono, il mio Amore ha, intenzionalmente,
sparso i samaritani pietosi, i medici buoni, le luci nella notte, le
voci nel
silenzio, perché i deboli che cadono trovino un aiuto, rivedano la Luce, riodano
la Voce
che dice: “Spera. Non sei solo. Su te è Dio. Con te è Gesù”. Ho
messo, intenzionalmente, queste carità operanti, perché i miei poveri
figli non mi morissero nello spirito, perdendo la dimora paterna, e
continuassero a credere in Me-Carità vedendo nei miei ministri il mio
riflesso.
Ma, o dolore che mi fai
sanguinare la Ferita
del Cuore come quando fu aperta sul Golgota! Ma che vedono i
miei Occhi divini? Non ci sono forse Sacerdoti fra le turbe infinite che
passano? Per questo sanguina il mio Cuore? Sono vuoti i seminari? Il
mio
divino invito non suona più, dunque, nei cuori? Il cuore dell’uomo non è
più capace di udirlo? No. Nei secoli vi saranno seminari e in essi
leviti. Da essi usciranno Sacerdoti, perché nell’ora dell’adolescenza il
mio invito avrà suonato con voce celeste in molti cuori ed essi
l’avranno seguito.
Ma
altre, altre, altre voci
saranno poi venute con la giovinezza e la maturità, e la mia Voce sarà
rimasta soverchiata in quei cuori. La mia Voce che parla nei secoli ai
suoi
ministri perché essi siano sempre quello che voi ora siete: gli apostoli
alla scuola di Cristo. La veste è rimasta. Ma il Sacerdote è morto. In
troppi, nei secoli, accadrà questo fatto. Ombre inutili e scure, non
saranno una leva che alza, una corda che tira, una fonte che disseta, un
grano
che sfama, un cuore che è guanciale, una luce nelle tenebre, una voce
che ripete ciò che il Maestro gli dice.
Ma saranno, per la povera umanità, un peso di scandalo, un peso di morte, un parassita, una putrefazione… Orrore! I
Giuda più grandi del futuro Io li avrò ancora e sempre nei miei Sacerdoti!
Amici,
Io sono nella gloria e
pure Io piango. Ho pietà di queste turbe infinite, greggi senza pastori o
con troppo rari pastori. Una pietà infinita! Ebbene, Io lo giuro per la
mia Divinità, Io darò loro il pane, l’acqua, la luce, la voce che gli
eletti a quest’opere non vogliono dare. Ripeterò nei secoli il
miracolo dei pani e dei pesci. Con pochi, spregevoli pesciolini, e con
dei tozzi scarsi di pane -anime umili e laiche- Io darò da mangiare a
molti, e
ne saranno saziati, e ve ne sarà per i futuri, perché “ho compassione di
questo popolo” e non voglio che perisca.
Benedetti coloro che
meriteranno d’esser tali. Non benedetti perché sono tali. Ma perché l’avranno meritato col loro amore e sacrificio!
E benedettissimi quei Sacerdoti che sapranno rimanere apostoli: pane, acqua, luce,
voce, riposo e medicina dei miei poveri figli. Di luce speciale splenderanno in
Cielo. Io ve lo giuro, Io che sono la Verità.
Alziamoci, amici, e venite
con Me, che Io vi insegni ancora a pregare. L’orazione è quella che alimenta le forze dell’apostolo, perché lo fonde con Dio”.
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