III DOMENICA
DEL TEMPO ORDINARIO
Rivelazione di Gesù a Maria
Valtorta
Domenica 25
gennaio 2015
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco
1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella
Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il Regno
di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo». Passando lungo il mare
della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le
reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò
diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, Lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo
fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro
padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, Lo seguirono.
Corrispondenza nell’“Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria
Valtorta
Volume 1
Capitolo 49 pagina 303
Gesù viene avanti per una piccola stradetta, un sentiero
fra due campi. È solo. Giovanni procede verso di Lui da tutt’altro viottolo fra
i campi, e Lo raggiunse alfine, passando per un vano fra la siepe. Giovanni,
tanto nella visione di ieri come oggi, è tutt’affatto giovanetto. Un volto roseo
e imberbe di uomo appena fatto, e biondo per giunta. Perciò non un segno di
barba o di baffi, ma solo il rosato delle guance lisce e delle labbra rosse e la
luce ridente del suo bel sorriso e dello sguardo puro, non tanto per il suo
colore di turchese cupa, quanto per la limpidità dell’anima vergine che vi
traspare. I capelli biondo castani e soffici, ondeggiano nel passo veloce quasi
quanto una corsa. Chiama, quando sta per passare la siepe:
“Maestro!”.
Gesù si arresta e si volge con un sorriso.
“Maestro, Ti ho tanto desiderato! Mi hanno detto, nella
casa dove stai che eri venuto verso la campagna... Ma non dove. E temevo di non
vederti”. Giovanni parla lievemente curvo per il rispetto. Eppure è pieno di
confidente affetto nella sua attitudine e nello sguardo che, stando col capo
lievemente piegato sulla spalla, eleva verso Gesù.
“Ho visto che mi cercavi e sono venuto verso di te”.
“Mi hai visto? Dove eri,
Maestro?”.
“Là ero”.
E Gesù accenna ad un ciuffo d’alberi lontani che, per la
tinta della chioma, direi ulivi.
“Là ero. Pregavo e pensavo a quanto dirò questa sera
nella sinagoga. Ma ho lasciato subito non appena ti ho visto”.
“Ma come hai fatto a vedermi se io appena vedo quel
luogo, nascosto come è dietro quel ciglio?”.
“Eppure lo vedi? Ti sono venuto incontro perché ti ho
visto. Ciò che non fa l’occhio, fa l’amore”.
“Sì, fa l’amore. Mi ami dunque,
Maestro?”.
“E tu mi ami, Giovanni, figlio di
Zebedeo?”.
“Tanto, Maestro. Mi pare di averti sempre amato. Prima
di averti conosciuto, prima ancora, l’anima mia ti cercava, e quando Ti ho visto
essa mi ha detto: ‘Ecco Quello che cerchi’. Io credo che Ti ho incontrato perché
la mia anima ti ha sentito”.
“Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono
venuto incontro perché l’anima mia ti ha sentito. Per quanto mi
amerai?”.
“Per sempre, Maestro. Non voglio amare più altri che Tu
non sia”.
“Hai padre, madre, fratelli e sorelle, hai la vita, e
con la vita la donna e l’amore. Come farai a lasciare tutto per
Me?”.
“Maestro... non so... ma mi pare, se non è superbia
dirlo, che la tua predilezione mi terrà posto di padre, madre e fratelli e
sorelle e anche della donna. Di tutto, sì, di tutto mi terrò sazio se Tu mi
amerai”.
“E quel giorno che Io avessi a morire..”.
“No!, sei giovane, Maestro... Perché morire?”.
“Perché il Messia è venuto per predicare la Legge nella
sua verità e per compier la Redenzione. E il mondo aborre la Legge né vuole la
Redenzione. Perciò perseguita i messi di Dio”.
“Oh! ciò non sia! Non lo dire a chi Ti ama, questo
pronostico di morte!... Ma se Tu avessi a morire, amerò ancora Te. Lascia che io
Ti ami”.
Giovanni ha lo sguardo supplice. Più chinato che mai,
cammina a fianco a Gesù e pare che mendichi amore. Gesù si ferma. Lo guarda, lo
trapana collo sguardo del suo occhio profondo, e poi gli pone la mano sul capo
chino.
“Voglio che tu mi ami”.
“Oh! Maestro!”. Giovanni è felice. Per quanto la sua
pupilla sia lucida di pianto, ride con la bocca ben disegnata, e prende la mano
divina e la bacia sul dorso e se la stringe al cuore. Riprendono il cammino”.
“Hai detto che mi cercavi”.
“Sì, per dirti che i miei amici Ti vogliono conoscere...
e perché, oh! come avevo voglia di stare con Te ancora! Ti ho lasciato da poche
ore... ma non potevo già più stare senza di Te”.
“Sei stato dunque un buon annunziatore del
Verbo?”.
“Ma anche Giacomo, Maestro, ha parlato di Te in modo
da... convincere”.
“In che modo che anche chi diffidava -né è colpevole,
perché prudenza era causa del suo riserbo- si è persuaso. Andiamo a farlo del
tutto sicuro”.
“Aveva un poco paura”.
“No! Non paura di Me! Sono venuto per i buoni e più per
chi è in errore. Io voglio salvare. Non condannare. Con gli onesti sarò tutto
misericordia”.
“E coi peccatori?”.
“Anche. Per disonesti intendo quelli
che hanno la disonestà spirituale e ipocritamente si fingono buoni mentre fanno
opere malvagie. E tali cose fanno e in tal modo per avere utile proprio e
ricavare utile dal prossimo. Con questi sarò
severo”.
“Oh! Simone, allora, può star sicuro. È schietto come
nessun altro”.
“Così mi piace e voglio siate
tutti”.
“Vuol dirti tante cose, Simone”.
“Lo ascolterò dopo aver parlato nella sinagoga. Ho fatto
avvisare poveri e malati oltre che ricchi e sani. Tutti hanno bisogno della
Buona Novella”.
Il paese si avvicina. Dei bambini giuocano sulla strada
e uno, correndo, viene a sbattere fra le gambe di Gesù e cadrebbe, se Egli non
fosse sollecito ad afferrarlo. Il bambino piange lo stesso, come se si fosse
fatto male, e Gesù gli dice tenendolo in braccio:
“Un israelita che piange? Che avrebbero dovuto fare i
mille e mille bambini che sono divenuti uomini valicando il deserto dietro a
Mosè? Eppure più per loro che per gli altri -perché l’Altissimo ha amore degli
innocenti e provvede ai passeri del bosco e della gronda- proprio per questi ha
fatto scendere la manna tanto dolce. Ti piace il miele? Sì? Ebbene, se sarai
buono mangerai un miele più dolce di quello delle tue api”.
“Dove? Quando?”.
“Quando, dopo una vita di fedeltà a Dio, andrai a Lui”.
“Io so che non vi andrò se non viene il Messia. La mamma
mi dice che per ora noi di Israele siamo come tanti Mosè e moriamo in vista
della Terra Promessa. Dice che stiamo lì ad aspettare di entrarvi e che solo il
Messia ci farà entrare”.
“Ma che bravo piccolo israelita! Ebbene Io ti dico che
quando tu morrai entrerai subito in Paradiso, perché il Messia avrà già aperto
le porte del Cielo. Però devi essere buono”.
“Mamma! Mamma!”. Il bambino scivola dalle braccia di
Gesù e corre incontro ad una giovane sposa, che rientra con un’anfora di rame.
“Mamma! Il nuovo Rabbi mi ha detto che io andrò subito
in Paradiso quando morirò e mangerò tanto miele... ma se sono buono. Sarò
buono!”.
“Lo voglia Dio. Scusa. Maestro, se Ti ha dato noia. È
tanto vivace!”.
“L’innocenza non dà noia, donna. Dio ti benedica, perché
sei una madre che alleva i figli nella conoscenza della
Legge”.
La donna si fa rossa alla lode e risponde: “A Te pure la
benedizione di Dio” e scompare col suo piccolo”.
“Ti piacciono i bambini,
Maestro?”.
“Sì, perché sono puri... e sinceri... e
amorosi”.
“Hai dei nipoti, Maestro?”.
“Non ho che una Madre... Ma in Lei c’è la
purezza, la sincerità, l’amore dei pargoli più santi, insieme alla sapienza,
giustizia e fortezza degli adulti. Ho tutto in mia Madre, Giovanni”.
“E l’hai lasciata?”.
“Dio è sopra anche alla più santa delle
madri”.
“La conoscerò io?”.
“La conoscerai”.
“E mi amerà?”.
“Ti amerà perché Ella ama chi ama il suo Gesù”.
“Allora non hai fratelli?”.
“Ho dei cugini da parte del marito di mia
Madre. Ma ogni uomo mi è fratello e per tutti sono venuto.
Eccoci davanti alla sinagoga. Io entro, e tu mi raggiungerai coi tuoi
amici”.
Giovanni se ne va e Gesù entra in una stanza quadrata
col solito apparato di lumi a triangolo e di leggii con rotoli di pergamena. Vi
è già folla in attesa e in preghiera. Anche Gesù prega. La folla bisbiglia e
commenta dietro a Lui, che si curva a salutare il capo della sinagoga e poi si
fa dare a caso un rotolo. Gesù inizia la lezione. Dice:
«Queste cose lo Spirito mi fa leggere per voi. Nel capo
settimo del libro di Geremia si legge:
“Queste cose dice il Signore degli eserciti, Dio
d’Israele: Emendate i vostri costumi e i vostri affetti e allora abiterò con voi
in questo luogo. Non vi cullate nelle parole vane da voi ripetute: c’è qui il
Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore. Perché se voi
migliorerete i vostri costumi e i vostri affetti, se renderete giustizia fra
l’uomo e il suo prossimo, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova,
se non spargerete in questo luogo il sangue innocente, se non andrete dietro a
dèi stranieri, per vostra sventura, allora Io abiterò con voi in questo luogo,
nella terra che Io diedi ai vostri padri per secoli e
secoli”.
Udite, o voi d’Israele. Ecco che Io vengo ad illuminarvi
le parole di luce che la vostra anima offuscata non sa più vedere e capire.
Udite. Molto pianto scende sulla terra del Popolo di Dio e piangono i vecchi che
ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i
fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria sulla terra è
nulla rispetto ad una gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la
mala volontà, possono strappare. Perché piangete? Come l’Altissimo, che fu
sempre buono per il popolo suo, ora ha girato altrove il suo sguardo e nega ai
suoi figli di vederne il Volto?
Non è più il Dio che aperse il mare e ne fece passare
Israele e per arene condusse e nutrì, e contro nemici o difese e, perché non
smarrisse la via del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la
Legge? Non è più il Dio che addolcì le acque e fece venire manna agli sfiniti?
Non è il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi strinse alleanza
di Padre a figli? E allora perché ora lo straniero vi ha percossi?
Molti fra voi mormorano: “Eppure qui è il Tempio!”. Non
basta avere il Tempio e in quello andare a pregare Iddio. Il primo tempio è nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta
preghiera santa. Ma santa non può essere se prima il cuore non si corregge e col
cuore non si correggono i costumi, gli affetti, le norme di giustizia verso i
poveri, verso i servi, verso i parenti, verso Dio.
Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro che fanno
ricche offerte al Tempio, ma non sanno dire al povero: “Fratello, ecco un pane e
un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non t’avvilisca l’aiuto come a me non
dia superbia il dartelo”. Ecco: Io vedo oranti che si lamentano con Dio che non
li ascolta prontamente, ma poi, al misero, e talora è loro sangue, che gli dice:
“Ascoltami”, rispondono con cuore di selce: “No”.
Ecco, Io vedo che voi piangete perché la vostra borsa è
spremuta dal dominatore. Ma poi voi spremete sangue a chi odiate, e di far vuoto
un corpo di sangue e vita non avete orrore. O voi di Israele! Il tempo della
Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà.
Siate onesti, buoni, amatevi gli uni
con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri, non
invidiate.
Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti
chiamati ad un destino. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i
vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. Semplice,
buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce
d’amore. Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio
a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore, perché Dio è Amore e i
figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore.
Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio.
Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il
sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza
muoia. Una gloria nuova vi è porta: quella eterna, e a lei verranno coloro che
faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall’amore. Non vi
è cosa più grande. Ma quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e
amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione. La benedizione di Dio sia
su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà».
Gesù tace. La gente bisbiglia. L’adunanza si scioglie
dopo inni cantati molto salmodiandoli.
Gesù esce sulla piazzetta. Sulla porta sono Giovanni e
Giacomo con Pietro e Andrea.
“La pace sia con voi” dice Gesù e aggiunge: “Ecco l’uomo
che per essere giusto ha bisogno di non giudicare senza prima conoscere. Ma che
però è onesto nel riconoscere il suo torto. Simone, hai voluto vedermi? Eccomi.
E tu, Andrea, perché non sei venuto prima?”.
I due fratelli si guardano imbarazzati. Andrea mormora:
“Non osavo..”.
Pietro, rosso, non dice nulla. Ma quando sente che Gesù
dice al fratello: “Facevi del male a venire? Solo il male non si deve osare di
farlo”, subito interviene schietto:
“Sono stato io. Lui voleva condurmi subito da Te. Ma
io.... io ho detto... Sì. Ho detto: Non ci credo, e non ho voluto. Oh! ora sto
meglio!..”.
Gesù sorride. E poi dice: “E per la tua sincerità Io ti
dico che ti amo”.
“Ma io... io non sono buono... non sono
capace di fare quello che Tu hai detto nella sinagoga. Io sono iracondo, e se
qualcuno mi offende... eh!... Io sono avido e mi piace aver denaro... e nel mio
mercato di pesce... eh!... non sempre... non sempre sono stato senza frode. E
sono ignorante. E ho poco tempo da seguirti per avere la luce. Come farò? Io
vorrei diventare come Tu dici... ma... ”.
“Non è difficile, Simone. Sai un poco la Scrittura? Sì?
Ebbene, pensa al profeta Michea. Dio da te vuole quello che dice Michea. Non ti
chiede di strapparti il cuore, né di sacrificare gli affetti più santi. Per ora
non te lo chiede. Un giorno tu, senza richiesta da Dio, darai a Dio anche te
stesso. Ma Egli attende che un sole e una rugiada, di te, filo d’erba, abbiano
fatto palma robusta e gloriosa.
Per ora Egli ti chiede questo: praticare
giustizia, amare la misericordia, mettere ogni cura nel seguire il tuo Dio.
Sforzati a fare questo e il passato di Simone sarà cancellato e tu diverrai
l’uomo nuovo, l’amico di Dio e del suo Cristo. Non più Simone. Ma Cefa. Pietra
sicura a cui mi appoggio”.
“Questo mi piace! Questo lo capisco. La Legge è così...
è così... ecco, io quella non la so più fare come l��hanno fatta i rabbini!... Ma
questo che Tu dici, sì. Mi pare che ci riuscirò. E Tu mi aiuterai. Stai qui di
casa? Conosco il padrone”.
“Qui sto. Ma ora andrò a Gerusalemme e poi predicherò
per la Palestina. Sono venuto per questo. Ma verrò qui sovente”.
“Io verrò ad udirti ancora. Voglio essere tuo discepolo.
Un poco di luce entrerà nella mia testa”.
“Nel cuore soprattutto, Simone. Nel cuore. E tu, Andrea,
non parli?”.
“Ascolto, Maestro”.
“Mio fratello è timido”.
“Diverrà un leone. La sera scende. Dio vi benedica e vi
dia buona pesca. Andate”.
“La pace a Te”.
Se ne vanno. Appena fuori, Pietro dice:
“Ma che avrà voluto dire prima, quando diceva che
pescherò con altre reti e farò altre pesche?”.
“Perché non glielo hai chiesto? Volevi dire tanto e poi
quasi non parlavi”.
“Mi... vergognavo. È così diverso da tutti i
rabbi!”.
“Ora va a Gerusalemme... ”.
Giovanni dice questo con tanto desiderio e nostalgia.
“Io volevo dirgli se mi lasciava andare con Lui... e non
ho osato..”.
“Vaglielo a dire, ragazzo” dice Pietro.
“Lo abbiamo lasciato così... senza una parola di
amore... Almeno sappia che Lo ammiriamo. Va', va'. A tuo padre lo dico io”.
“Vado, Giacomo?”.
“Va'!”.
“Giovanni parte di corsa... e di corsa torna giubilante.
«Gli ho detto: “Mi vuoi con Te a Gerusalemme?” Mi ha
risposto: “Vieni, amico”. Amico, ha detto! Domani a quest’ora verrò qui. Ah! A
Gerusalemme con Lui!».
...la visione ha fine.
Estratto di “l'Evangelo come mi è stato rivelato” di
Maria Valtorta