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lunedì 30 aprile 2012

Richiesta di preghiere per i fratelli e sorelle cristiani dell' India

Fratelli e sorelle, ci è stato inviato questo messagio urgente con preghiera di ritrasmetterlo a quante più persone possiamo. Grazie ! Messagio ricevuto dal Superiore Provinciale dei Francescano OFM (Ordine Frati Minori) dell’India : « Pregate per le Chiesa dell’India. Degli estremisti buddisti India hanno dato fuoco a 20 chiese nella notte scorsa.Hanno in programma di distruggere questo pomeriggio altre 200 chiese nella provincia di Olisabang. Vogliono uccidere 200 missionari nelle prossime 24 ore. Tutti i cristiani si stanno nascondendo nei villaggi. Pregate per loro e inviate questa mail a tutti i cristiani che conoscete. Chiedete a Dio di avere pietà dei nostri fratelli e sorelle dell’India. Quando riceverete questo messagio, vi prego di inviarlo urgentemente ad altre persone. Pregate per
loro al nostro Signore onnipotente e vittorioso. Affettuosamente, Gonzalo Duarte G., SS.CC. Vescovo di Valparaiso
don Livio

Pensieri di San Pio


Padre Pio
Facendo noi la volontà degli altri, dobbiamo far conto di fare la volontà di Dio, che ci viene manifestata in quella dei nostri superiori e del nostro prossimo
Firma Padre Pio

Santi e pensieri di oggi

30 aprile 2012
Il Santo del giorno

San Pio V (Antonio Ghislieri) Papa

Pensierino biblico
Un pensierino sapienziale tratto a caso dalla bibbia CEI
Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. (Gc 4, 8)
 

Pensiero del giorno di Lunedì 30 Aprile 2012

preghiamo per la Chiesa, per ogni comunità locale, perché sia come un giardino irrigato in cui possano germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza.
Benedetto XVI - Regina Caeli 29 aprile 2012
 
 

Vangelo di oggi



Gv 10,1-10
Io sono la porta delle pecore.





+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore

domenica 29 aprile 2012

Pensieri di San Pio

Il nostro dolcissimo salvatore purifichi il vostro cuore, come fece colla sua serva Santa Caterina da Siena per concerdervi il suo divinissimo cuore.
Firma Padre Pio

Santi e Pensieri di oggi

29 aprile 2012
Il Santo del giorno

Santa Caterina da Siena Vergine e dottore della Chiesa, patrona d'Italia

Pensierino biblico
Un pensierino sapienziale tratto a caso dalla bibbia CEI
Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. (Sir 29, 10)
 

Pensiero del giorno di Domenica 29 Aprile 2012

Nel rapporto con Dio, nell’ascolto della sua Parola, nel dialogo con Dio, anche quando ci troviamo nel silenzio di una chiesa o della nostra stanza, siamo uniti nel Signore a tanti fratelli e sorelle nella fede, come un insieme di strumenti che, pur nella loro individualità, elevano a Dio un’unica grande sinfonia di intercessione, di ringraziamento e di lode.
Benedetto XVI - Udienza Generale 25 aprile 2012
 

Liturgia di oggi

  IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)


Gesù è il dono del Padre.
Chi è veramente Gesù?
Niente come l’antitesi tra il Buon Pastore e il mercenario ce lo fa capire.
In cosa si differenziano radicalmente le due figure?
Non certo per il ruolo che, all’apparenza, sembra il medesimo. Li oppone e li divide la natura intima del rapporto con le pecore: la non appartenenza per il mercenario e l’appartenenza per il pastore. Se le pecore non ti appartengono te ne vai quando arriva il lupo e le lasci alla sua mercé.
Se sei un mercenario non t’importa delle pecore e non ti importa perché non le conosci. Non le conosci “per esperienza”, non le conosci per amore: esse non sono tue.
E da che cosa si vede se sono tue? Che dai la vita per loro. Gesù dà la vita per noi. È lui che ce la dà, tiene a precisare, nessuno gliela toglie. Lui, solo lui, ha il potere di offrire la sua vita e di riprenderla di nuovo. In questo sta la sua autorevolezza, nel potere dell’impotenza, a cui Dio nella morte si è volontariamente esposto.
Gli uomini possono seguire Gesù solo in forza di questa sua autorevolezza. Per essa ne conoscono la voce, subiscono il fascino della sua Presenza, si dispongono alla sequela. Solo nel vivere questa appartenenza il cristiano diventa a sua volta autorevole, cioè capace di incontrare l’altro, di amarlo e di dar la sua vita per lui. L’appartenenza fa essere eco fragile e tenace della sua Presenza e suscita la nostalgia di poterlo incontrare.

Antifona d'ingresso
Della bontà del Signore è piena la terra;
la sua parola ha creato i cieli. Alleluia. (Sal 33,5-6)

Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga con sicurezza accanto a te,
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore.
Egli è Dio, e vive e regna con te...

Oppure:
O Dio, creatore e Padre,
che fai risplendere la gloria del Signore risorto
quando nel suo nome è risanata
l’infermità della condizione umana,
raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia,
perché aderendo a Cristo buon pastore
gustino la gioia di essere tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

   

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Prima lettura

   

At 4,8-12
In nessun altro c’è salvezza.

   

   

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Parola di Dio

   

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Salmo responsoriale

   

Sal 117

   

   

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

   

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Seconda lettura

   

1Gv 3,1-2
Vedremo Dio così come egli è.

   

   

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Parola di Dio

   

Canto al Vangelo (Gv 10,14)
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.

   

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Vangelo

   

Gv 10,11-18
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

   


   

   

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore

   

   

Preghiera dei fedeli
Fratelli e sorelle, invochiamo il Signore, buon pastore che conduce il suo popolo ai pascoli della vita.
Preghiamo insieme e diciamo: Buon Pastore, ascolta la nostra preghiera.

1. Buon Pastore, guarda la tua Chiesa che attraverso i sentieri tortuosi della storia anela al tuo Regno, e fa' che nessuno si perda di quanti hai consacrato a te nel battesimo, preghiamo.
2. Buon Pastore, guida il Papa e tutti i ministri della Chiesa, perché diano come te la vita per il bene del loro gregge e guidino la Chiesa ad essere un solo ovile attorno a te, unico Pastore, preghiamo.
3. Buon Pastore, ispira con il tuo Santo Spirito i catechisti, i missionari e tutti i laici che nella Chiesa donano il loro tempo all'annuncio del Vangelo, e rendili testimoni coraggiosi del Cristo morto e risorto, preghiamo.
4. Buon Pastore, che conosci tutte le tue pecore, guarda con amore questa tua comunità radunata e fa' che sempre di più cresca nel desiderio di seguire te, unica meta del pellegrinaggio terreno, preghiamo.

Ascolta, o Padre, queste nostre preghiere, ed esaudiscile per amore del tuo nome. Per Cristo nostro unico Signore.

   

   

Preghiera sulle offerte
O Dio, che in questi santi misteri
compi l’opera della nostra redenzione,
fa’ che questa celebrazione pasquale
sia per noi fonte di perenne letizia.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO PASQUALE IV
La restaurazione dell’universo per mezzo del mistero pasquale

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore,
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
In lui, vincitore del peccato e della morte,
l’universo risorge e si rinnova,
e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita.
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria: Santo...

Antifona di comunione
È risorto il buon Pastore, che ha dato la vita per le sue pecorelle,
e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleluia.

Oppure:
“Io sono il buon pastore e offro la vita per le pecore”,
dice il Signore. Alleluia. (Gv 10,14.15)

Preghiera dopo la comunione
Custodisci benigno, o Dio nostro Padre,
il gregge che hai redento
con il sangue prezioso del tuo Figlio,
e guidalo ai pascoli eterni del cielo.
Per Cristo nostro Signore.


Omelia (29-04-2012)
padre Ermes Ronchi
Il buon pastore che offre la sua vita

Sottese all'espressione di Gesù: «il mercenario ve­de venire il lupo e fugge perché non gli importa delle pecore» intuisco parole che a­mo e che sorreggono la mia fede. Suonano pressappoco così: al mercenario no, ma a me, pastore vero, le pecore im­portano.
Tutte.
Ed è come se a ciascuno di noi ripetesse: tu sei impor­tante per me.
Questa è la mia fede: io gli im­porto. A Dio l'uomo importa, al punto che egli considera o­gni uomo più importante di se stesso. È per questo che dà la vita: la sua vita per la mia vi­ta. Ricordo il grido degli apostoli in una notte di tempesta «Signore, non ti importa che moriamo?» e il Signore ri­sponde placando le onde, sgridando il vento: Sì, mi im­porta di voi, mi importa la vo­stra vita. E lo ripete a ciascuno: mi importano i passeri del cielo ma voi valete più di mol­ti passeri; mi importano an­che i gigli del campo ma tu sei molto di più di tutti i gigli dei campi.
«Io sono il Pastore buono» è il titolo più disarmato e disar­mante che Gesù abbia dato a se stesso. Eppure questa im­magine non ha nulla di de­bole o remissivo: è il pastore forte che si erge contro i lupi, che ha il coraggio di non fug­gire; il pastore bello nel suo impeto generoso; il pastore vero che ha a cuore cose im­portanti. Il gesto specifico del pastore buono, il gesto più bello che lo rende letteral­mente il 'pastore bello', è, per cinque volte: «Io offro la vita». Qui affiora il filo d'oro che lega insieme tutta intera l'opera di Dio: il lavoro di Dio è da sempre e per sempre of­frire vita.
Con queste parole Gesù non intende per prima cosa la sua morte in Croce, perché se il Pastore muore le pecore sono abbandonate e il lupo rapi­sce, uccide, vince. Dare la vi­ta, è inteso nel senso della vi­te che dà linfa ai tralci; del grembo di donna che dà vita al bambino; dell'acqua che dà vita alla steppa arida. Offro la vita significa: Vi do il mio modo di amare e di lottare.
Solo con un supplemento di vita, la sua, potremo battere coloro che amano la morte, i lupi di oggi. Anche noi, di­scepoli che vogliono come lui sperare e costruire, dare vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il ruolo di 'pastore buono', cioè forte, bello, ve­ro, di un pur minimo gregge che ci è consegnato: la famiglia, gli amici, coloro che si af­fidano a noi. Nel vivere quo­tidiano, 'dare la vità signifi­ca per prima cosa dare del nostro tempo, la cosa più ra­ra e preziosa che abbiamo, es­sere tutto per l'altro, in ascol­to attento, non distratti, oc­chi negli occhi. Questo è dir­gli: tu mi importi.
Tu sei il solo pastore che per i cieli ci fa camminare, Tu il Pa­store bello. E tu sai che quan­do diciamo a qualcuno «tu sei bello» è come dirgli «io ti a­mo» .
(Seconda parte)

«Il Regno del Messia non è di questo mondo. Esso è il Regno di Dio, fondato sull’amore. Non altro è. E il Messia non è re di popoli e milizie, ma re di spiriti. Dal popolo eletto verrà il Messia, dalla stirpe regale, e soprattutto da Dio che lo ha generato e mandato. Dal popolo di Israele si è iniziata la fondazione del Regno di Dio, la promulgazione della Legge d’amore, l’annuncio della buona Novella della quale parla il profeta. Ma il Messia sarà Re del mondo, Re dei re, e il suo Regno non avrà limite e confine, né nel tempo né nello spazio. Aprite gli occhi ed accettate la verità».

«Non abbiamo capito niente del tuo farneticare. Dici parole senza nesso. Parla e rispondi senza parabole. Sei o non sei il Messia?».

«E non avete ancora capito? Vi ho detto che sono Porta e Pastore per questo. Finora nessuno ha potuto entrare nel Regno di Dio perché esso era murato e senza uscite. Ma ora Io sono venuto e la porta per entrare in esso è fatta».

«Oh. Altri hanno detto di essere il Messia, e sono poi stati riconosciuti per dei ladroni e dei ribelli, e la giustizia umana ha punito la loro presunzione. Chi ci assicura che Tu non sei come essi? Siamo stanchi di soffrire e di far soffrire al popolo il rigore di Roma in grazia di mentitori che si dicono re e fanno alzare il popolo a sommossa!».

«No. Non è esatta la vostra frase. Voi non volete soffrire, ciò è vero. Ma che il popolo soffra non ve ne duole. Tanto è vero che al rigore di chi ci domina unite il vostro rigore, opprimendo con le decime esose e molte altre cose il popolo minuto. Chi vi assicura che Io non sia un malandrino? Le mie azioni. Non sarò Io quello che fa pesante la mano di Roma. Ma anzi, se mai, Io la alleggerisco consigliando a dominatori e dominati pazienza e umanità. Almeno queste».

Molta gente -perché ormai molta se ne è aggruppata e sempre cresce, tanto che ne è ingombro il traffico sulla via grande e perciò rifluiscono tutti nel vicoletto, sotto le volte del quale le voci rimbombano- approva dicendo: «Ben detto per le decime. È vero! Egli consiglia a noi sottomissione e ai romani pietà».

I farisei, come sempre, si inveleniscono per le approvazioni della folla e divengono ancor più mordenti nel tono con cui si rivolgono al Cristo. «Rispondi senza tante parole a dimostra che sei il Messia».

«In verità, in verità Io vi dico che lo sono. Io, Io soltanto sono la Porta dell’ovile dei Cieli. Chi non passa da Me non può entrare. È vero. Ci sono stati altri falsi Messia, e altri ancora ce ne saranno. Ma l’unico e vero Messia sono Io. Quanti sin qui sono venuti, dicendosi tali, non lo erano, ma erano soltanto ladri a briganti. E non solo quelli che si facevano chiamare Messia da pochi del loro stesso animo, ma anche altri ancora che, senza darsi quel nome, esigono però un’adorazione che neppure al vero Messia viene data. Chi ha orecchie per intendere intenda. Però osservate. Né ai falsi Messia né ai falsi pastori e maestri le pecore hanno dato ascolto, perché il loro spirito sentiva la falsità della loro voce che voleva mostrarsi dolce ed era crudele. Soltanto dei caproni li hanno seguiti per essere loro compagni nelle ribalderie. Caproni selvatici, indomiti, che non vogliono entrare nell’Ovile di Dio, sotto lo scettro del vero Re e Pastore. Perché questo, ora, si ha in Israele. Che Colui che è il Re dei re diviene il Pastore del gregge, mentre un tempo colui che era pastore di greggi divenne re, e l’Uno e l’altro vengono da un’unica radice, da quella di Isai, come è detto nelle promesse e profezie.

I falsi pastori non hanno avuto parole sincere né atti di conforto. Essi hanno disperso a torturato il gregge, o lo hanno abbandonato ai lupi, o lo hanno ucciso per trarne profitto vendendolo per assicurarsi la vita, o gli hanno sottratto i pascoli per fare di essi dimore di piacere a boschetti per gli idoli. Sapete quali sono i lupi? Sono le male passioni, i vizi che gli stessi falsi pastori hanno insegnato al gregge, praticandoli essi per primi. E sapete quali sono i boschetti degli idoli? Sono i propri egoismi davanti ai quali troppi bruciano incensi. Le altre due cose non hanno bisogno di essere spiegate perché è fin troppo chiaro il sermone. Ma che i falsi pastori così facciano è logico. Non sono che ladri che vengono per rubare, uccidere a distruggere, per portare fuori dall’ovile in pascoli infidi, o condurre a falsi ovili che non sono che macelli. Ma quelli che passano da Me sono al sicuro e potranno uscire per andare ai miei pascoli, o rientrare per venire ai miei riposi, e farsi robusti e pingui di succhi santi e sani. Perché Io sono venuto per questo. Perché il mio popolo, le mie pecorelle, sin qui magre e afflitte, abbiano la vita, e vita abbondante, e di pace e letizia. E tanto voglio questo che sono venuto a dar la mia vita perché le mie pecore abbiano la Vita piena e abbondante dei figli di Dio.

Io sono il Pastore buono. E un pastore quando è buono dà la vita per difendere il suo gregge dai lupi e dai ladroni, mentre il mercenario, che non ama le pecore ma il denaro che ricava dal condurle ai pascoli, non si preoccupa che di salvare se stesso e il gruzzolo che ha in seno e, quando vede venire il lupo o il ladrone, fugge, salvo poi tornare a prendere qualche pecora lasciata morente dal lupo, o dispersa dal ladrone, e uccidere la prima per mangiarla, o vendere come sua la seconda, aumentando il gruzzolo e dicendo poi al padrone, con bugiarde lacrime, che neppure una delle pecore si è salvata. Che importa al mercenario se il lupo azzanna e disperde le pecore, e il ladrone ne fa razzia per portarle al beccaio? Ha forse vegliato su esse mentre crescevano, e faticato per farle robuste?

Ma colui che è padrone e sa quanto costi una pecora, quante ore di fatica, quante veglie, quanti sacrifici, le ama ed ha cura di esse che sono il suo bene. Ma Io sono più che un padrone. Io sono il Salvatore del mio gregge e so quanto mi costi anche la salvezza di un’anima sola, e perciò sono pronto a tutto pur di salvare un’anima. Essa mi è stata affidata dal Padre mio. Tutte le anime mi sono state affidate col comando che Io ne salvi un numero stragrande. Quante più ne riuscirò a strappare alla morte dello spirito, e tanto più il Padre mio avrà gloria. E perciò Io lotto per liberarle da tutti i loro nemici, ossia dal loro io, dal mondo, dalla carne, dal demonio, e dai miei avversari che me le contendono per darmi dolore.

Io faccio questo perché conosco il pensiero del Padre mio. E il Padre mio mi ha mandato a fare questo perché conosce il mio amore per Lui e per le anime. E anche le pecore del mio gregge conoscono Me e il mio amore, e sentono che Io sono pronto a dare la mia vita per dare ad esse la gioia. E ho altre pecorelle. Ma non sono di questo Ovile. Non mi conoscono per ciò che Io sono, e molte ignorano che Io sia e chi Io sia. Pecorelle che a molti fra noi paiono peggio di capre selvagge e riputate indegne di conoscere la Verità e di avere la Vita e il Regno. Eppure non è così. Il Padre vuole anche queste, e perciò devo avvicinare anche queste, farmi conoscere, fare conoscere la buona Novella, condurle ai pascoli miei, radunarle. Ed esse pure daranno ascolto alla mia voce perché finiranno ad amarla. E si avrà un solo Ovile sotto un solo Pastore, e il Regno di Dio sarà composto sulla Terra, pronto ad essere trasportato e accolto nei Cieli, sotto il mio scettro e il mio segno e il mio vero Nome. Il mio vero Nome! È noto a Me soltanto! Ma quando il numero degli eletti sarà completo, e fra inni di tripudio si assideranno alla grande cena di nozze dello Sposo con la Sposa, allora il mio Nome sarà conosciuto dai miei eletti che per fedeltà ad Esso si saranno santificati, pur senza conoscere tutta l’estensione e la profondità di ciò che è essere segnati dal mio Nome e premiati per il loro amore ad Esso, né quale sia il premio... Questo Io voglio dare alle mie pecore fedeli. Ciò che è la mia stessa gioia...».

Gesù gira uno sguardo lucido di un pianto estatico sui visi rivolti a Lui, e un sorriso gli tremula sul labbro, un sorriso talmente spiritualizzato nel volto spiritualizzato che un brivido scuote la folla, che intuisce il rapimento del Cristo in una visione beatifica e il suo desiderio d’amore di vederla compita. Si riprende. Chiude un istante gli occhi, celando il mistero che la sua mente vede e che l’occhio potrebbe troppo tradire, e riprende:

«Per questo mi ama il Padre, o mio popolo, o mio gregge! Perché per te, per il tuo bene eterno Io do la vita. Poi la riprenderò. Ma prima la darò perché tu abbia la vita e il tuo Salvatore e vita di te stesso. E la darò in modo che tu te ne pasca, mutandomi da Pastore in pascolo e fonte che daranno cibo e bevanda, non per quaranta anni come per gli ebrei nel deserto, ma per tutto il tempo di esilio per i deserti della Terra. Nessuno, in realtà, mi toglie la vita. Né coloro che amandomi con tutti loro stessi meritano che Io la immoli per loro, né coloro che me la levano per odio smisurato e paura stolta. Nessuno me la potrebbe levare se da Me Io non consentissi a darla e se il Padre non lo permettesse, presi ambedue da un delirio d’amore per 1’Umanità colpevole. Da Me stesso Io la dono. E ho il potere di riprenderla quando voglio, non essendo conveniente che la Morte possa prevalere sulla Vita. Perciò il Padre mi ha dato questo potere, ed anzi il Padre questo mi ha comandato di fare. E per la mia vita, offerta e consumata, i popoli diverranno un unico popolo: il mio, il Popolo celeste dei figli di Dio, separandosi nei popoli le pecore dai caproni e seguendo le pecore il loro Pastore nel Regno della Vita eterna».

E Gesù, che ha fino allora parlato forte, si volge sottovoce a Sidonia detto Bartolmai, rimasto sempre davanti a Lui con il suo cestone di mele fragranti ai piedi, e gli dice:

«Tu hai dimenticato tutto per Me. Ora sarai certamente punito e perderai il posto. Lo vedi? Io ti porto sempre dolore. Per Me hai perduto la sinagoga e ora perderai il padrone...».

«E che me ne faccio di tutto ciò, se ho Te? Tu solo hai valore per me. E lascio tutto per seguirti, sol che Tu me lo concedi. Lascia soltanto che porti queste frutta a chi le ha comperate e poi sono con Te».

«Andiamo insieme. Poi andremo da tuo padre. Perché tu hai un padre e devi onorarlo col chiedergli la sua benedizione».

«Sì, Signore. Tutto ciò che vuoi. Però insegnami molto perché io non so nulla, proprio nulla, neppur leggere e scrivere, perché ero cieco».

«Non preoccuparti di ciò. La buona volontà ti farà scuola».

E si avvia per tornare sulla via principale, mentre la folla commenta, discute, litiga anche, incerta fra i diversi pareri che sono sempre i soliti: è Gesù di Nazaret un ossesso o un santo? La folla, discorde, disputa mentre Gesù si allontana.

Rivelazioni di Gesù a Maria Valtorta 1 parte

4ª DOMENICA DI PASQUA
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

Domenica 29 Aprile 2012, IV Domenica di Pasqua - Anno B

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,11-18.
Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
Traduzione liturgica della Bibbia

Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 8 Capitolo 518 pagina 143

Gesù, entrato in città dalla porta di Erode, sta attraversandola dirigendosi verso il Tiropeo a il borgo di Ofel.
«Al Tempio ci andiamo?», chiede l’Iscariota.
«Sì».
«Bada a ciò che fai!», ammoniscono in molti.
«Non mi fermerò che il tempo della preghiera».
«Ti tratterranno».
«No. Entreremo dalle porte di settentrione e usciremo dalle porte di mezzogiorno, e non faranno a tempo ad organizzarsi per nuocermi. A meno che ci sia sempre alle mie spalle uno che mi sorveglia e indica».
Nessuno ribatte e Gesù prosegue verso il Tempio che appare, in cima al suo colle, quasi spettrale nella luce verde giallastra di un plumbeo mattino d’inverno, nel quale il sole sorgente è soltanto un ricordo che si ostina a tenersi presente cercando di aprirsi un varco nella nuvolaglia pesante. Sforzo vano! Lo splendere allegro dell’aurora non è ridotto che ad un riflesso smorto di un giallo irreale, non diffuso, ma a chiazze miste a toni di piombo venato di verde. E sotto a questa luce i marmi e gli ori del Tempio appaiono smorti, tristi, direi lugubri come rovine emergenti da una zona di morte.
Gesù lo guarda intensamente nel salire verso la cinta. E guarda i volti dei viandanti mattutini. Per la più parte umile gente: ortolani, pastori con le bestiole da macello, servi o massaie diretti ai mercati. Tutta gente che va via silenziosa, ravvolta nei mantelli, un poco curva per difendersi dall’aria vibrata del mattino. Anche i volti sembrano più pallidi che non come sono solitamente i volti di questa razza. È la luce strana che li fa così verdastri o quasi perlacei nel contorno delle stoffe colorate dei manti, non certo atti nei loro verdi, viola vivo, giallo intenso, a gettare riflessi rosei sui volti. Qualcuno saluta il Maestro, ma non si ferma. Non è ora propizia. Mendichi non ce ne sono ancora a gettare il loro lamentoso grido ai crocicchi e sotto i voltoni che coprono le vie ad ogni poco. L’ora e la stagione contribuiscono alla libertà, per Gesù, di andare senza ostacoli.
Eccoli alla cinta. Entrano. Vanno nell’atrio degli Israeliti. Pregano mentre un suono di trombe, direi di argento per il loro timbro, annuncia certo qualcosa di importante, spargendosi per il colle e mentre un profumo di incenso si sparge soavemente, soverchiando ogni altro odore meno piacevole che possa sentirsi in cima al Moria, ossia il perpetuo, direi naturale, odore di carne che viene sgozzata e consumata dal fuoco, di farina bruciata, di olio ardente che stagna sempre lassù, più o meno forte ma sempre presente per i continui olocausti.
Vengono via per altra direzione e cominciano ad essere notati dai primi accorrenti al Tempio, da appartenenti allo stesso, dai cambiavalute e venditori che stanno montando i loro banchi e i loro recinti. Ma sono troppo pochi, e la sorpresa è tale che non sanno agire. Fra loro si scambiano parole di stupore: «È tornato!», «Non è andato in Galilea come dicevano», «Ma dove era nascosto, se non fu trovato in nessun luogo?», «Vuole proprio sfidarli», «Che stolto!», «Che Santo!», e così via, a seconda dell’animo dei singoli.
Gesù è già fuori dal Tempio e scende verso la strada che va verso Ofel, quando, all’incrocio con delle vie che salgono a Sion, si imbatte nel cieco nato, guarito da poco, che carico di ceste piene di mele odorose cammina tutto allegro, scherzando con altri giovani ugualmente carichi che vanno in senso opposto al suo. Forse al giovane passerebbe inosservato l’incontro, dato che egli ignora il volto di Gesù e quello degli apostoli. Ma Gesù non ignora il volto del miracolato. E lo chiama. Sidonia detto Bartolmai si volge e guarda interrogativamente l’uomo alto e maestoso, nonostante sia vestito umilmente, che lo chiama a nome dirigendosi ad una vietta.
«Vieni qui», ordina Gesù.
Il giovane si avvicina senza posare il suo carico, sogguarda Gesù e, credendolo uno desideroso di acquistare le mele, dice: «Il mio padrone le ha già vendute. Ma ne ha ancora, se vuoi. Sono belle a buone. Venute ieri dai pometi di Saron. E se ne comperi molte ne hai un forte sconto, perché...».
Gesù sorride alzando la destra a porre freno alla parlantina del giovane. E dice: «Non ti ho chiamato per acquistare le mele, ma per rallegrarmi con te e benedire con te l’Altissimo che ti ha usato Grazia».
«Oh, sì! Io lo faccio di continuo, e per la luce che vedo a per il lavoro che posso fare, aiutando mio padre e mia madre, finalmente. Ho trovato un buon padrone. Non è ebreo, ma è buono. Gli ebrei non mi volevano per... perché sanno che sono stato cacciato dalla sinagoga», dice il giovane posando al suolo le ceste.
«Ti hanno cacciato? Perché? Che hai fatto?».
«Io niente. Te lo assicuro. Il Signore ha fatto. Egli in sabato mi ha fatto trovare quell’uomo che si dice sia il Messia, ed Egli mi ha guarito, come Tu vedi. E per questo mi hanno cacciato».
Allora Colui che ti ha guarito non ti ha fatto in tutto un buon servizio», tenta Gesù.
«Non lo dire, uomo! È una bestemmia la tua! Prima di tutto mi ha mostrato che Dio mi ama, poi mi ha dato la vista... Tu non sai cosa è “vedere”, perché hai sempre visto. Ma uno che non aveva mai visto! Oh!... È... Sono tutte le cose insieme che si hanno con la vista. Io ti dico che quando ho visto, là presso Siloe, ho riso e pianto, ma di gioia, eh? Ho pianto come non avevo pianto nella sventura. Perché ho capito allora quanto essa era grande e quanto buono era l’Altissimo. E poi posso guadagnarmi la vita, e con lavoro decoroso. E poi... questo è quello che più di tutto spero mi conceda il miracolo avuto e poi spero poter incontrare l’uomo che si dice Messia a il suo discepolo che mi ha...».
«E che faresti allora?».
«Lo vorrei benedire. Lui e il suo discepolo. E vorrei dire al Maestro, che deve venire proprio da Dio, di prendermi per suo servo.
«Come? Per causa sua sei all’anatema, con fatica trovi lavoro, puoi essere anche più punito, e vuoi servirlo? Non sai che sono perseguitati tutti coloro che seguono Colui che ti ha guarito?».
«Eh! lo so! Ma Egli è il Figlio di Dio, così si dice fra noi. Per quanto quelli di lassù (e accenna al Tempio) non vogliono che si dica. E non merita lasciare tutto per servire Lui?».
«Credi tu dunque nel Figlio di Dio e nella sua presenza in Palestina?».
«Io lo credo. Ma vorrei conoscerlo per credere in Lui non solamente nell’intelletto ma con tutto me stesso. Se Tu sai chi è e dove si trova, dimmelo, perché io vada a Lui e lo veda, e creda completamente in Lui, a lo serva».
«Lo hai veduto già, né c’è bisogno che tu vada a Lui. Quello che tu vedi in questo momento e che ti parla è il Figlio di Dio».
Io non potrei asserirlo con piena sicurezza, ma mi è parso che nel dire queste parole Gesù abbia quasi avuto una brevissima trasfigurazione, divenendo bellissimo e direi splendente. Direi che, per premiare l’umile credente in Lui e confermarlo nella sua fede, abbia, per la durata di un baleno, svelato la sua bellezza futura, voglio dire quella che assumerà dopo la risurrezione e conserverà nel Cielo, la sua bellezza di Creatura umana glorificata, di Corpo glorificato e fuso all’inesprimibile bellezza della Perfezione che è sua. Un attimo, dico. Un baleno. Ma l’angolo semioscuro, dove si sono ridotti per parlare, sotto l’archivolto del vicolo, si illumina stranamente di una luminosità che si sprigiona da Gesù che, ripeto, si fa bellissimo.
Poi torna tutto come prima, meno il giovane che ora è a terra, col viso nella polvere, e che adora dicendo: «Io credo, Signore, mio Dio!».
«Alzati. Io sono venuto nel mondo per portare la luce e la conoscenza di Dio e per provare gli uomini e giudicarli. Questo mio tempo è tempo di scelta, di elezione e di selezione. Io sono venuto perché i puri di cuore e d’intenzione, gli umili, i mansueti, gli amanti della giustizia, della misericordia, della pace, coloro che piangono e quelli che sanno dare alle diverse ricchezze il loro reale valore e preferire quelle spirituali alle ricchezze materiali, trovino ciò che il loro spirito anela, e quelli che erano ciechi, perché gli uomini hanno alzato muraglie spesse ad interdire la luce, ossia la conoscenza di Dio, vedano, e quelli che si credono veggenti divengano ciechi...».
«Allora Tu odii molta parte degli uomini e non sei buono come dici di essere. Se lo fossi, cercheresti che tutti vedessero, e chi già vede non divenisse cieco», interrompono alcuni farisei sopraggiunti dalla via principale e avvicinatisi con altri, cautamente, alle spalle del gruppo apostolico.
Gesù si volge a li guarda. Non è certo più trasfigurato in dolce bellezza, ora! È un Gesù ben severo quello che fissa sui suoi persecutori i suoi sguardi di zaffiro, e la sua voce non ha più la nota d’oro della letizia, ma è bronzea, e come suono di bronzo è incisiva e severa mentre risponde: «Non sono Io quello che voglio che non vedano la verità coloro che al presente la combattono. Ma sono essi stessi che alzano delle lastre davanti alle loro pupille per non vedere. E si fanno ciechi di loro libera volontà. E il Padre mi ha mandato perché la divisione avvenga e siano veramente noti i figli della Luce a quelli delle Tenebre, coloro che vogliono vedere a coloro che vogliono farsi ciechi».
«Siamo forse anche noi fra questi ciechi?».
«Se lo foste a cercaste di vedere, non ne avreste colpa. Ma è perché dite: “Noi ci vediamo”, e poi non volete vedere, che peccate. Il vostro peccato rimane perché non cercate di vedere pur essendo dei ciechi».
«E cosa dobbiamo vedere?».
«La Via, la Verità, la Vita. Un cieco nato, come era costui, col suo bastoncello può sempre trovare la porta della sua casa e girare in essa, perché conosce la sua casa. Ma, se fosse portato in altri luoghi, non potrebbe entrare dalla porta della nuova casa, perché non saprebbe dove si trova e darebbe di cozzo contro le muraglie. Il tempo della nuova Legge è venuto. Tutto si rinnova a un mondo nuovo, un nuovo popolo, un nuovo regno sorgono. Ora quelli del tempo passato non conoscono tutto questo. Essi conoscono il loro tempo. Sono come dei ciechi portati in un nuovo paese dove è la casa regale del Padre, ma della quale non conoscono l’ubicazione. Io sono venuto per condurli ed introdurli in essa e perché vedano. Ma sono Io stesso la Porta per la quale si accede nella casa paterna, nel Regno di Dio, nella Luce, nella Via, nella Verità, nella Vita. E sono anche Colui che è venuto a radunare il gregge rimasto senza guida e a condurlo in un unico ovile: in quello del Padre. Io so la porta dell’Ovile, perché sono insieme Porta a Pastore. E vi entro a vi esco come e quando voglio. E vi entro liberamente, e dalla porta, perché sono il vero Pastore.
Quando uno viene a dare alle pecore di Dio altre indicazioni, o cerca traviarle portandole ad altre dimore e ad altre vie, non è il buon Pastore, ma è un pastore idolo. E così, chi non entra dalla porta dell’ovile, ma cerca di entrarvi da un’altra parte scavalcando il recinto, non è il pastore ma un ladro e un assassino che vi entra con intento di rubare e di uccidere, perché gli agnelli predati non abbiano voce di lamento e non richiamino l’attenzione dei guardiani e del pastore. Anche fra le pecore del gregge d’Israele cercano di insinuarsi dei falsi pastori per traviarle fuori dai pascoli, lontane dal Pastore vero. E vi entrano disposti anche a strapparle dal gregge con la violenza, e all’occorrenza sono anche disposti ad ucciderle e colpirle in tante maniere, perché non parlino dicendo al Pastore le astuzie dei falsi pastori né gridino a Dio di proteggerle contro i loro avversari e gli avversari del Pastore.
Io sono il buon Pastore a le mie pecore mi conoscono, e mi conoscono coloro che sono in eterno i portinai del vero Ovile. Essi hanno conosciuto Me e il mio Nome e lo hanno detto perché fosse noto ad Israele, e mi hanno descritto a preparato le mie vie, e quando la mia voce si è udita, ecco che l’ultimo di essi mi ha aperto la porta, dicendo al gregge in attesa del vero Pastore, al gregge stretto intorno al suo bastone: “Ecco! Questo è Colui di cui ho detto che viene dietro di me. Uno che mi precede perché esisteva prima di me ed io non lo conoscevo. Ma per questo, perché siate pronti a riceverlo, sono venuto a battezzare con l’acqua, affinché fosse manifestato in Israele”. E le pecore buone hanno sentito la mia voce e, quando le ho chiamate per nome, esse sono accorse e le ho condotte con Me, così come fa un vero pastore noto alle pecore che lo riconoscono alla voce a lo seguono dovunque egli vada. E quando le ha fatte uscire tutte, cammina davanti ad esse, ed esse gli vanno dietro perché amano la voce del pastore. Mentre non vanno dietro ad uno straniero, ma anzi fuggono lontano da lui perché non lo conoscono e lo temono. Io pure cammino davanti alle mie pecore per segnare loro la via ed affrontare per primo i pericoli e segnalarli al gregge, che voglio condurre in salvo nel mio Regno».
«Che Israele non è più forse il regno di Dio?».
«Israele è il luogo da dove il popolo di Dio deve assurgere alla vera Gerusalemme a al Regno di Dio».
«E il Messia promesso, allora? Quel Messia che Tu asserisci di essere, non deve dunque rendere trionfante Israele, glorioso, padrone del mondo, assoggettando al suo scettro tutti i popoli e vendicandosi, oh!, vendicandosi ferocemente di tutti coloro che lo hanno assoggettato da quando è popolo? Non è vero nulla di questo, allora? Tu neghi i profeti? Tu dici stolti i rabbi nostri? Tu...».
(Prima parte)

sabato 28 aprile 2012

Richiesta di Preghiere

 
 
Una preghiera per Emilio il papà di Stefania che ieri ha raggiunto la sua amata figlioletta in cielo. Affidiamo Stefania e la sua mamma all'abbraccio consolatore del Padre Celeste.
 
Alfredo chiede di pregare per il figlio affinchè esca dal tunnel della droga. un abbraccio Patrizia 
 
Lisa 

Pensieri di San Pio

Passerà l'inverno e verrà l'interminabile primavera tanto più ricca di bellezze, quanto furono più dure le tempeste
Firma Padre Pio

Santi e Pensieri di oggi

28 aprile 2012
Il Santo del giorno

Santi Pietro Chanel e Luigi Maria (Grignion) da Montfort

Pensierino biblico
Un pensierino sapienziale tratto a caso dalla bibbia CEI
Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma al contrario, rispondete benedicendo. (1Pt 3, 9)
 

Pensiero del giorno di Sabato 28 Aprile 2012

Quando la preghiera è alimentata dalla Parola di Dio, possiamo vedere la realtà con occhi nuovi, con gli occhi della fede e il Signore, che parla alla mente e al cuore, dona nuova luce al cammino in ogni momento e in ogni situazione. Noi crediamo nella forza della Parola di Dio e della preghiera.
Benedetto XVI - Udienza Generale 25 aprile 2012
 

Vangelo di oggi

Vangelo



Gv 6,60-69
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.







+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore

venerdì 27 aprile 2012

Il Prete predica contro Monti: “Fedeli, non pagate le tasse”

Il Prete predica contro Monti:
“Fedeli, non pagate le tasse”

Libero, 27 aprile 2012

Il Prete anti tasse spara a zero su Mario Monti. L'invito di Don Ferdinando ai suoi fedeli è di quelli che fanno discutere. Il parroco di Villasanta, in Brianza, scrive nel suo editoriale sulla prima pagina del bollettino parrocchiale: “Le tasse introdotte da questo governo non andrebbero pagate. Mi chiedo se posso tranquillamente dire in questa situazione se è obbligatorio pagarle.
Che lo sia è certo, ma sempre? Tutte? È difficile dire quando siano giuste, ma sono di certo ingiuste quando solo alcuni vengono controllati e costretti a farlo, mentre altri se la spassano beatamente”.
“Non ho fiducia in Monti”.
E in un'intervista rilasciata a Repubblica, spiega: “Questa tassazione colpisce i più deboli e lascia intatti i patrimoni dei benestanti. C’è un’ingiustizia sociale spaventosa”.
Il Prete se la prende con il Governo: “La smettano di prenderci in giro. Ci dicono che il peggio è passato, che l’Italia è salva, ma la realtà è fatta di gente normale che non arriva alla fine del mese. Di famiglie con l’acqua alla gola a cui si chiedono sempre più sacrifici, tasse su tasse. L’Imu, la Tarsu, la benzina che aumenta un giorno sì e quello dopo pure”.
In particolare Don Ferdinando ce l'ha con il premier: Avessero messo al posto di Mario Monti un ragioniere avrebbe fatto meglio. E poi mi devono spiegare come mai i politici non hanno rinunciato ai loro privilegi. La gente è arrabbiata.
Non ho fiducia in un uomo che viene dal mondo bancario e decide di esentare le banche dal pagamento dell’Imu”.

Voltaire, Trattato sulla tolleranza, 1763

 
 
 
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!
(Voltaire, Trattato sulla tolleranza, 1763)
 
Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura. Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura. Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, ne delle mani per sgozzarci a vicenda; fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera.
Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio del fango di questo mondo, e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza", e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica! Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.
 
Lisa

Pensieri di San Pio .

Non ti perdere mai di coraggio e di confidenza in Dio
Firma Padre Pio

Santi e pensieri di oggi

27 aprile 2012
Il Santo del giorno

Santa Zita (Cita) Vergine

Pensierino biblico
Un pensierino sapienziale tratto a caso dalla bibbia CEI
L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali... e si sono da se stessi tormentati con molti mali. (1Tm 6, 10)
 

Pensiero del giorno di Venerdì 27 Aprile 2012

Se i polmoni della preghiera e della Parola di Dio non alimentano il respiro della nostra vita spirituale, rischiamo di soffocare in mezzo alle mille cose di ogni giorno: la preghiera è il respiro dell’anima e della vita.
Benedetto XVI - Udienza Generale 25 aprile 2012
 

Vangelo di oggi .

Gesù è Risorto, mostriamolo con le nostre parole e le nostre opere. Viviamo da risorti anche noi.

Venerdì 27 aprile 2012
3ª Settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 6,52-59)
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
In questi giorni abbiamo meditato il capitolo 6 di San Giovanni, è intenso ed importante per entrare nella mentalità di Gesù. L’inizio di questo capitolo afferma che Gesù era andato all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, c’era molta folla che Lo cercava e non avevano da mangiare. Egli compì il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, nelle ceste si moltiplicavano e comparivano dal nulla come l’acqua che zampilla dal terreno.
Adesso stiamo attenti all’affermazione di Gesù: quando furono saziati, Egli disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Anche se non si trattava di pane benedetto, era uscito miracolosamente dalle mani di Dio, spuntato dal nulla, quindi era prezioso e Gesù chiese di raccogliere tutto.
Non possiamo non pensare ai frammenti dell’Eucaristia, quei pezzettini quasi invisibili che spesso cadono dall’altare perché il celebrante passa il purificatoio nel calice senza avere prima versato un po’ di acqua e averla bevuta. O i pezzettini di Eucaristia quasi invisibili che rimangono incollati sulle mani o sulle dita dei fedeli che prendono sulla mano l’Eucaristia e non si accorgono che cadono per terra. Ogni piccolissimo frammento, anche se quasi invisibile, è sempre Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù.
Quale responsabilità per il Sacerdote che non “raccoglie i pezzi avanzati” e per i fedeli che trattano l’Eucaristia con superficialità?
Questa indifferenza è gravissima, spesso si tratta l’Eucaristia peggio ancora di un pezzo di pane e non si cura nulla, non c’è riverente adorazione, non c’è la conoscenza che tutto viene dall’Eucaristia e senza questo cibo non c’è vita cristiana. Ci sono persone che non possono riceverla, ho già affermato che il desiderio sincero di riceverla spiritualmente e l’adorazione davanti al Tabernacolo ottiene misericordia e molti aiuti dal Signore. Perché Gesù ama tutti e vuole salvare anche i più grandi peccatori.
Devo farvi leggere una mail inviata da Barbara, spiega il suo immenso stupore davanti al celebrante che proibisce ai fedeli di fare una riverenza a Gesù prima di prendere la Santa Comunione. Una contraddizione incredibile, si dovrebbe gioire quando un fedele compie qualsiasi riverenza davanti a Gesù presente nell’Eucaristia, invece no, non và bene, non si deve fare. Vediamo perché.

Caro Padre Giulio, lunedì 24 aprile, sono andata a Messa nella Chiesa (e convento) di Santa Maria Nuova, con l'intenzione di confessarmi dopo la Santa Messa. Durante la Messa, al momento del Padre Nostro, il celebrante ha detto che lo dovevamo recitare prendendoci tutti quanti per mano. Arrivati al momento della Comunione, una signora anziana che si trovava davanti a me, ha fatto un profondo inchino prima di ricevere Gesù, mentre io invece, ho fatto una genuflessione, come sono solita fare durante la Messa, al momento della Comunione. Alla fine della Messa, sono andata dal frate che ha celebrato, dicendogli che avevo bisogno di confessarmi e lui mi ha risposto:
Padre Franco: “Va bene. Ti devo dire una cosa, che non so se te l'ha mai detta nessuno.....”.
Barbara: “Cosa?!”.
Padre Franco: “Che non devi fare l'inchino prima di ricevere la Comunione”.
Barbara: “Innanzitutto, io non ho fatto l'inchino, ma lo ha fatto una signora davanti a me, mentre io invece, ho fatto la genuflessione! E perché non dovrei fare un atto di riverenza al Signore Gesù?!”.
Padre Franco: “Perché il sacerdote ci rimane male e nella Liturgia non si fa”.
Barbara: “Cosaaa??!!!! Lei dunque, ci rimarrebbe male???!!! O forse ci rimane male Dio, se piuttosto non lo faccio??!! Invece, nella Liturgia si fa eccome l'atto di riverenza, perché la Redemptionis Sacramentum dice che l'atto di riverenza prima di ricevere Gesù, non solo si può fare, ma si DEVE fare. Lei dunque cominci a leggere la Redemptionis Sacramentum, prima di dire certe cose!!!! In più, l'atto di riverenza è DOVUTO A DIO e nelle Lettere di San Paolo sta scritto che nel Nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, nei Cieli, sulla terra e sottoterra!!!!!”.
Padre Franco: “No, non è vero”.
Barbara: “La smetta di dire menzogne, perché lei sa benissimo che quello che dico  è vero e se lei non è obbediente a Cristo e al Suo Vangelo e alla dottrina della Chiesa, lei si mette contro Gesù e il Papa!!! Mi scusi, ma adesso non mi va più di confessarmi!”.
Padre Franco: “Ah...! Non ti vuoi più confessare, adesso?!”.
Barbara: “Non da lei! Io, ho bisogno di confessarmi da un Uomo di Dio, obbediente alle leggi di Cristo e della Chiesa e purtroppo, lei, non ha questi requisiti!! Mi scusi di nuovo! Buongiorno!”.  
E naturalmente, sono andata via a “gambe levate!”.
Caro Padre Giulio, non vedo l'ora che lei scriva una bella omelia su quanti non amano più Gesù, veramente ti portano all'esasperazione e ci scommetto che se noi fedeli facessimo atti di riverenza nei loro confronti, sarebbero contentissimi, si lascerebbero riverire eccome, ma GUAI a riverire DIO, soprattutto durante la Liturgia! Forse durante la Messa Gesù perde la Sua Divinità, rimanendo un semplice Uomo???!!!!
Cordiali saluti. Barbara».

La Redemptionis sacramentum è una disposizione/istruzione della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti del 25 marzo 2004, su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia”.
Al numero 90 afferma: “I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza dei Vescovi, e confermato da parte della Sede Apostolica. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento dell’Eucaristia, facciano la debita riverenza”.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Proposito
Raccontare a Dio Padre tutte le povertà e miserie che più mi rendono inquieto, presentargli le sofferenze di persone che conosco e chiedere con speranza la sua Grazia.

Pensiero
Le passioni sono nate dall’animo e ti portano al bene o al male. Devi dominarle, non esserne dominato.

Per superare le prove dolorose, non soccombere dinanzi gli attacchi dei nemici e ricevere Grazie particolari, anche miracoli impossibili, vi consiglio di recitare ogni giorno la preghiera efficace, già utilizzata da decine di migliaia di fedeli. Sono migliaia le testimonianze di guarigioni e di liberazioni da attacchi malefici, moltissimi hanno superato prove difficili e ottenuto Grazie. Recitatela ogni giorno, è un potentissimo atto di Consacrazione alla Madonna. Potete stamparla dal mio sito:

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 aprile 2012 (Mirjana)

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 25 marzo 2012

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 marzo 2012

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 25 febbraio 2012

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 febbraio 2012

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 ottobre 2011 (Mirjana)

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 20 febbraio 1985 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Decidete fermamente che cosa fare di particolare per questa Quaresima. Io vorrei darvi un’idea. Durante questo tempo cercate di vincere ogni giorno un difetto evitando una delle vostre debolezze e mancanze più frequenti, quali l’irascibilità, l’impazienza, la pigrizia, il pettegolezzo, la disubbidienza, il rifiuto delle persone antipatiche. Se non riuscite a sopportare una persona orgogliosa, dovete voi cercare di avvicinarvi a lei. Se volete che diventi umile, fate voi il primo passo verso di lei. Mostratele che l’umiltà vale più dell’orgoglio. Dunque ogni giorno meditate su voi stessi e cercate nel vostro cuore ciò che c’è da cambiare, le debolezze da superare, i vizi da eliminare. Desidero inoltre che ognuno di voi scelga un altro membro del gruppo e insieme decidiate di vivere spiritualmente uniti per tutta la Quaresima. Accordatevi su che cosa fare insieme per cercare di eliminare i vostri difetti. Dovete impegnarvi e sforzarvi al massimo. Dovete desiderare sinceramente che questa Quaresima trascorra nell’amore. Così sarete più vicini a me e al Padre celeste. Sarete più felici voi e saranno più felici anche gli uomini attorno a voi. Come Madre vi invito ad essere coscienti di tutto quello che fate.

Continuiamo a recitare ogni giorno il Santo Rosario alle ore 16 e alle ore 21 in comunione di preghiera, già siamo moltissimi a partecipare a questa cordata spirituale. Possiamo pregare in comunione di amore nelle stesse ore, recitando il Santo Rosario ogni giorno secondo le intenzioni della Madonna. Ognuno decide se partecipare alle due Corone oppure a una delle due. L’importante è recitare almeno una Corona al giorno in comunione con Gesù, la Madonna e tra noi. Vi assicuro che le benedizioni saranno abbondanti e chi cerca Grazie le potrà ottenere con maggiore facilità, perché pregando insieme, la preghiera diventa potente.
  



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