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martedì 18 dicembre 2012

La grande fiera del giocattolo



La Grande Fiera del Giocattolo
(Giuseppe Veronese )
In una città con tantissimi bambini era finalmente arrivato l'avvenimento dell'anno: la grande fiera del giocattolo.
Natale era infatti alle porte e ogni anno, in questo periodo, la città organizzava la fiera. Era una fiera molto conosciuta: i venditori venivano da tutte le parti del mondo per far conoscere la loro merce. Là vi erano tutti i regali possibili che i genitori potevano fare ai loro bambini per renderli felici.
Per l'occasione, un ricco direttore di banca decise di prendere il pomeriggio della vigilia di Natale libero: voleva anche lui visitare la fiera quest'anno! Mentre si avviava, pensava tra sé: "Questo Natale voglio regalare al mio bambino una cosa molto bella ed interessante. Me lo posso permettere... Ho lavorato sodo tutto l'anno e sono disposto a spendere molto... anzi... tantissimo!".
Quello stesso pomeriggio anche un giardiniere si recava alla fiera e camminando pensava: "È stato un anno un po' duro con il mio piccolo stipendio, però sono riuscito ugualmente a risparmiare un pochino... spero di poter comprare qualcosa di carino alla mia bambina".
Intanto, le loro mogli erano rimaste a casa con i bambini e preparavano il pranzo di Natale. Il bambino del direttore era nella sua cameretta. Nonostante la stanza fosse molto bella e vi fosse un armadio colmo di pupazzi e giocattoli, egli era un po' triste. Pensava infatti al suo papà. Lo vedeva così poco. La sera tornava dal lavoro proprio quando lui doveva andare a letto. Oppure era occupato, perché si portava anche del lavoro a casa. Cercava di consolarsi pensando che domani sarebbe stato Natale e che avrebbe ricevuto altri bei regali. Ma la cosa che più lo rasserenò era che finalmente il papà domani poteva essere a casa con lui tutto il giorno.
La bambina del giardiniere invece aiutava serenamente la mamma a preparare il pranzo di Natale. Non aveva molti giocattoli, ma, grazie alla vivacità e alla fantasia dei suoi genitori, non si sentiva mai sola. "Domani è Natale, chissà che bei giochi faremo tutti insieme!", pensava felice.
Giunto alla fiera, il banchiere cominciò subito a guardare con occhio critico ogni giocattolo esposto. C'era tutto ciò che un bambino potesse desiderare: dai trenini elettrici alle biciclette, dai pupazzi di peluche ai libri, ecc. Voleva comperare qualcosa di veramente grande per suo figlio, ma soprattutto qualcosa che lo tenesse occupato e al tempo stesso lo divertisse. Era sempre così impegnato e concentrato nel suo lavoro che non gli dedicava molto tempo per giocare insieme.
Il giardiniere, arrivato anche lui alla fiera, si guardava in giro con calma. Era solo un po' preoccupato perché sperava di trovare qualcosa che potesse piacere alla sua bambina e che non fosse troppo caro. Anche se sapeva che non avrebbe potuto comprare molto, non si lasciò sfuggire niente. Voleva raccontare e descrivere alla sua bambina ogni cosa vista. Verso sera il direttore ed il giardiniere si incontrarono per caso davanti ad una stanza dove all'ingresso c'era un grande cartellone con la scritta: "Qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio". Videro entrare molta gente incuriosita, ma quasi tutti uscivano delusi e scontenti. Incuriositi, a loro volta decisero di entrare. Era una grande stanza con le pareti bianchissime, molto illuminata, era quasi vuota e non c'erano giocattoli. In fondo alla stanza c'era soltanto un grande specchio antico appeso al muro e davanti ad esso, seduto ad una scrivania, un vecchio signore con una lunga barba bianca. Egli scriveva ed ogni tanto guardava la gente che entrava e usciva.
Il direttore, perplesso e deluso, stava per uscire subito, ma quando vide il giardiniere avvicinarsi al vecchio chiedendogli gentilmente chi fosse, si avvicinò lentamente anche lui. Sentì il vecchio rispondere: "Sono molto anziano, per tutta la vita ho costruito giocattoli per i bambini del mondo. Ma quest'anno ho portato qualcosa di particolare e prezioso... questo bellissimo specchio antico alle mie spalle". Il direttore ed il giardiniere si guardarono in faccia stupiti, poi riguardarono lo specchio. Disorientato e quasi irritato il direttore si girò per andarsene, ma ancora una volta si fermò, perché vide il giardiniere stringere la mano al vecchio e con il volto felice esclamare: "Ho capito! Ora so cosa regalare alla mia bambina. Non sono più preoccupato... arrivederci e grazie mille". Il giardiniere uscì poi felice dalla stanza. Il banchiere, rimasto solo, guardò di nuovo lo specchio e pensò che cosa potesse fare un bambino con uno specchio così antico e fragile. Non osando chiederlo al vecchio, che incuteva molto rispetto, uscì in fretta per cercare di raggiungere il giardiniere. Non appena lo trovò gli chiese subito che cosa mai avesse capito.
"Mi dispiace, non posso dirtelo!", rispose il giardiniere. "Devi arrivarci da solo. Vedrai che un giorno capirai il perché questo possa essere il regalo più bello per tuo figlio!".
Il giorno di Natale, la figlia del giardiniere aprì il regalo e tutta felice ammirò con gioia le bellissime penne colorate ed i grandi fogli bianchi da disegno che suo padre le aveva comperato alla grande fiera del giocattolo. Si alzò e lo abbracciò: "Grazie papà, così potremo disegnare insieme tutte le belle cose che hai visto alla fiera".
"Non solo, bambina mia", disse il padre. "Potremo disegnare altre cose molto più belle, per esempio la neve... Guarda fuori dalla finestra... sta ancora nevicando! Sai, questa notte, dopo molti anni, ha nevicato tantissimo. E siccome tu non hai ancora visto la neve, più tardi andremo con la mamma a fare una passeggiata tutti insieme e così potrai toccarla e giocare. Potremo lanciarci palle e fare un pupazzo... Vedrai che bello!". Anche il figlio del banchiere era contento quel mattino. Stava aprendo un grandissimo pacco ricevuto in regalo. Con sorpresa non finiva più di tirare fuori dal pacco tanti piccoli vagoni di un treno; c'erano anche le rotaie e molte casette che figuravano da stazioni e case di campagna, verde per i prati, per i monti, alberi e siepi, e persino un fiumicello con i suoi ponti.
Era molto felice: sicuramente il papà lo avrebbe aiutato a costruirlo... oggi finalmente era tutto il giorno a casa con lui e la mamma. Ma, mentre si avvicinava per abbracciarlo e ringraziarlo, suonò il telefono. Il padre si alzò dalla poltrona e andò a rispondere. Il suo viso si fece serio. Riattaccò e guardando un po' triste la moglie ed il figlio riferì: "Anche oggi il lavoro mi chiama! Mi dispiace molto, ma domani devo essere a New York per una conferenza importante. Devo partire subito!".
La moglie non disse nulla. Era abituata. Il bambino invece ci restò male. Il suo viso si fece triste e gli spuntarono due lacrime. Il papà lo notò e cercò di consolarlo: "Non piangere! Lo sai che ti voglio molto bene. Poi, per il trenino, non occorre proprio che ci sia anch'io! Potrai costruirlo con la mamma...".
Il bambino si girò e stava per scappare piangendo nella sua stanza, ma inciampò in un pacchetto tutto bianco avvolto con un nastro rosso. Si chinò e seduto sul tappeto cominciò ad aprire il pacco. Era triste e cercò di consolarsi con questo nuovo regalo. I genitori si guardarono perplessi. Quindi il padre chiese: "Non credevo ci fossero altri regali... Sei stata tu?".
"No!", rispose la mamma. "Sono rimasta tutto il giorno a casa a preparare il pranzo. Non so chi possa averlo messo sotto l'albero di Natale!".
Il padre si avvicinò preoccupato al bambino e al regalo. Voleva sapere da dove provenisse e soprattutto assicurarsi che non contenesse qualcosa di pericoloso.
Il bambino intanto aveva aperto delicatamente il pacco e con sorpresa tirò fuori una palla rossa con tanti puntini bianchi, come tanti fiocchi di neve. Il padre guardò il figlio ed il regalo e poi prese la scatola per vedere se c'era qualche bigliettino con il nome di chi lo aveva regalato. Con stupore lo trovò: "Babbo Natale". Chiuse gli occhi pensieroso e subito si ricordò del vecchio con la lunga barba bianca che incuteva tanto rispetto. Poi si ricordò anche dello specchio e delle parole che erano scritte all'ingresso della stanza: "Qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio". E finalmente capì anche lui e si commosse. Nello specchio aveva visto la sua immagine e si rese conto che lui stesso era il regalo più bello per suo figlio! Questo il giardiniere l'aveva capito subito!
Abbracciò il bambino e piangendo di felicità esclamò: "Oggi non parto. Rimaniamo insieme... Oggi sei tu più importante del mio lavoro. Dai che usciamo in giardino... giocheremo con la palla nuova e la mamma farà il tifo per noi".
Mentre tutta la famiglia usciva felice per giocare insieme, cominciò a nevicare anche là dove abitava il bambino che, da quel giorno, non si sentì più solo e triste.
 

sabato 15 dicembre 2012

Novena di natale

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Novena di Natale
(dal 16 al 24 dicembre)
 
1° giorno In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno... (Gen 1,1-5).
Il primo giorno di questa novena vogliamo ricordare proprio il primo giorno della creazione, la nascita del mondo. La prima creatura voluta da Dio potremmo definirla molto natalizia: la luce, come fuoco che illumina, è uno dei simboli più belli del Natale di Gesù.
Impegno personale: pregherò perché in tutto il mondo creato e amato da Dio possa giungere, la luce della fede in Gesù.
 
2° giorno Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti (Sal 95,1-3.15-13).
È il salmo responsoriale del giorno di Natale. Il libro dei salmi nella Bibbia costituisce la nascita della preghiera di un popolo. Gli autori sono poeti "ispirati", cioè guidati dallo Spirito a trovare le parole per rivolgersi a Dio in atteggiamento di supplica, di lode, di ringraziamento: attraverso la recita del salmo, si innalza la preghiera di un singolo o di un popolo che come vento, leggero o impetuoso a seconda delle circostanze, raggiunge il cuore di Dio.
Impegno personale: sceglierò oggi un salmo per rivolgermi al Signore, scelto in base allo stato d'animo che sto vivendo.
 
3° giorno Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese (Is 11,1-4).
Come i salmisti, così anche i profeti sono uomini ispirati da Dio, che aiutano il popolo eletto a vivere la loro storia come grande vicenda di amicizia col Signore. Attraverso di loro la Bibbia testimonia la nascita dell'attesa della visita di Dio, come fuoco che consuma il peccato di infedeltà o che scalda la speranza di liberazione.
Impegno personale: voglio individuare i segni del passaggio di Dio nella mia vita  e ne farò un'occasione di preghiera lungo questa giornata.
 
4° giorno In quel tempo l'angelo disse a Maria: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei (Lc 1,35-38).
Lo Spirito Santo, quando incontra la risposta obbediente e disponibile dell'uomo, diventa fonte di vita, come vento che soffiando sui campi porta in giro vita per nuovi fiori. Maria, con il suo sì, ha consentito la nascita del Salvatore e ha insegnato a noi ad accogliere la salvezza.
Impegno personale: se ne ho la possibilità, parteciperò oggi alla S. Messa e riceverò l'Eucaristia, facendo nascere Gesù dentro di me. Stasera nell'esame di coscienza metterò di fronte al Signore l'obbedienza ai miei impegni di fede.
 
5° giorno In quel tempo Giovanni diceva alle folle: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco... Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,16.21-22).
Ognuno di noi è diventato figlio prediletto del Padre, quando ha ricevuto il primo dono dello Spirito Santo nel Battesimo, come fuoco capace di accendere nel cuore il desiderio di annunciare il Vangelo. Gesù, grazie all'accoglienza dello Spirito e in obbedienza alla volontà del Padre, ha indicato a noi la via per la nascita del Vangelo, cioè della buona notizia del Regno, in mezzo agli uomini.
Impegno personale:  mi recherò in chiesa, al fonte battesimale, per fare memoria riconoscente al Padre del dono di essere suo figlio e rinnoverò la volontà di essere suo testimone in mezzo agli altri.
 
6° giorno Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò (Lc 23,44-46).
Il mistero del Natale è legato misteriosamente al mistero della Passione di Gesù: egli comincia a conoscere da subito la sofferenza, per il rifiuto ad essere accolto che lo farà nascere in una povera stalla e per l'invidia dei potenti che scatenerà la furia omicida di Erode. Ma esiste anche un misterioso legame di vita tra i due momenti estremi dell'esistenza di Gesù: il soffio di vita che fa nascere il Signore è lo stesso soffio dello Spirito che Gesù sulla Croce riconsegna a Dio per la nascita della Nuova Alleanza, come vento vitale che spazza via l'inimicizia tra gli uomini e Dio sorta col peccato.
Impegno personale: risponderò con un gesto di generosità al male che purtroppo è diffuso intorno a noi o che addirittura nasce da me. Se poi sono io a subire un'ingiustizia, perdonerò di cuore e stasera ricorderò al Signore la persona che mi ha causato questo torto.
 
7° giorno Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi (At 2,1-4).
Qui ritroviamo le immagini ormai familiari del vento e del fuoco, che dicono la realtà viva e diversificata dello Spirito. La nascita della Chiesa, che avviene nel Cenacolo dove sono riuniti gli apostoli insieme con Maria, dà inizio a una storia ininterrotta fino ad oggi, come fuoco che arde senza consumarsi per trasmettere l'amore di Dio a tutte le generazioni.
Impegno personale: ricorderò oggi con gratitudine il giorno della mia Cresima,  quando sono diventato per mia scelta un discepolo responsabile nella vita della Chiesa. Affiderò al Signore, nella mia preghiera, il mio vescovo, il mio parroco e tutta la gerarchia ecclesiastica.  
 
8° giorno Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante (At 13,1-4).
Il libro degli Atti degli Apostoli ci testimonia la nascita della missione, come vento che soffia incessantemente da un estremo all'altro del mondo portando ai quattro angoli della terra il Vangelo.
Impegno personale: pregherò con molto affetto per il Papa, che ha la responsabilità della diffusione del Vangelo in tutto il mondo, e per i missionari, infaticabili viaggiatori dello Spirito.
 
9° giorno Pietro stava ancora parlando, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli venuti con Pietro si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni (At 10,44-48).
Come oggi noi possiamo inserirci nella vita della Chiesa e nascere a tutte le novità che il Signore ha preparato per noi? Attraverso i sacramenti, che segnano ancor oggi ogni successiva nascita della fede. I sacramenti, come fuoco che trasforma, ci introducono sempre di più nel mistero di comunione con Dio.
Impegno personale: pregherò per tutti coloro che nella mia comunità o anche nella mia famiglia stanno per ricevere un dono dello Spirito attraverso un sacramento e affiderò di cuore al Signore tutti i consacrati affinché seguano il Cristo con fedeltà.
 
Preghiera conclusiva. Invochiamo lo Spirito su tutto il mondo creato da Dio, su noi che abbiamo in Maria il modello della collaborazione pronta alla sua opera di salvezza, e sui sacerdoti che in questo tempo natalizio sono impegnati a portare il Vangelo di Gesù di casa in casa. Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi del mondo, e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra, questo mondo che invecchia sfioralo con l'ala della tua gloria. Spirito Santo, che hai invaso l'anima di Maria, donaci il gusto di sentirci "estroversi". Rivolti, cioè, verso il mondo. Mettici le ali ai piedi perché, come Maria, raggiungiamo in fretta la città, la città terrena che tu ami appassionatamente. Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del Cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi preti. Rendili innamorati della terra, capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.
 
 

Lisa

Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

  Domenica  di  Avvento
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

Domenica 16 Dicembre 2012 – Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,10-18
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco  inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

“L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
Brani estratti da più volumi, rivelati da Gesù in momenti diversi

Satana si presenta sempre con veste benevola, con aspetto comune. Se le anime sono attente e soprattutto in spirituale contatto con Dio, avvertono quell’avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma se le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da un canale nel cuore dell’uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto, sotto l’apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene poi, è molto difficile.
Le due vie più comuni prese da satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l’attacco alla parte superiore.
Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l’amore -quello non esiste già più quando l’uomo ha sostituito l’amore divino con altri amori umani- ma anche il timore di Dio.
È allora che l’uomo si abbandona in anima e corpo a satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre più.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché se satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure, ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza e con la preghiera alla sua seduzione.
È inutile discutere con satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella dialettica. Non c’è che Dio che lo vinca; e allora ricorrere a Dio che parli per noi, attraverso noi. Mostrare a satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a satana unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta. (…)
Occorre avere volontà di vincere satana e Fede in Dio e nel suo aiuto, Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora satana non può fare del male.
*
Satana estende il suo potere sui tre gradi dell’uomo. Le possessioni più tiranniche e sottili, dalle quali si liberano solo coloro che sono sempre tanto poco degradati nello spirito da sapere ancora comprendere l’invito della Luce. Doras non fu un lussurioso, ma con tutto questo non seppe venire al Liberatore. In questo sta la differenza.
Mentre nei lunatici, nei muti, nei sordi o ciechi per opera demoniaca, cercano e pensano i parenti a portarli a Me, in questi posseduti dello spirito, è solo il loro spirito che provvede a cercare la libertà. Per questo essi sono perdonati oltre che liberati, perché il loro volere ha per primo iniziato la possessione dal Demonio.
*
L’indemoniato.
Pietro chiede: “Perché, Maestro, lo spirito immondo fece tanta resistenza?”.
“Perché era uno spirito completo”.
“Che vuole dire questa parola?”.
“Uditemi. Vi è chi si dà a satana aprendo una porta a un vizio capitale. Vi è chi si dà due volte, chi tre, chi sette. Quando uno apre lo spirito ai sette vizi, allora entra in lui uno spirito completo. Entra satana, il principe nero”.
“Quell’uomo, giovane ancora, come poteva essere preso da satana?”.
“Oh, amici! Sapete per quale sentiero viene satana? Tre sono le vie generalmente battute, e una non manca mai. Tre: il senso, il denaro, la superbia della mente. Il senso è quello che non manca mai. Staffetta delle altre concupiscenze, passa seminando il suo veleno e tutto fiorisce di fiorita satanica. Per questo Io vi dico: “Siate padroni della vostra carne”.
Sia questa padronanza l’inizio d’ogni altra, così come questa schiavitù è inizio d’ogni altra. Lo schiavo della lussuria diviene ladro e barattiere, crudele, omicida, pur di servire la sua padrona. La stessa sete di potere ha parentela con la carne. Non vi pare? Così è. Meditate e vedrete se erro. Per la carne satana entrò nell’uomo e, felice se lo può fare, per la carne vi rientra. Lui agisce col proliferare delle sue legioni di demoni minori”.
“Maria di Magdala Tu dicesti che aveva sette demoni. Eppure Tu la liberasti con molta facilità”. (…)   “La donna voleva, ormai, essere libera dal suo possesso. Voleva. La volontà è tutto”. (…)
Satana sapeva di questa perfezione (della donna). Tante cose sa satana. È lui che parla sulle labbra dei pitoni, dicendo menzogne commiste a verità. E queste verità che egli odia perché egli è Menzogna, le dice solo -tenete a mente o voi tutti e voi futuri- per sedurvi con  la chimera che non sia la Tenebra che parla ma la Luce.
Satana, astuto, tortuoso e crudele, si è insinuato in questa perfezione e lì ha morso, e lì ha lasciato il suo veleno. La perfezione della donna nell’amare, è divenuta così strumento a satana per dominare donna e uomo e propagare il male …”.
*
Vi è un modo sicuro per comprendere se un prodigio viene da Dio o da un demonio, ed è ciò che l’anima prova. Se il fatto straordinario viene da Dio, pace s’infonde nell’anima, pace e gaudio maestoso, se da un demonio, viene con esso prodigio, turbamento e dolore. E anche dalle parole di Dio pace e gaudio vengono, mentre da quelle di un demonio, sia demonio spirito che demonio uomo, viene turbamento e dolore.
*
Il mondo -e per mondo intendo non solo i laici- nega il soprannaturale, ma poi, davanti alle manifestazioni di Dio, è pronto a tirare in ballo non il soprannaturale ma l’occulto. Confondono una cosa con l’altra. Ora udite: soprannaturale è ciò che da Dio viene. Occulto è ciò che viene da fonte extraterrena ma che non ha radice in Dio.
In verità vi dico che gli spiriti possono venire a voi, ma come? In due modi. Per comando di Dio o per violenza d’uomo. Per comando di Dio vengono Angeli e Beati e Spiriti che già sono nella luce di Dio. Per violenza d’uomo possono venire spiriti sui quali anche un uomo ha comando, perché immersi in plaghe più basse di quelle umane in cui ancora è un ricordo di Grazia, se più non vi è la Grazia attiva.
I primi vengono spontanei, ubbidienti ad un solo comando: il mio e con loro portano la verità che Io voglio conosciate.
Gli altri vengono per un complesso di forze congiunte. Forze di uomo idolatra con forze di satana-idolo. Possono darvi verità? No, mai, assolutamente mai. Può una formula, anche se insegnata da satana, piegare Dio al volere dell’uomo? No, Dio viene sempre spontaneo. Una preghiera vi può unire a Lui, non una magica formula.
*
Vi sono creature, già adoratrici di satana perché hanno il culto della superbia, che pur d’imporsi agli altri vendono se stesse al Tenebroso per averlo amico. (…) Non con monete e contratti materiali, ma con l’adesione al Male, con la scelta, con la donazione di sé al Male pur di avere un’ora di trionfo. In verità vi dico che coloro che si vendono al Maledetto pur di riuscire in un loro scopo, sono più numerosi di quanto non si creda.
*
I pseudo superuomini di ora negano che il demonio possa essere autore d’infermità fisiche. Molte cose negano i superuomini. Troppe. Non si accorgono che i “posseduti”, ora, sono loro. Negano esservi infermità causate da forze extranaturali, non sanno però, con forze naturali, comprendere e curare certe infermità. Non lo possono appunto perché certe infermità hanno radice fuori dalla carne e opprimono questa, ma non nascono da questa. Nascono nelle zone  dove si agitano i regni dello spirito.
I regni dello spirito sono due: uno, celeste, viene da Dio; l’altro, maligno, viene da satana.
Dio permette, talora, ai suoi predestinati, infermità che sono passaporto per il Regno divino. Satana, dà, ancora più di frequente, infermità che sono vendetta contro il servo di Dio o balzello sui poveri che hanno ceduto alle sue seduzioni. Poveri, di una povertà orrenda perché è perdita della vera ricchezza: quella della Grazia che vi fa figli e eredi di Dio.
I rimedi umani sono inutili in tali casi. Solo il dito di Dio cancella il decreto di miseria e sottoscrive il decreto di liberazione. Colui che è liberato guarisce dal “possesso” se è posseduto.
Colui che è liberato entra nel Cielo, se la sua infermità è da Dio.
Oltre alle infermità della carne ci sono le infermità dello spirito. Sono opera del Maligno. esse vi curvano, vi fanno dibattere e schiumare, vi ottundono sensi e parola, vi portano ad aberrazioni morali peggio delle malattie della carne, perché curvano e ottundono l’anima.
Io le posso guarire, Io solo. L’anima liberata dall’influsso che la teneva curvata si raddrizza e glorifica il Signore, come la donna del Vangelo. (…)  Chi mi segue non pecca e non peccando, non si asservisce a colui che vuole fare di voi dei miei nemici.
*
Due sono le forme delle spirituali infermità e due sono le forme di possessione spirituale. Si dice “posseduto” colui che è afferrato, straziato, premuto, dominato da satana, perché non si deve, con ancor più giusta ragione, chiamare “posseduto” colui che è abbracciato, sollevato, plasmato, dominato da Dio? Beatifica, sublime, felice possessione!
L’anima non ha che abbandonarsi, in amore, all’Amore che la circonda, l’abbraccia, la penetra, la trasporta, le dà sensi nuovi e conoscenze sconosciute ai mortali. È il tuffo nel gorgo di Dio, gorgo di Luce, di Scienza, di Carità, di ogni virtù. È tuffo nel gorgo della Pace.

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta

domenica 9 dicembre 2012

Il Natale di Martin

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Il Natale di Martin
(Leone Tolstoj)
In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo.
Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
- Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: "La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi."
Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno. Ma senti distintamente queste parole: - Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro.
Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno. - Entra disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempì due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda in strada domani, perché io verrò".
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po' di pane e della zuppa. - Mangia, mia cara, e riscaldati - le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: - Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. - Ecco - disse. - È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. - Che il Signore ti benedica.
- Prendi - disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava. Dopo un po', vide una donna che vendeva mele da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. - Lascialo andare, nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. - Chiedi perdono alla nonnina - gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: - Te la pagherò io, nonnina.
- Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato - disse la vecchia.
- Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
- Sarà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. - Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio: - Martin, non mi riconosci?
- Chi sei? - chiese Martin.
- Sono io - disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola.
- Sono io - disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
- Sono io - ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.
decorazione fiocco  di natale 
 
 

 

Lisa

lunedì 3 dicembre 2012

Una potente intercessione


 
Una potente intercessione
(Marianna Iecker Xavier Quimas de Oliveira -  tratto da  Araldi del Vangelo - giugno 2012 )
I coniugi  Gastinelli non potevano nascondere la loro gioia, poiché la giovane sposa avrebbe presto dato alla luce un bambino, il loro primo figlio! Giacomo aveva già raccontato ai suoi colleghi panettieri la buona notizia e anche Mirella l’aveva comunicata alla direttrice della casa di riposo, dove lavorava come cuoca.
Tuttavia, alcune preoccupazioni della vita domestica sembravano offuscare questa contentezza. Siccome erano poveri, l’arrivo di un altro membro nella famiglia significava spese maggiori. Questo argomento cominciò ad occupare l’attenzione di molte conversazioni tra Mirella e lo sposo. La casetta dove abitavano, nelle vicinanze della Chiesa di San Francesco Saverio, era stata presa in affitto da  un proprietario esigente, con scadenze fisse di pagamento,  e la futura madre non essendo nelle condizioni di lavorare in quelle settimane, era preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere.
“Giacomo, mancano poche settimane alla scadenza dell’affitto della nostra casa. Il tuo lavoro non rende molto e abbiamo appena il sufficiente perché la nostra dispensa non resti vuota… Bisogna assolutamente trovare una soluzione!”
“Dio provvederà, Mirella! Ringraziamo il cielo, perché ho ancora lavoro. Abbiamo fede! Facciamo una novena a San Francesco Saverio, nostro protettore e sicuramente egli intercederà per noi, presso Dio.”
Egli era un uomo molto pio e pregava insistentemente affinchè la Provvidenza aiutasse la sua piccola famiglia. All’ultimo giorno della novena, di buon mattino, sentirono bussare alla loro porta. Era un uomo che consegnava un ordinativo per Giacomo. Egli aveva la giornata libera e ricevette il pacchetto, cercando il mittente sull’involucro, poiché non aveva ordinato nulla e non sapeva di chi potesse essere. C’era solo il nome “Francesco”. Non c’era, però, il cognome, né la provenienza….
“Bene, Mirella, io non conosco nessun Francesco” – disse Giacomo – “Vediamo cos’è!”
Aprì il pacco e fu con grande sorpresa che scoprirono trattarsi di un bellissimo vaso di porcellana cinese, con dettagli in oro!
“Ecco qui la nostra soluzione! – disse Mirella – Vendiamo questo vaso e avremo il denaro sufficiente per pagare l’affitto di casa! Mio Dio, chi sarà questo sant’uomo che ci ha mandato questo regalo dal Cielo? O meglio dalla Cina?”
“Non ne ho la minima idea, ma realmente deve provenire da un uomo di Dio! Può esser solo per l’intercessione di San Francesco Saverio, l’apostolo dell’Oriente! Andiamo a terminare la nostra novena subito, ringraziando per questo immenso favore!”
Con la vendita del prezioso vaso, i coniugi Gastinelli riuscirono a salvare la piccola casa e a metter via qualcosa, sufficiente per mantenersi fino a quando Mirella poté tornare a lavorare. In onore del santo, il benefattore della famiglia, diedero al figlio il nome di Francesco.
Il piccolo crebbe pio e religioso, come il padre, e molto devoto al suo patrono. Fu battezzato, fece la prima comunione e sposò nella chiesetta del suo tanto amato santo e, per questa ragione non volle mai andarsene da qui luoghi, rimanendo vicino ai suoi buoni genitori che, felici, potevano far visita con frequenza alle nipotine.
Francesco aveva la buona abitudine, tutte le mattine, dopo aver lasciato le sue due figlie a scuola, di passare dalla Chiesa di San Francesco Saverio, prima di andare nella fabbrica di fuochi d’artificio dove lavorava, situata non molto lontano da lì, per recitare una preghiera e offrire a  Dio il lavoro della giornata.
La sua figlia maggiore non poteva che chiamarsi Francesca! Ella era molto attiva e, da quando si svegliava, non smetteva di saltellare ansiosa di andare quanto prima a scuola. Voleva diventare insegnante una volta cresciuta.
Un giorno, mentre usciva col papa e sua sorella più giovane per andare a scuola, con in mano la cartella, urtò contro un vaso di fiori di sua madre, che abbelliva il salotto di casa, il quale si ruppe, ferendole la mano destra. Cominciò a piangere, spaventata nel vedere il proprio sangue. Francesco preoccupato, la portò immediatamente nella farmacia più vicina. Fortunatamente, la ferita non era grave, ma fu sufficiente a far ritardare Francesca alla sua lezione e Francesco, se non avesse corso, avrebbe fatto tardi pure lui.
Egli corse più che poté, timoroso di perdere il lavoro poiché conosceva bene l’intransigenza del capo: per questioni di famiglia sarebbe arrivato in ritardo per la terza volta quel mese. Passando di fronte alla Chiesa di San Francesco, guardò l’orologio e pensò tra sé: “Mancano cinque minuti al mio orario…. Se non passo per la chiesa e corro molto, riesco ad arrivare puntuale!”
Guardò verso la facciata della chiesa e sentì come se San Francesco lo chiamasse. Allora disse: “No, San Francesco non mi farà perdere l’impiego a causa sua…. “. E decise di entrare! Quel giorno la statua del suo amato santo gli sembrava più sorridente che mai. Tuttavia non poteva fermarsi molto: aveva soltanto due minuti! Pregò e uscì in gran carriera.
Non era giunto all’angolo della strada della fabbrica, quando udì una grande esplosione.
In pochi minuti tutto era avvolto dal fuoco e c’era confusione ovunque. Arrivarono i pompieri e presto spensero l’incendio.
Tornata la calma, Francesco seppe esattamente quello che era successo: un incidente nel settore in cui lavorava aveva provocato l’esplosione, ferendo molto dei suoi compagni. Ancora una volta ringraziò la potente intercessione di San Francesco Saverio, poiché se non avesse udito la voce della grazia, in quei pochi minuti sarebbe stato sul posto di lavoro e solo Dio sa quello che gli sarebbe potuto accadere…. La sua buona abitudine di passare sempre la chiesa gli salvò non solo l’impiego, ma forse anche la vita! E questo grazie alla protezione di San Francesco, che accompagnò la sua famiglia addirittura prima della sua nascita e mai li abbandonò.
 
Lisa
 
Immagine: San Francesco Saverio che si festeggia il 3 dicembre

domenica 2 dicembre 2012

Buona Domenica

gesu
 
Prima Lettura  Ger 33,14-16
Farò germogliare per Davide un germoglio giusto.
 

Dal libro del profeta Geremia
Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.


Salmo Responsoriale  Dal Salmo 24 A te, Signore,
innalzo l'anima mia, in te confido.


Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.
 

Seconda Lettura  1 Ts 3,12-4,2
Il Signore renda saldi e irreprensibili i vostri cuori al momento della venuta di Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

 
Canto al Vangelo   Sal 84,8
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia.
 

Vangelo
  Lc 21,25-28,34-36
La vostra liberazione è vicina.
 

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nu­be con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'im­provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve­gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di com­parire davanti al Figlio dell'uomo».

 
Angoscia, paura, ansia: decisamente, Signore, questo Avvento non comincia all’insegna della tranquillità. Tu evochi per noi le reazioni spontanee di chi si trova davanti a sconvolgimenti e perturbazioni che investono cielo e terra. Ma non lo fai per gettarci nel terrore: vuoi piuttosto aiutarci a leggere quanto avviene nel profondo della storia e a scegliere gli atteggiamenti più saggi. Tu ci chiedi di stare attenti, di tenere gli occhi bene aperti per cogliere i segni e non lasciarci prendere alla sprovvista: la posta in gioco è troppo alta, è un momento decisivo per ognuno di noi. Tu ci domandi di liberarci in modo deciso e senza rimpianti di tutto ciò che appesantisce il nostro andare, di tutto ciò che distrae il nostro cuore, di tutto ciò che offusca la nostra intelligenza. Tu non puoi sopportare che, afferrati dagli affanni, perdiamo di vista quello che conta veramente. Tu ci inviti a vegliare e a pregare perchè il nostro spirito rimanga desto, per non mancare all’appuntamento con il tuo ritorno glorioso. E’ questo, infatti, l’unico modo per trovare la forza necessaria, per mantenersi fedeli nella prova e trovare la pienezza della vita.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Preghiamo
 
Benedetto Dio che si è raccontato, benedetto Dio che è venuto a scuoterci nel torpore mortale
delle nostre abitudini, benedetto Dio che in Gesù si racconta e ci salva.
Ecco allora la necessità di vivere bene questi giorni, senza appesantirci in dissipazioni
(la vita sbrindellata in mille corse quotidiane), in ubriachezze (ciò che intontisce, dalla tivù al possesso) e affanni (se avessi un altro lavoro, se pesassi meno, se fossi...). Vegliamo e preghiamo,
fermiamoci ogni giorno per non essere spazzati via dalla quotidianità, dal dolore,
dall'attesa inutile di ciò che non può salvare, perché possiamo sfuggire a tutto ciò che deve accadere
e comparire davanti al Figlio dell'uomo. Certo Gesù è già nato, e tornerà nella gloria,
ma ora deve nascere in noi, in me, perché la vita è questa ricerca, la vita è questo incontro sereno
e misterioso. Sì, l'Avvento serve a prepararci ad un appuntamento unico, comparire davanti al Signore, perché lui ci sarà, statene certi, ma noi potremmo non esserci, soffocati dall'ansia natalizia,
spazzati via dal delirio quotidiano, sconfitti e rassegnati, infine.
Siateci, ve ne prego, perché fuggire davanti ad un Dio consegnato per amore?
 
 
Buona domenica di Avvento
da Lisa e Loredana
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