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domenica 5 febbraio 2012

Buon pomeriggio .

5/02/2012


Buon pomeriggio amici ed internauti tutti .
Anche oggi il tempo sembra non migliorare anzi ci da di brutto , comunque cerchiamo di adeuguarci .
Oggi e domenica giorno dedicato al Signore , anche se a dire la verita non gli dovremmo riservare solo la domenica, ma ogni nostro giorno su questa terra .
Che anche oggi la benedizione dell' Onnipotente scenda su tutti noi e sopratutto sui malati .




V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)



Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde



Gesù passa tra noi e ci guarisce. Ci ha rigenerati e guariti con la grazia del battesimo e ci rinnova ogni giorno con la sua misericordia.
Siamo dei salvati, ma lo siamo per essere segno del Cristo presso i nostri fratelli e le nostre sorelle.
La suocera di Pietro dà ad ognuno di noi l’esempio di chi, guarito dal Cristo, sceglie di servire.
Le folle cercano Gesù attirate da ciò che egli dice e dai segni che opera. È la carità che le richiama e la carità è certamente il segno più luminoso e distintivo di ogni comunità cristiana.
Ma per essere davvero testimoni e annunciatori del Cristo occorre ancorare la propria vita nella preghiera e nella contemplazione: Gesù si ritira a pregare solo in un luogo deserto e indica la strada maestra che dobbiamo seguire se vogliamo essere suoi veri discepoli.

Antifona d'ingresso
Venite, adoriamo il Signore,
prostrati davanti a lui che ci ha fatti;
egli è il Signore nostro Dio. (Sal 95,6-7)

Colletta
Custodisci sempre con paterna bontà
la tua famiglia, Signore,
e poiché unico fondamento della nostra speranza
è la grazia che viene da te
aiutaci sempre con la tua protezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Dio, che nel tuo amore di Padre
ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini
e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio,
rendici puri e forti nelle prove,
perché sull’esempio di Cristo
impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore,
illuminati dalla speranza che ci salva.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...



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Prima lettura



Gb 7,1-4.6-7
Notti di affanno mi sono state assegnate.





Dal libro di Giobbe

Giobbe parlò e disse:
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».

Parola di Dio



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Salmo responsoriale



Sal 146





Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.



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Seconda lettura



1Cor 9,16-19.22-23
Guai a me se non annuncio il Vangelo.





Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

Parola di Dio



Canto al Vangelo (Mt 8,17)
Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.



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Vangelo



Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.








+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore





Preghiera dei fedeli
Fratelli e sorelle, presentiamo a Dio le sofferenze dell'umanità intera. La nostra comunità si renda interprete del grido che si innalza da ogni parte della terra e chiede salvezza e sollievo per ogni uomo che è nel dolore.
Preghiamo insieme e diciamo: Guarisci il nostro cuore, o Signore!

1. Per la Chiesa di Dio: sappia denunciare con coraggio le violenze e le situazioni di sofferenza dell'umanità, ed essere segno di speranza per tutti gli innocenti e le vittime del male, preghiamo.
2. Per coloro che per professione o per scelta di volontariato sono vicini a chi soffre: facciano loro lo stile di vicinanza e solidarietà del Signore Gesù, preghiamo.
3. Per tutti gli uomini, e per gli organismi internazionali: si trovino concordi nel combattere con ogni mezzo le cause profonde della povertà, delle violenze, degli odi e delle discriminazioni, preghiamo.
4. Per la nostra comunità cristiana: sia disponibile a sostenere le fatiche e i dolori degli anziani e dei malati, con una vicinanza sia spirituale che materiale, preghiamo.

Signore, tu ti sei fatto uomo e hai preso su di te le nostre infermità. Sii il nostro sostegno e la nostra forza nel momento del dolore e rendici sensibili alle sofferenze di tanti nostri fratelli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.





Preghiera sulle offerte
Il pane e il vino che hai creato, Signore,
a sostegno della nostra debolezza,
diventino per noi sacramento di vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Rendiamo grazie al Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi verso i figli degli uomini;
egli sazia il desiderio dell’assetato
e ricolma di beni l’affamato. (Sal 107,8-9)

Oppure:
Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. (Mt 5,5-6)

Oppure:
Gli portavano i malati e Gesù li guariva. (cf. Mc 1,34)

Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai resi partecipi
di un solo pane e di un solo calice,
fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo
portiamo con gioia frutti di vita eterna
per la salvezza del mondo.
Per Cristo nostro Signore.



Omelia (05-02-2012)
don Maurizio Prandi
Liberi per servire

La liturgia della Parola di Dio che abbiamo ascoltato apparentemente segna una discontinuità con quanto domenica scorsa abbiamo sottolineato. In realtà non è così e il libro di Giobbe è la prima traccia importante: abbiamo ascoltato una parola umana, fortemente umana. Una parola senza un filo di speranza (C. Doglio) anche se, visto che è diretta a Dio, la speranza che ci sia qualcuno che ascolti c'è.
Il libro di Giobbe sviluppa un tema fondamentale, quello della relazione con Dio, lo stesso che abbiamo introdotto domenica scorsa: non la malattia, ma la relazione con Dio è al centro del libro di Giobbe, che, colpito negli interessi, negli affetti e nel fisico, chiede a Dio il perché di tutto quello che gli capita! Giobbe ricerca il senso della vita nella relazione con Dio. Ricordo che il professore di Sacra Scrittura ci disse proprio questo: l'autore del libro di Giobbe è prima di tutto un teologo, vuole fare un discorso su Dio; è un uomo profondamente e concretamente religioso, con esperienze interiori forti, determinate, e queste esperienze cerca di trasmettere ai lettori. E' molto colto, sa tantissime cose, ma non scrive per fare sfoggio della sua cultura, semplicemente cerca di far partecipe il lettore di un cammino di fede. Se volete, possiamo riassumere così l'insegnamento che ci viene da questo libro della Bibbia così importante: è necessario passare da una conoscenza di Dio "per sentito dire", ad una esperienza personale, ad una relazione personale. Prima ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono dice Giobbe verso la fine del libro; ma che cosa vuol dire? Vedere Dio per l'autore del libro significa incontrarlo personalmente, creare una relazione da persona a persona e tutto questo è molto ma molto diverso dall'avere semplicemente tante nozioni su Dio. Dunque l'invito alla relazione, al rapporto personale, ancora una volta.

Gesù è la risposta di Dio alla domanda dell'uomo, al desiderio di relazione dell'uomo. Una risposta che mi persuade perché è una risposta "difficile", che non risolve con un colpo di bacchetta magica, che cambia la malattia in salute rimediando a tutti i problemi, no. E' una risposta che chiede di fare un percorso perché la risposta di Dio è una risposta di condivisione del cammino dell'uomo: Gesù entra come medico ma accetta la Croce (C. Doglio). Credo che il miracolo raccontato nel brano di vangelo di oggi ci dica tutto questo: il miracolo non è qualcosa di fine a se stesso, ma apre al cammino del servizio, della disponibilità: la febbre la lasciò ed ella li serviva.
I primi versetti del brano di oggi li trovo impregnati dal desiderio di relazione che Dio ha in Gesù, un desiderio urgente, infatti il termine "subito" è ripetuto due volte nel giro di pochissimo. Dalla sinagoga si spostano nella casa, un luogo dove l'intimità, lo stare insieme è sicuramente favorito e anche lo specificare i nomi (Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni?) rimanda alla relazione personale, al chiamare "per nome" appunto. Ma non solo? subito parlano a Gesù della suocera di Simone, di una persona malata, che necessita il suo aiuto: è una forma di preghiera, una preghiera di intercessione e importantissimo per me sempre è quel prendere per mano quel toccare, che è un sintomo di accoglienza, di vicinanza, di amore. Ecco che per Gesù la relazione implica il contatto, la fisicità. Non esiste una relazione "distaccata". Anche simbolicamente questo miracolo è molto importante perché introduce il tema della risurrezione: il verbo tradotto con "era a letto" in realtà bisognerebbe tradurlo con giaceva (un verbo che dice la staticità, l'immobilità, il blocco, la "morte") e quel verbo la sollevò, che nel corso del vangelo di Marco assumerà un importanza sempre più grande fino a significare la risurrezione di Gesù.
Dicevo prima che il miracolo è per il servizio; aggiungo qualcosa che leggevo in un commentario e che mi è piaciuto molto: il verbo servire (diakoneo) è lo stesso che esprimerà il servizio del dare la vita da parte di Gesù. Questo, che per tanti è il primo miracolo di Gesù nel vangelo di Marco, ci dice che questa donna, della quale poi non si parlerà più, da subito è entrata nella logica che guida la vita e le scelte di Gesù: il dono della vita! L'incontro, la relazione avviene così: Dio in Gesù ci visita, guarisce la nostra vita e ci rende "liberi per servire". Non è per essere acclamato che Gesù fa un miracolo, non è per essere riconosciuto come Dio: è perché l'uomo non resti chiuso ma si apra ai fratelli in una relazione gratuita e continuata (il verbo è all'imperfetto) di servizio.

Gesù si trova di fronte una strana assemblea; mi piace che Marco voglia dare questo taglio liturgico proprio con il verbo "riunire". Sottolineo qui, con l'aiuto di un commento ascoltato da don Giovanni Nicolini, alcune cose che mi paiono belle: l'evangelista specifica che siamo di sera, il sabato è terminato e l'impedimento "legalistico" ad andare da Gesù non c'è più; la circostanza della sera e della notte serve ad accentuare la percezione di una storia ferita, affaticata e bisognosa di una luce nuova. E' molto bello anche il fatto che Marco specifichi che vengono portati al Signore "tutti i malati e gli indemoniati", e che più avanti si dica che "tutta la città era riunita davanti alla porta", come dire che il male è presente in ogni persona, e tutti hanno bisogno di essere salvati! Ripeto ancora l'importanza del termine che dice "l'essere riuniti", perché è un termine liturgico per descrivere l'assemblea che, convocata intorno a Gesù è visitata dal suo potere di bene. Godiamo infine di un ultimo particolare: quello della porta che credo molto significativo, dice qualcosa di più che la semplice porta di casa del Signore, ma ci indica forse Lui stesso come "porta" della salvezza di tutti noi.

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