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martedì 21 febbraio 2012

5 parte del libro conosci il tuo avversario ? L’inferno visto dai Santi

L’inferno visto
dai Santi
CFR: I MORTI RISORGERANNO - G. TOMASELLI - MESSINA
CFR: BIBIOGRAFIA S. TERESA D’ AVILA
CFR: BIBIOGRAFIA S. VERONICA GIULIANI
CFR: BIBIOGRAFIA S. FAUSTINA K.
CFR: BIBIOGRAFIA B. CATERINA EMMERIK
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Una breve riflessione sull’inferno
Prima di procedere oltre, è il caso di chiedersi: è bene o male riflettere
sull'inferno?La domanda si impone perché in tempi in cui tutto è visto
e risolto all'insegna di un buonismo ad oltranza, vigoreggia sempre
più, la protesta di tanti che ritengono inopportuno se non addirittura
dannoso, almeno per alcune classi di persone indugiare su certi argomenti.
Non si ripete da tanti, un po' dappertutto, per esempio, che ai
piccoli non si deve parlare di inferno per non terrorizzarli?
Non si ripete continuamente che agli uomini bisogna parlare di amore
e non di timore? Vorremmo dire prima di tutto che tutte queste proteste
o obiezioni, spesso sono ipocrite e pretestuose. Si afferma, per es.,
che non si devono spaventare i piccoli col pensiero dell'inferno, e poi
si ammanniscono loro, specie alla televisione, scene di orrore ben più
devastanti e orrende. Si pensi pure a certe feste o manifestazioni,
diffuse e incoraggiate in tutti i modi, come Halloween o sedute sataniche
e simili, organizzate soprattutto per i bambini! Diremo poi che,
naturalmente, dette proteste sono spesso in pieno contrasto con quanto
suggeriscono le Scritture e il comportamento dei Santi. In verità,
usando discrezione e prudenza si possono e si devono insegnare, magari
gradualmente, anche le più crude verità, perché anche queste
appartengono al deposito delle verità da credere per la salvezza eterna
e la cui conoscenza e ricordo sono altamente salutari. Ma vediamo in
breve perché è salutare intrattenere mente e cuore nella considerazione
anche sull'inferno.
Dall'esperienza dei Santi
Dalle innumerevoli e più diverse esperienze dei Santi si ricava la
certezza che il pensiero dell'inferno fa bene anche a chi, come S. Teresa
che, pur avendo "visto" l'inferno, non è fatto per la via del timore.
"Mi accade intanto - dice appunto la Santa - che quando sono afflitta
da qualche contraddizione o infermità, basta che mi ricordi di quella
visione perché mi sembrino subito da nulla persuadendomi che ce ne
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lamentiamo senza motivo". E aggiunge: "Questa ( la visione e la discesa
all'inferno) fu una delle più grandi grazie che il Signore m'abbia
fatto, perché mi ha giovato moltissimo, non meno per non temere le
contraddizioni e le pene della vita che per incoraggiarmi a sopportarle,
ringraziando il Signore d'avermi liberata da mali così terribili ed eterni,
come mi pare di dover credere". Anche Suor Faustina Kowalska
afferma: "Scrivo questo ( allude alla descrizione di quanto ha visto e
sofferto nello scendere per ordine di Dio, affinché nessun'anima si
giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno sa come
sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine di Dio sono stata negli
abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare
che l'inferno c'è. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose
che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle
anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno".
La storia dunque insegni: furono tanti i Santi che, per paura
dell'inferno, ritrovarono la via del bene e della salvezza. Si pensi
all'impressione salutare che ancora suscita il Quadro dell'anima
dannata che è nella Chiesa dei Lazzaristi a Napoli: una grande immagine
del Crocifisso, in carta incollata su tela, con il bordo inferiore
bruciato dall'impronta delle mani infuocate di una dannata, che sarebbe
apparsa al suo amante nel 1711 a Firenze. (Fu) Portato a Napoli nel
novembre 1712 dal P. Bernardo Giuseppe Scaramelli. In effetti, anche
il parlare di inferno è misericordia di Dio. Il pensiero infatti dell'inferno
salva. "Salva più anime il pensare e parlare dell'inferno che il predicare
per ore l’amore, credetemi".
Ma il cristianesimo non è gioia?
Si può pensare che la riflessione e il pensiero dell'inferno siano in
contrasto con l'essenza della salvezza che è gioia e trionfo di essere.
Certo, la salvezza è, e dovrebbe essere espressione di purissima gioia.
L'essere, infatti, liberati dalla catena del peccato, e ritrovarsi figli
adottivi di Dio e commensali degli angeli, predestinati ad una felicità
eterna, etc., sono tutte realtà e fonti di inesauribile gioia spirituale.
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Ma sono tanti, purtroppo, a non capire e a non voler capire. Misteri
così gaudiosi sono per loro parole senza senso che non impressionano
nemmeno l'epidermide della loro anima.
Di qui quasi la necessità, risultando incomprensibile il linguaggio
dell'amore , di far ricorso anche ai mezzi che incutono paura. Si può e
spesso si deve parlare anche di inferno per quegli stessi che camminano
sul retto sentiero, perché la salvezza, finché si è su questa terra, è
sempre ancora a rischio.
Come in ogni sperata conquista, fino a quando questa non è stata
effettivamente raggiunta, si ha sempre timore di non farcela. Di qui,
quindi, anche la certezza che il pensiero o la meditazione sull'inferno
"non è... una distorsione del mistero cristiano di salvezza, né un'evocazione
di verità esotiche".
A coloro che insistessero a parlare solo di amore (Dio va servito con
l'amore e non nella paura, ecc.) è bene ricordare che tutto ciò che
comunque avvicina a Dio, è buono. Poiché il timore dell'inferno allontana
dal peccato, può essere questo il primo passo per l'auspicata
riconciliazione con Dio. L'ideale resta sempre quello di tendere e
operare per amore, ma quando l'amore non c'è o non ci si è ancora
arrivati, il timore può essere utile, per sfuggire ai lacci e ai tranelli che,
numerosi, possono o tendono ad ingannare le anime, mettendone a
rischio la salvezza eterna. Bisogna pure ammettere che la meditazione
sull'inferno può essere deprimente per delle anime profondamente
cristiane, ma la ripugnanza del mondo così accentuata oggi facilmente
è "una maschera che nasconde il fondo di angustia che attanaglia ogni
spirito umano".
Convertiti dalla paura
Quanto bene possa fare il pensiero dell'inferno, ce lo dice - un esempio
tra i tanti - quanto avvenuto ai funerali di un famoso maestro della
Sorbona di Parigi, Raimondo Diocré. L'episodio, clamoroso e famoso,
fu, al dire di P. Tomaselli, riportato dai Bollandisti ed analizzato rigorosamente
in tutti i suoi particolari. Lo riportiamo qui nelle sue linee
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essenziali. Alla morte dunque del professore famoso, avvenuta a Parigi,
si prepararono solenni funerali nella Chiesa di NotreDame. Vi
parteciparono professori e uomini di cultura, autorità ecclesiastiche e
civili, discepoli del defunto e fedeli di ogni ceto. La salma, collocata
al centro della navata centrale, era coperta da un semplice velo. Si
iniziò a recitare l'ufficio dei defunti. Arrivati alle letture bibliche, e
precisamente alle parole: "Responde mihi: Quantas habeo iniquitates
et peccata... ", si udì una voce sepolcrale uscire da sotto il velo: "Per
giusto giudizio di Dio sono stato accusato!". Con sgomento e paura si
tolse il velo, ma la salma era ferma e immobile. Si riprese l'ufficiatura
interrotta fra il turbamento generale. Arrivati al versetto predetto, il
cadavere si alzò a vista di tutti e gridò: "Per giusto giudizio di Dio
sono stato giudicato!". Spavento e terrore si impadronirono di tutti.
Alcuni medici si avvicinarono allora alla salma ripiombata in piena
immobilità, ma constatarono che il morto era veramente morto. A
questo punto non si ebbe il coraggio di continuare il funerale, rimandando
tutto all'indomani. Le autorità ecclesiastiche non sapevano cosa
fare: alcuni dicevano, è dannato e perciò non si può pregare per lui;
altri invece dicevano: non si può ancora parlare di dannazione certa,
pur essendo stato accusato e giudicato. Il Vescovo ordinò che si riprendesse
a recitare l'ufficio dei morti. Ma al famoso versetto, nuovamente
il cadavere si alzò e gridò: "Per giusto giudizio di Dio sono
stato condannato all'inferno per sempre!". Ormai era sicuro che il
defunto era dannato. Il funerale cessò e si credette bene, di non seppellire
la salma nel cimitero comune. Tra i presenti c'era un certo Brunone,
discepolo e ammiratore di Diocré, che rimase profondamente
scosso da quanto accaduto. Pur essendo già un buon cristiano, risolvette
di abbandonare tutto e darsi alla penitenza. Con lui altri decisero
la stessa cosa. Brunone divenne il fondatore dell'Ordine dei Certosini
o Trappisti, Ordine tra i più rigorosi della Chiesa Cattolica. Ma a
dissipare ogni dubbio e perplessità, affacciati da sistemi pedagogici e
psicologici ecc., è sufficiente ricordare che di inferno ha parlato, - e
in che modo! - la stessa Vergine SS. ai tre bambini di Fatima, una di
dieci anni, l'altra di sette anni e il terzo di cinque anni! Brutto segno
allora che, oggi, quasi non si parli più dell'inferno. In merito già il
Claudel diceva: "Una cosa mi turba profondamente ed è che i sacerdo-
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ti non parlano più dell'inferno. Lo si passa pudicamente sotto silenzio.
Si sottintende che tutti andranno in cielo senza alcuno sforzo, senza
alcuna convinzione precisa. Non dubitano nemmeno che l'inferno sta
alla base del Cristianesimo, che fu questo pericolo a strappare la Seconda
Persona alla Trinità e che la metà del Vangelo ne è piena. Se io
fossi predicatore e salissi in cattedra, proverei in primo luogo il bisogno
di avvertire il gregge addormentato dello spaventoso pericolo che
sta correndo".
L'inferno visto da Santa Teresa d'Avila
Nella visione della Santa si evidenziano vari ed importanti fattori
riguardanti l'inferno:
a) Il luogo dove starebbe l'inferno, il cui ingresso è costituito da
un cunicolo lungo, è stretto, simile ad un forno basso, buio e
angusto. Un luogo pestilenziale dove non c'è più né speranza
di conforto, né spazio per sedersi o distendersi. Il suolo, tutto
melma puzzolente, è pieno di rettili schifosi. Non c'è luce, ma
tenebre fittissime e intanto tutto ciò che può dar pena alla
vista si vede ugualmente.
b) Le pene sofferte dai dannati. L'anima è investita da un fuoco
che Teresa non sa descrivere; il corpo (la Santa è lì con l'anima
e il corpo) è straziato orrendamente da dolori intollerabili.
Ma tutto questo è ancora niente di fronte all'agonia dell'anima
che soffre un'oppressione, un'angoscia, una tristezza e un
vivo e disperato dolore "che non so - dice la Santa - come
esprimermi ". "Dire che si soffrano continue agonie di morte
è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga
strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in
brani da sé. La sofferenza più atroce è il pensiero che queste
pene non hanno né fine né mitigazione alcuna". I supplizi
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peggiori sono il fuoco e la disperazione interiore. Le pene e le afflizioni
sono sentite in spirito ma si soffre veramente, come se si soffrisse
nel corpo.
c) Dette pene sono tali da superare ogni umana immaginazione:
a paragone di esse, le sofferenze più atroci di questa terra
sono un niente. Quanto vien detto sull'inferno e i suoi supplizi
non ha nulla a che vedere con la realtà, perché totalmente
diversa. È certo che "quanto si medita sui tormenti dell'inferno,
su quello che i demoni fanno patire, o che si legge nei
libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché totalmente
diversa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto
ritrattato. Quasi neppure il nostro fuoco si può paragonare
con quello di laggiù ".
d) Oltre ai castighi diciamo così comuni per tutti i dannati, ci
sono pure spaventosissimi castighi per ogni vizio particolare.
e) È la stessa anima dannata che si dilania, che si fa in brani da
sé. "Non vedevo - dice la Santa - chi me li faceva soffrire
(detti tormenti), ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il
supplizio peggiore fosse il fuoco e la disperazione interiore".
Santa Veronica Giuliani
Ed ecco adesso in breve quanto di più notevole si ritrova nelle visioni
di Santa Veronica:
a) L'inferno è luogo “oscurissimo” ma dà incendio come fosse
una gran fornace. In tutte le altre visioni il paesaggio, per così
dire, è sostanzialmente sempre quello, anche se cambiano
alcuni dettagli. Anche quando si ritrova in un luogo deserto,
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oscuro e solitario essa non sente altro che urli, stridi, fischi di
serpenti, rumori di catene, di ruote, di ferri, botti così grandi
che, ad ogni colpo sembrava sprofondasse tutto il mondo.
Come quando si ritrova "in una regione bassa, nera e fetida,
piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti...
Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era
tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme...
La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili". Si
tratta sempre di inferno come le dice Gesù: "Mira e guarda
bene questo luogo che non avrà mai fine. Così il tormento, la
mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno ". Tormento per i
dannati è appunto la giustizia di Dio ed il rigoroso suo sdegno.
b) I dannati sono coloro che hanno rifiutato Dio e la sua legge, e
hanno scelto di servire il proprio io. I demoni li tengono
come bestie legate di diversa specie. Bestie che, in un subito,
divengono agli occhi della Santa, creature (uomini), ma tanto
spaventevoli e brutte, che le davano più terrore che non gli
stessi demoni. La Santa li vede precipitare, dannati per sempre,
in quell'abisso come una pioggia. L'inferno, secondo la
Santa, lo si merita soprattutto per il peccato di ingratitudine.
Le anime cioè, pur essendo nell'abbondanza di tanti beni,
quasi mai sanno riconoscere la provenienza e quasi mai si
ricordano di Colui che tutto ha fatto e ha donato.
c) Anche all'inferno c'è un ordine: chi ha peccato di più e più
gravemente responsabile, soffre più spaventosamente degli
altri che hanno peccato meno e con meno responsabilità. Per
S. Veronica esiste un inferno superiore, cioè l'inferno benigno,
e un inferno massimo. Esistono perciò vari reparti, raffigurati
forse in quelle montagne, l'una diversa dall'altra dalle
quali i dannati si precipitano nell'abisso. Infatti la montagna si
spalanca e nei suoi fianchi aperti la Santa vede una moltitudine
di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco I demoni,
estremamente furiosi, molestano le anime le quali urlano
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disperate. A questa montagna seguono altre montagne più
orride, le cui viscere sono teatro di atroci e indescrivibili
supplizi. Precipitano giù, con la furia di densa grandine, le
anime dei nuovi abitatori. "E a quest'arrivo, si rinnovano pene
sopra pene ai dannati". In un luogo ancora più profondo trova
ammucchiate migliaia di anime (sono quelle degli assassini),
sopra le quali incombe un torchio con una immensa ruota. La
ruota gira e fa tremare tutto l'inferno. All'improvviso il torchio
piomba su le anime, le riduce quasi a una sola; cosicché
ciascuna partecipa alla pena dell'altra. Poi ritornano come
prima. Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni
le battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze
di ferro sul capo, e con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie.
Sono le anime di quei religiosi bastardi, che adattarono
la regola a uso e consumo proprio. Altre anime sono rinchiuse
in sacchetti e infilzate dai diavoli nella bocca d'un orrendo
dragone che in eterno le digruma. Sono le anime degli avari.
Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in
tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incenerite, ma
dopo riacquistano lo stato primiero. "I peccati che hanno
commesso sono i più gravi che mai vivente può immaginare".
d) Nel fondo dell'abisso ci sono i gerarchi dell'inferno. Qui,
infatti, la Santa vede un trono mostruoso, fatto di demoni
terrificanti. Al centro una sedia formata dai capi dell'abisso.
La Santa nota che il muto cuscino della sedia erano Giuda ed
altre anime disperate come lui. Alla domanda agli angeli di
chi fossero quelle anime, ella riceve questa terribile risposta:
"Essi furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi". Satana
ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore e da lì osservava
tutti i dannati.
e) La visione di Satana forma il tormento dell'inferno, come la
visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Qui, i beati, sono
felici nella visione di Dio che è la fonte e la
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felici nella visione di Dio che è la fonte e la radice di tutti i
loro beni; nell'inferno i dannati, oltre ad essere tormentati
incredibilmente dai demoni che dispensano pene e sofferenze
inaudite nel loro odio, è la visione di Satana soprattutto, il
loro massimo nemico e artefice in parte della loro dannazione,
che li fa soffrire indicibilmente.
f) Nell'inferno vi è pure la pena dei sensi: la Santa parla di
fiamme e fuoco, di stridi e rumori, di fetore e fumo orrendo.
Pene da non potersi paragonare a nessuna pena della terra.
Grande mistero l'inferno e terribile realtà. "Molti - come disse
la Madonna a Sr. Veronica - non credono che vi sia l'inferno,
ed io ti dico che tu medesima che ci sei stata non hai compreso
niente di cosa sia".
Beata Caterina Emmerick
Emmerick Anna Caterina nacque 1'8 settembre 1774 a Flamske bei
Coestfeld (Westfalia) entrò nel Monastero di Agnetenberg in Duelmen
(Westfalia) delle Canonichesse Regolari di S. Agostino. Morì a Duelmen
il 9 novembre 1824. La B. Emmerick tra i tanti doni ricevuti, è
famosa soprattutto per le stimmate e le visioni avute. Ella ebbe una
visione dell'inferno quando vide scendere il Salvatore negli inferi.
"Vidi (...) il Salvatore avvicinarsi, severo, al centro dell'abisso. L'inferno
mi apparve come un immenso antro tenebroso, illuminato appena
da una scialba luce quasi metallica. Sulla sua entrata risaltavano
enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti. Urla di
orrore si elevavano senza posa da quella voragine paurosa di cui, a un
tratto, si sprofondarono le porte. Così potei vedere un orrido mondo di
desolazione e di tenebre. L'inferno è un carcere di eterna ira, dove si
dibattono esseri discordi e disperati. Mentre nel cielo si gode la gioia e
si adora l'Altissimo dentro giardini ricchi di bellissimi fiori e di frutta
squisite che comunicano la vita, all'inferno invece si sprofondano
cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti e si scorgono smisu-
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rati laghi rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. Là dentro ferve l'eterna
e terribile discordia dei dannati. Nel cielo invece regna l'unione dei
Santi eternamente beati. L'inferno, al contrario, rinserra quanto il
mondo produce di corruzione e di errore; là imperversa il dolore e si
soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di
pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti,
ch'egli soffre, sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti.
Quanto si sente e si vede di orribile all'inferno è l'essenza, la forma
interiore del peccato scoperto.
Di quel serpe velenoso, che divora quanti lo fomentarono in seno
durante la prova mortale. Tutto questo si può comprendere quando si
vede, ma riesce inesprimibile a parole. Quando gli Angeli, che scortavano
Gesù, avevano abbattuto le porte infernali, si era sollevato come
un subisso d'imprecazioni, d'ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni
Angeli avevano cacciato altrove sterminate torme di demoni, i quali
avevano poi dovuto riconoscere e adorare il Redentore.
Questo era stato il loro maggior supplizio. Molti di essi venivano
quindi imprigionati dentro una sfera, che risultava di tanti settori concentrici.
Al centro dell'inferno si sprofondava un abisso tenebroso,
dov'era precipitato Lucifero in catene, il quale stava immerso tra cupi
vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati arcani divini.
Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo: cinquanta
o sessant'anni prima dell'anno 2000 di Cristo, se non erro.
Alcuni demoni invece devono essere sciolti prima di quell'epoca per
castigare e sterminare i mondani. Alcuni di essi furono scatenati ai
nostri giorni; altri lo saranno presto.
Mentre tratto questo argomento, le scene infernali le vedo così orripilanti
dinanzi ai miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi
morire". Per Emmerick dunque:
a) L'inferno è un immenso antro tenebroso, illuminato appena
da una scialba luce quasi metallica. All'entrata ci sono enormi
porte nere con serrature e catenacci incandescenti. All'inferno
si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi
deserti, laghi smisurati rigurgitanti di mostri paurosi, orribili.
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b) I demoni sono imprigionati dentro una sfera, che risulta di
tanti settori concentrici. Al centro dell'inferno si sprofonda un
abisso tenebroso, dov'è precipitato Lucifero in catene, e dove
sta immerso tra cupi vapori.
c) L'inferno è un carcere di eterna ira dove si soffrono supplizi
in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. E perciò
urla di orrore si elevano senza posa da quella voragine paurosa.
In questo mondo di desolazione e di tenebre, si dibattono
esseri discordi e disperati. Questi hanno sempre presente il
pensiero che i tormenti sofferti sono il frutto naturale e giusto
dei loro misfatti.
d) Quanto si sente e si vede di orribile nell'inferno è l'essenza, la
forma interiore del peccato rivelato appieno in tutta la sua
spaventosa virulenza.
e) L’inferno è l'opposto del cielo: il cielo è come un giardino
bellissimo di fiori e di frutti squisiti che comunicano la vita.
La vita eterna è come alimentata da un cibo... Siamo di fronte
all'albero della vita, come lo era già nell'Eden? La visione di
Emmerick presenta tratti teologici molto originali.
L'inferno visto dai tre veggenti di Fatima
I bambini, ai quali apparve la Madonna a Fatima dal 13 maggio al 13
ottobre 1917, sono Lùcia de Jesus (nata il 22 marzo 1907 e morta il
2005), Francisco (nato l'11 giugno 1908 e morto il 4 aprile 1919) e
Jacinta Marto (nata l' 11 marzo 1910 e morta il 20 febbraio 1920). Tra
l'altro, la Madonna fece vedere loro l'inferno. Vedemmo, racconta
Lucia, "come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i
demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate,
di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio, sollevate dalle
fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo
da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi -
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senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione,
che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano
per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti,
ma trasparenti come neri carboni di bracia ". Ai piccoli terrorizzati
dalla paura, la Madonna dice: "Avete visto l'inferno, dove vanno
le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel
mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi
dirò, molte anime si salveranno e avranno pace". La Madonna dirà
pure: "Quando recitate il Rosario, dopo ogni mistero dite: O Gesù mio,
perdonateci, liberateci dall'inferno, portate in cielo tutte le anime,
soprattutto quelle più bisognose". Da notare che al tempo delle apparizioni
della Madonna Lucia de Jesus aveva 10 anni, Francisco e Jacinta
Marto rispettivamente 9 e 7 anni. Anche in questa visione ci sono
elementi significativi da rilevare:
a) L'inferno appare come un grande mare di fuoco nel quale
sono immersi demoni e dannati, e nel fuoco ondeggiano nell'
incendio, sollevati dalle fiamme, e cadendo da tutte le parti.
b) I dannati emettono grida e gemiti di dolore e di disperazione,
che terrorizzano e fanno tremare di paura.
c) Demoni e dannati appaiono come braci trasparenti e nere o
abbronzate di forma umana. I demoni si distinguono per la
forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti,
ma trasparenti come neri carboni di bracia. Le differenze
notate (come braci trasparenti e nere o abbronzate) rispondono
molto probabilmente alle diverse forme di tormenti dati
per i peccati specifici. Oppure vogliono contrassegnare la
maggiore o minore colpevolezza dei dannati.
d) Dai demoni e dannati escono fiamme e nuvole di fumo. Evidentemente
il fuoco infernale permea tutto l'essere, quasi
come ad identificarsi con esso. Da notare che la tenera età dei
veggenti non ha impedito alla Madonna di presentare loro
uno spettacolo così orrendo. Ciò dice qualcosa ad una certa
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pedagogia che, per risparmiare alle anime uno spavento salutare,
lascia che esse corrano il rischio della dannazione eterna.
L'inferno visto da Santa Faustina Kowalska
Kowalska Elena (Maria Faustina) nacque il 25 marzo 1955 a Glogowiec,
in Polonia. Entrò nella Congregazione della B. V. M. della
Misericordia. Per ordine del suo Direttore spirituale scrisse il diario
personale, che intitolò "La Divina Misericordia nell'anima mia". Morì
a 33 anni il 5 ottobre 1938. Anche S. Faustina Kowalska, la confidente
dell'Amore misericordioso di Gesù, fece l'esperienza dell'inferno.
Ecco come lei racconta l'evento: "Oggi sotto la guida di un angelo,
sono stata negli abissi dell'inferno. È un luogo di grandi tormenti per
tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene
che ho visto: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita
di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza
che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il
fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un
fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è
l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i
demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male
degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana;
la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni,
le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i
dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci
sono tormenti particolari per le varie anime, che sono i tormenti dei
sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera
tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini
di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta
alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza
di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà
torturato per tutta l'eternità e aggiunge: "Scrivo questo per ordine di
Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è,
oppure che nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per
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per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di
raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Quello che ho
scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato
e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che
non credevano che ci fosse l'inferno".
COME SI PRESENTA L’INFERNO NELLA VISIONE DI SUOR FAUSTINA?
ECCO LE LINEE ESSENZIALI:
a) L'inferno è un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione
spaventosamente grande. Orribili caverne e voragini di
tormenti dove ogni supplizio si differenzia dall'altro.
b) Le pene principali che straziano i dannati sono sette:
La perdita di Dio: è la cosiddetta pena del danno, quella che
costituisce veramente l'inferno;
I continui rimorsi di coscienza. I dannati saranno torturati dal
ricordo dei peccati commessi; dal ricordo dei tanti aiuti ricevuti
e non accettati. Avrebbero potuto salvarsi così facilmente
e invece...
La consapevolezza che tale stato spaventoso non cambierà
mai. La tremenda disperazione con l'odio contro Dio e le
bestemmie e le imprecazioni. Essi saranno sempre lontani da
Dio e nel fuoco. Non usciranno più da quel carcere di disperazione
e di morte.
Il fuoco: è la pena che riassume tutte le pene che vanno sotto
il nome di "pena del senso", quel fuoco puramente spirituale,
acceso dall'ira di Dio che penetra l'anima senza annientarla.
Con il fuoco c’è l'oscurità continua con un orribile fetore
soffocante, la compagnia continua di satana.
c) Queste sono pene che tutti i dannati soffrono, ma non è questa
la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie
anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello
che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e inde-
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scrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti,
dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. E qui Sr. Faustina
aggiunge: quanto rivelato e scritto sull'inferno è solo una
pallida ombra della realtà.

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