5ª DOMENICA DI PASQUA
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Domenica 6 Maggio 2012, V Domenica di Pasqua - Anno B
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni
15,1-8
“Io
sono la vera vite e
il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo
toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più
frutto.
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e
io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non
rimane
nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i
tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di
me
non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il
tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo
bruciano. Se
rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che
volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che
portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli”.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza
nell’ “Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
Volume 9 Capitolo 600 pagina 477
«Perché, Signore, Tu
ti manifesti a noi e non al mondo?», chiede Giuda Taddeo.
«Perché mi amate e
osservate le mie parole. Chi così farà, sarà amato dal Padre e Noi verremo a lui e faremo dimora presso
di lui, in lui. Mentre chi non mi ama non osserva le mie parole e fa
secondo la carne e il mondo. Ora sappiate che ciò che Io vi ho detto non
è
parola di Gesù Nazareno ma parola del Padre, perché Io sono il Verbo del
Padre che mi ha mandato. Io vi ho detto queste cose parlando così, con
voi, perché voglio Io stesso prepararvi al possesso completo della
Verità e Sapienza. Ma ancora non potete capire né ricordare. Però, quando verrà a voi il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio
Nome, allora voi potrete capire, ed Egli tutto vi insegnerà, e vi ricorderà quanto Io vi ho detto.
Io
vi lascio la mia pace. Io
vi do la mia pace. Ve la do non come la dà il mondo. E neppure come fino
ad ora ve l’ho data: saluto benedetto del Benedetto ai benedetti. Più
profonda è la pace che ora vi do. In questo addio. Io vi comunico Me
stesso, il mio Spirito di pace, così come vi ho comunicato il mio Corpo e il mio Sangue, perché in voi resti una forza nella imminente battaglia. Satana e il mondo sferrano guerra al vostro Gesù. È la loro ora. Abbiate in voi la Pace,
il mio Spirito
che è spirito di pace, perché Io sono il Re della pace. Abbiatela per
non essere troppo derelitti. Chi soffre con la pace di Dio in sé soffre,
ma
non bestemmia e dispera.
Non piangete. Avete pure sentito che ho detto: “Vado al Padre e poi tornerò”. Se mi amaste sopra la carne, vi rallegrereste, perché Io vado dal Padre dopo tanto esilio... Vado da Colui che è maggiore di Me e che mi ama. Io ve l’ho detto ora, prima che ciò si compia, così come vi ho detto tutte le sofferenze del Redentore prima di andare ad esse, affinché, quando tutto si compia, voi crediate sempre più in Me. Non turbatevi così! Non sgomentatevi. Il vostro cuore ha bisogno di equilibrio...
Non piangete. Avete pure sentito che ho detto: “Vado al Padre e poi tornerò”. Se mi amaste sopra la carne, vi rallegrereste, perché Io vado dal Padre dopo tanto esilio... Vado da Colui che è maggiore di Me e che mi ama. Io ve l’ho detto ora, prima che ciò si compia, così come vi ho detto tutte le sofferenze del Redentore prima di andare ad esse, affinché, quando tutto si compia, voi crediate sempre più in Me. Non turbatevi così! Non sgomentatevi. Il vostro cuore ha bisogno di equilibrio...
Poco
più ho da parlarvi... e
ancora tanto ho da dire! Giunto al termine di questa mia
evangelizzazione, mi pare di non avere ancora nulla detto e che tanto,
tanto, tanto ancora
resti da fare. Il vostro stato aumenta questa mia sensazione. E che dirò
allora? Che Io ho mancato al mio ufficio? O che voi siete così duri di
cuore che a nulla esso è valso? Dubiterò? No. Mi affido a Dio, e a Lui
affido voi, miei diletti. Egli compirà l’opera del suo Verbo. Non sono
come un padre che muore e non ha altra luce che l’umana. Io spero in
Dio. E pure sentendo in Me urgere tutti i consigli di cui vi vedo
bisognosi
e sentendo fuggire il tempo, vado tranquillo alla mia sorte. So che sui
semi caduti in voi sta per scendere una rugiada che li farà tutti
germogliare, e poi verrà il sole del Paraclito, ed essi diverranno
albero potente. Sta per venire il principe di questo mondo, colui col
quale Io non
ho nulla a che fare. E, se non fosse per fine di redenzione, non avrebbe
potuto nulla su Me. Ma ciò avviene affinché il mondo conosca che Io amo
il
Padre e lo amo fino alla ubbidienza di morte, e perciò faccio ciò che mi
ha ordinato.
È l’ora di andare.
Alzatevi. E udite le ultime parole. Io sono la vera Vite. Il Padre ne è il Coltivatore. Ogni tralcio che non porta frutto Egli lo recide e quello che porta frutto lo pota perché ne porti più ancora. Voi siete già
purificati per la mia parola. Rimanete in Me ed Io in voi per continuare ad essere tali. Il tralcio staccato dalla vite non può fare frutto. Così voi se non rimanete in Me. Io sono la Vite e voi i tralci. Colui che resta unito a Me porta abbondanti frutti. Ma se uno si stacca diviene ramo secco e viene buttato nel fuoco e là brucia.
Perché, senza l’unione con Me, voi
nulla potete fare. Rimanete dunque in Me e le mie parole restino in voi,
poi domandate quanto volete e vi sarà fatto. Il Padre mio sarà sempre
più
glorificato quanto più voi porterete frutto e sarete miei discepoli.
Come
il Padre mi ha amato,
così Io con voi. Rimanete nel mio amore che salva. Amandomi sarete
ubbidienti, e l’ubbidienza aumenta il reciproco amore. Non dite che Io
mi
ripeto. So la vostra debolezza. E voglio che vi salviate. Io vi dico
queste cose perché la gioia che vi ho voluto dare sia in voi e sia
completa.
Amatevi, amatevi! Questo è il mio Comandamento nuovo. Amatevi
scambievolmente più di quanto ognuno ami se stesso. Non vi è maggior
amore di quello
di colui che dà la sua vita per i suoi amici. Voi siete i miei amici ed
Io do la vita per voi. Fate ciò che Io vi insegno e comando. Non vi
chiamo
più servi. Perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone, mentre voi
sapete ciò che Io faccio. Tutto di Me sapete. Vi ho manifestato non solo
Me stesso, ma anche il Padre ed il Paraclito e tutto quanto ho sentito
da Dio.
Non siete stati voi che vi siete scelti. Ma Io vi ho scelti e vi ho eletti, perché andiate fra i popoli, e facciate frutto in voi e nei cuori degli evangelizzati, e il vostro frutto rimanga e il Padre vi dia tutto ciò che gli chiederete in mio Nome.
Non siete stati voi che vi siete scelti. Ma Io vi ho scelti e vi ho eletti, perché andiate fra i popoli, e facciate frutto in voi e nei cuori degli evangelizzati, e il vostro frutto rimanga e il Padre vi dia tutto ciò che gli chiederete in mio Nome.
Non dite: “E allora, se Tu ci hai scelti, perché
hai scelto un traditore? Se tutto Tu sai, perché hai fatto
questo?”. Non chiedetevi neppure chi è costui. Non è un uomo. È Satana.
L’ho detto all’amico fedele e l’ho lasciato dire
dal figlio diletto. È Satana. Se Satana non si fosse incarnato, l’eterno
scimmiottatore di Dio, in una carne mortale, questo posseduto non
avrebbe potuto sfuggire al mio potere di Gesù. Ho detto: “posseduto”.
No. È molto di più: è un annullato in
Satana».
«Perché, Tu che hai
cacciato i demoni, non lo hai liberato?», chiede Giacomo d’Alfeo.
«Lo chiedi per amore di
te, temendo essere tu quello? Non lo temere».
«Io,
allora?».
«Io?».
«Io?».
«Tacete. Non dico quel
nome. Uso misericordia e voi fate ugualmente».
«Ma perché non lo hai
vinto? Non potevi?».
«Potevo. Ma, per
impedire a Satana di incarnarsi per uccidermi, avrei dovuto sterminare la razza dell’uomo avanti la Redenzione. Che avrei allora redento?».
«Dimmelo,
Signore,
dimmelo!». Pietro è scivolato in ginocchio e scuote freneticamente Gesù
come fosse in preda a delirio. «Sono io? Sono io? Mi esamino?
Non mi pare. Ma Tu... Tu hai detto che ti rinnegherò... Ed io tremo...
Oh! che orrore essere io!…».
«No, Simone di Giona.
Non tu».
«Perché
mi hai levato
il mio nome di “Pietra”? Sono dunque tornato Simone? Lo vedi? Tu lo
dici!... Sono io! Ma come ho potuto? Ditelo... ditelo voi... Quando è
che ho potuto divenire traditore?… Simone?… Giovanni?… Ma parlate!…».
«Pietro,
Pietro,
Pietro! Ti chiamo Simone perché penso al primo incontro, quando eri
Simone. E penso come sei sempre stato leale dal primo momento. Non sei
tu. Lo
dico Io: Verità».
«Chi,
allora?».
«Ma è Giuda di Keriot!
Non lo hai ancora capito?», urla il Taddeo che non riesce più a contenersi.
«Perché non me lo hai
detto prima? Perché?», urla anche Pietro.
«Silenzio. È Satana. Non ha altro nome. Dove vai, Pietro?».
«A cercarlo»
.
«Posa subito quel
mantello e quell’arma. O ti devo scacciare e maledire?».
«No, no! Oh! Signor
mio! Ma io... ma io... Sono forse malato di delirio, io? Oh! Oh!». Pietro piange, gettato per terra ai piedi di Gesù.
«Io vi do comando di
amarvi. E di perdonare. Avete capito? Se anche nel mondo è l’odio, in voi sia solo l’amore. Per tutti. Quanti traditori troverete sulla vostra via!
Ma non li dovete odiare e rendere
loro male per male. Altrimenti il Padre odierà voi. Prima di voi fui
odiato e tradito Io. Eppure, voi lo vedete, Io non odio. Il mondo non
può amare
ciò che non è come esso. Perciò non vi amerà. Se foste suoi, vi
amerebbe; ma non siete del mondo, avendovi Io presi da mezzo al mondo. E
per
questo siete odiati.
Vi ho detto: il servo non è
da più del padrone. Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno voi pure.
Se avranno ascoltato Me, ascolteranno pure voi. Ma tutto faranno per
causa del mio Nome, perché non conoscono, non vogliono conoscere Colui
che mi ha
mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato, non sarebbero
colpevoli. Ma ora il loro peccato è senza scusa. Hanno visto le mie
opere, udito le
mie parole, eppure mi hanno odiato, e con Me il Padre. Perché Io e il
Padre siamo una sola Unità con l’Amore. Ma era scritto: “Mi
odiasti senza ragione”. Però, quando sarà venuto il Consolatore, lo
Spirito di verità che dal Padre procede, sarà da Lui resa testimonianza
di Me, e voi pure mi testimonierete, perché dal principio foste con Me.
Questo
vi dico perché,
quando sarà l’ora, non rimaniate accasciati e scandalizzati. Sta per
venire il tempo in cui vi cacceranno dalle sinagoghe e in cui chi vi
ucciderà penserà di fare culto a Dio con ciò. Non hanno conosciuto né il
Padre né Me. In ciò è la loro scusante. Non ve le ho dette così ampie
prima di ora, queste cose, perché eravate come bambini appena nati. Ma
ora la madre vi lascia. Io vado. Dovete assuefarvi ad altro cibo. Voglio
lo
conosciate.
Nessuno
più mi chiede:
“Dove vai?”. La tristezza vi fa muti. Eppure è bene anche per voi che Io
me ne vada. Altrimenti non verrà il Consolatore. Io ve lo
manderò. E quando sarà venuto, attraverso la sapienza e la parola, le
opere e l’eroismo che infonderà in voi, convincerà il mondo del suo
peccato deicida e di giustizia sulla mia santità. E il mondo sarà nettamente diviso
nei reprobi, nemici di Dio, e nei credenti. Questi saranno
più o meno santi, a seconda del loro volere. Ma il giudizio del principe
del
mondo e dei suoi servi sarà fatto. Di più non posso dirvi, perché ancora
non potete intendere. Ma Egli, il divino Paraclito, vi darà
la Verità
intera, perché non parlerà di Se stesso. Ma dirà tutto quello che
avrà udito dalla Mente di Dio e vi annunzierà il futuro. Prenderà ciò
che da Me viene, ossia ciò che ancora è del Padre, e ve lo dirà. Ancora
un poco da vedersi. Poi non mi vedrete più. E poi ancora un poco, e poi
mi vedrete.
Voi mormorate fra voi ed in
cuor vostro. Udite una parabola. L’ultima del vostro Maestro.
Quando una donna ha concepito e giunge all’ora del parto, è in grande afflizione perché soffre e geme. Ma quando il piccolo figlio è dato alla luce ed ella lo stringe sul cuore, ogni pena cessa e la tristezza si muta in gioia, perché un uomo è venuto al mondo.
Quando una donna ha concepito e giunge all’ora del parto, è in grande afflizione perché soffre e geme. Ma quando il piccolo figlio è dato alla luce ed ella lo stringe sul cuore, ogni pena cessa e la tristezza si muta in gioia, perché un uomo è venuto al mondo.
Così voi. Voi piangerete e il mondo riderà di voi. Ma poi la vostra tristezza si muterà in
gioia. Una gioia che il mondo mai conoscerà. Voi ora siete
tristi. Ma, quando mi rivedrete, il vostro cuore diverrà pieno di un
gaudio
che nessuno avrà più potere di rapirvi. Una gioia così piena che vi
offuscherà ogni bisogno di chiedere e per la mente e per il cuore e per
la
carne. Solo vi pascerete di rivedermi, dimenticando ogni altra cosa. Ma
proprio da allora potrete tutto chiedere in mio Nome, e vi sarà dato dal
Padre perché abbiate sempre più gioia. Domandate, domandate. E
riceverete.
Viene
l’ora in cui
potrò parlarvi apertamente del Padre. Sarà perché sarete stati fedeli
nella prova e tutto sarà superato. Perfetto quindi il vostro amore,
perché
vi avrà dato forza nella prova. E quanto a voi mancherà Io ve lo
aggiungerò prendendolo dal mio immenso tesoro e dicendo: “Padre, lo
vedi.
Essi mi hanno amato credendo che Io venni da Te”. Sceso nel mondo, ora
lo lascio e vado al Padre, e pregherò per
voi».
«Oh! ora Tu ti spieghi.
Ora sappiamo ciò che vuoi dire e che Tu sai tutto e rispondi senza che nessuno ti interroghi. Veramente Tu vieni da
Dio!».
«Adesso credete? All’ultima ora? È tre anni che vi
parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è
Sangue non venuto da uomo, e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi
diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso.
Non come lo disse Satana ad Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. È il
vero
frutto dell’albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne
pasce, ed è morta la Morte. Chi
ne mangia vivrà in eterno e diverrà “dio” nel Regno di Dio. Voi sarete
dèi se permarrete in
Me. Eppure ecco... pur avendo in voi questo Pane e questo Sangue, poiché
sta venendo l’ora in cui sarete dispersi, voi ve ne andrete per vostro
conto e mi lascerete solo... Ma non sono solo. Ho il Padre con Me.
Padre, Padre! Non mi abbandonare! Tutto vi ho detto... Per darvi pace.
La mia pace.
Ancora sarete oppressi. Ma abbiate fede. Io ho vinto il
mondo».
Gesù
si alza, apre le
braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al
Padre. Giovanni la riporta integralmente. Gli apostoli lacrimano più o
meno
palesemente e rumorosamente. Per ultimo cantano un inno.
Gesù
li benedice. Poi
ordina: «Mettiamoci i mantelli, ora. E andiamo. Andrea, di’ al capo di
casa di lasciare tutto così, per mio volere. Domani... vi farà
piacere rivedere questo luogo». Gesù lo guarda. Pare benedire le pareti,
i mobili, tutto. Poi si ammantella e si avvia, seguito dai discepoli.
Al suo fianco è Giovanni, al quale si appoggia.
«Non saluti
la Madre?», gli chiede il figlio di Zebedeo.
«No. È tutto già
fatto. Fate, anzi, piano».
Simone,
che ha acceso una
torcia alla lumiera, illumina l’ampio corridoio che va alla porta.
Pietro apre cauto il portone ed escono tutti nella via e poi, facendo
giocare
un ordigno, chiudono dal di fuori. E si pongono in cammino.
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