Domenica 29
marzo 2015
DOMENICA
DELLE PALME
+
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo
Marco
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi
dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno
per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una
rivolta del popolo».
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il
lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro,
pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di
alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si
indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di
trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di
lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la
infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete
sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me.
Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la
sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il
mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha
fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi
dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e
promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento
opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la
Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché
tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo
loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua;
seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la
mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi
mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate
la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva
detto loro e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre
erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi,
colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli,
uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che
mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto
di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio
corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E
disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In
verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in
cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli
Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse
ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo
e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è
triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi,
cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora.
E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice!
Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò
addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una
sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto,
ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole.
Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti
pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse
loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio
dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco,
colui che mi tradisce è vicino».
E
subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una
folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli
anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che
bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto,
gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e
lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo
sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un
brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo
a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le
Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un
ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli,
lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono
tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da
lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava
seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il
sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la
trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro
testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso
contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo
tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto
da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo
sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non
rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e
non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei
tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo
sono!
E
vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le
nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle
giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo
guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli
negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso
l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai
presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti
dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei
Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di
cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si
ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo
canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
E
subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il
sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e
lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed
egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose.
Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose
ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase
stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè
nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora,
intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a
salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna,
gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.
Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero
indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava,
un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di
Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e
gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando
a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino
quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il
re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla
sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il
capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre
giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei
sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha
salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda
ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati
crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra
fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì,
lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a
inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere,
dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un
forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.
Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel
modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la
vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che
aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il
corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il
centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione,
concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla
croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria
madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Parola del Signore
Commento di Padre Giulio
Maria Scozzaro
Anche se è un po’ lunga la
lettura di questa Domenica delle Palme, non c’è assolutamente dubbio che la sua
lettura accresce l’amore verso Gesù, spiega il suo Amore verso ognuno di noi, fa
comprendere con quale infinita donazione ha voluto redimere
l’umanità.
Fino a diversi decenni fa
era uso nei conventi francescani meditare comunitariamente ogni giorno la
Passione di Gesù per un’ora, divisa in due momenti, considerati di intensa
spiritualità per quanto si apprendeva dei momenti tragici e violenti della Vita
del Signore.
Tutti i grandi Santi hanno
meditato con vivo interesse la sua Passione, perché da essa si ricava una
conoscenza adeguata del motivo assolutamente Divino e delle circostanze
particolareggiate delle ultime ore di Gesù.
La meditazione della
Passione di Gesù in realtà ha origine agli inizi stessi del Cristianesimo. A
Gerusalemme molti fedeli della prima ora avranno avuto un ricordo incancellabile
delle sofferenze accettate da Gesù, poiché anche loro erano sul Calvario. Mai
più avrebbero potuto dimenticare quella vigilia di Pasqua, quando Cristo
faticosamente percorse le strade della città portando sulle proprie spalle una
pesante croce.
Solo Dio
poteva sostenere tutti i peccati che rappresentava quella croce, peccati che
Gesù per amore nostro assunse su di sé.
Non si può rimanere
insensibili dinanzi alla tremenda esperienza vissuta dal Signore per riportare
l’amicizia tra il Padre e l’umanità.
Sulla Passione di Gesù,
questo scriveva San Giovanni Crisostomo: “Leggiamo
sempre la Passione del Signore. Grande guadagno e immenso profitto ricaveremo da
questa lettura, quando, infatti, tu Lo vedi adorato sarcasticamente con gesti e
con atti, schernito e burlato e, dopo tale farsa, colpito con pugni e
oltraggiato, quando tu Lo contempli mentre soffre gli estremi tormenti della
crocifissione: anche se tu sei duro come una pietra, diverrai più tenero della
cera e strapperai dall’anima ogni cattiva
passione”.
Se voi cominciate a
meditare ogni giorno anche pochi versetti di questo Vangelo o quello più
completo di San Matteo, che sono i capitoli 26 e 27, la vostra conoscenza di
Gesù si perfezionerà e proverete un amore mai scoperto prima, per la
comprensione di quanto ha voluto volontariamente patire per tutti
noi.
San Tommaso d’Aquino
diceva: “La Passione di Gesù è
sufficiente per impostare di sana pianta l’umana
esistenza”.
E un giorno, durante un
incontro con San Bonaventura, San Tommaso gli chiese da quali testi avesse
raccolto tutta la dottrina che esponeva nelle sue opere. Si dice che San
Bonaventura gli presentasse un Crocifisso, consumato ormai per i molti baci, e
gli dicesse: “Questo è il libro che mi detta tutto quello che scrivo:
quel poco che so l’ho imparato da qui”.
Dal
Crocifisso i Santi hanno imparato a soffrire e ad amare
davvero!
Da esso dobbiamo imparare
anche noi. Ci sarà di molto aiuto contemplare la Passione di Cristo nella nostra
meditazione personale, nella lettura del Santo Vangelo, nei misteri dolorosi del
Santo Rosario, nella Via Crucis.
Possiamo immaginare di essere anche noi confusi tra gli
spettatori che furono testimoni di quei momenti. Di trovarci tra gli Apostoli
durante l’Ultima cena, quando Gesù lavò i piedi e si espresse con una tenerezza
infinita, nel momento supremo dell’istituzione dell’Eucaristia. Essere uno in
più, oltre a quei tre che si addormentarono nel Getsemani, quando il Signore
desiderava tanto di avere compagnia nella sua infinita
solitudine…
Uno di quelli che furono presenti alla sua cattura;
uno di quelli che udirono Pietro giurare che non
conosceva Gesù;
uno che ascoltò i falsi testimoni in quella finzione di
processo, e vide il sacerdote strapparsi le vesti alle parole di Gesù;
uno tra la turba che urlando inferocita chiedeva la sua
morte e che poi Lo guardava appeso alla Croce sul Calvario.
Ci mettiamo tra gli spettatori e contempliamo il viso straziato ma
nobile di Gesù, la sua infinita pazienza…
Quanti insegnamenti ricaveremo ogni giorno dalla contemplazione
della sua Passione? Incalcolabili, e la nostra vita
migliorerà!
Per conoscere e seguire Gesù dobbiamo commuoverci
davanti al suo dolore e abbandono,
“sentire”, non solo guardare, i colpi dei flagelli, le spine, gli insulti, i
tradimenti, poiché sono stati i nostri peccati a portare Gesù sul Calvario.
È
davvero necessario per chi vuole crescere seriamente nella Fede, per tutto
l’anno prendere parte nella meditazione alle scene che riviviamo in questa
Settimana Santa:
il dolore di Gesù,
le lacrime di sua Madre,
la fuga dei discepoli,
la fortezza delle pie donne,
l’audacia di Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea che chiedono
a Pilato il Corpo del Signore.
Ricaveremo molti frutti dal meditare la Passione di
Cristo. In primo luogo una grande avversione per il peccato, poiché “Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53,3).
Gesù Crocifisso deve essere il libro nel quale, come
fecero i Santi, dobbiamo leggere sempre per imparare a detestare il peccato e a
infiammarci d’amore per un Dio tanto amoroso: nelle Piaghe di Cristo leggeremo
la malizia del peccato che Lo ha condannato ad una morte così crudele ed
infamante per soddisfare la giustizia Divina.
Leggeremo le prove dell’Amore di Gesù per ognuno di noi: tutte
quelle sofferenze proprio per rivelarci quanto ci
amava!
1 Ave Maria per Padre
Giulio
Sostieni
l'apostolato per Gesù e Maria. Aiuta con donazioni la diffusione del Vangelo, la Parola
di Vita che salva le anime e guarisce le malattie. Il nostro apostolato è
vastissimo e non abbiamo fini di lucro, abbiamo bisogno di offerte per sostenere
tutte le spese. Aiutaci a continuarlo secondo il Cuore di Gesù. Il nostro forte
impegno vuole far conoscere Gesù ovunque e diffondere la vera devozione alla
Madonna. Vogliamo diffondere e difendere la sana dottrina della Chiesa. Il
vostro contributo economico è un segno di stima e di amore, manifestazione di
vicinanza e di Fede. Diventa anche tu difensore dell'unica Chiesa fondata da
Gesù. "Dai loro frutti li riconoscerete" (Mt 7,16).
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna
con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco
portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi
molto per me.
Vi benedico e prego per
tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel
Rosario.
Proposito
Devo collaborare con tutte
le mie forze nell’apostolato per far conoscere Gesù.
Pensiero
Solo quando saprò che il
demonio cesserà dall’insidiare le anime, io cesserò dal cercare nuovi mezzi per
salvarle dai suoi inganni e dalle sue insidie. (San Giovanni Bosco)
Per superare
le prove dolorose, non soccombere dinanzi gli attacchi dei nemici e ricevere
Grazie particolari, anche miracoli impossibili, vi consiglio di recitare ogni
giorno la preghiera efficace, già utilizzata da decine di migliaia di fedeli.
Sono migliaia le testimonianze di guarigioni e di liberazioni da attacchi
malefici, moltissimi hanno superato prove difficili e ottenuto Grazie.
Recitatela ogni giorno, è un potentissimo atto di Consacrazione alla Madonna.
Potete stamparla dal nostro sito:
“Continuiamo a recitare ogni giorno il Santo Rosario alle ore 16 e
alle ore 21 in comunione di preghiera, già siamo moltissimi a partecipare a
questa cordata spirituale. Possiamo pregare in comunione di amore nelle
stesse ore, recitando il Santo Rosario ogni giorno secondo le intenzioni della
Madonna. Ognuno decide se partecipare alle due Corone oppure a una delle
due. L’importante è recitare almeno una Corona al giorno in comunione con Gesù,
la Madonna e tra noi. Vi assicuro che le benedizioni saranno abbondanti e chi
cerca Grazie le potrà ottenere con maggiore facilità, perché pregando insieme,
la preghiera diventa potente”.
Per leggere tutti gli altri commenti
Nessun commento:
Posta un commento