12ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Domenica 23 giugno 2013 – Anno C
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,18-24
Un
giorno, mentre Gesù
si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui,
pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi
risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri
uno degli antichi profeti che è risorto». Allora
domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola,
rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora
ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio
dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani,
dai
sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo
giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi
vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà
la propria vita per me, la salverà.
Corrispondenza
nell’"Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 5 Capitolo
343 pagina 309
La
pianura fiancheggia il
Giordano prima che questo si getti nel lago di Merom. Una bella pianura
su cui di giorno in giorno crescono più rigogliosi i cereali e
s’infiorano gli alberi da frutto. I colli oltre i quali è Cedes sono ora
alle spalle dei pellegrini, che infreddoliti camminano lesti
nelle prime luci del giorno, guardando con desiderio il sole che ascende
e cercandolo non appena il suo raggio tocca i prati e carezza le
fronde.
Devono
aver dormito
all’aperto, al massimo in un pagliaio, perché le vesti sono sgualcite e
conservano festuche di paglia e foglie secche che essi si vanno
levando man mano che le scoprono nella luce più forte.
Il
fiume si annuncia per il
suo fruscio, che pare forte nel silenzio mattutino della campagna e per
una folta riga di alberi delle foglie novelle, che tremolano alla lieve
brezza
del mattino. Ma ancora non si vede, sprofondato come è nella pianura
piatta. Quando le acque azzurre, ingrossate da numerosi torrentelli che
scendono dai colli occidentali, si vedono luccicare fra il verde novello
delle sponde, si è quasi sulla riva.
«Facciamo la riva fino
al ponte, oppure passiamo il fiume qui?» chiedono a Gesù che era solo, meditabondo, e che si è fermato ad
attenderli.
«Vedete se
c’è barca per passare. È meglio andare di qui...».
«Sì.
Al ponte
che è proprio sulla via di Cesarea Paneade potremmo incontrare da capo
qualcuno messo sulle tracce» osserva Bartolomeo accigliato,
guardando Giuda.
«No.
Non mi guardare
male. Io non sapevo di venire qui e non ho detto nulla. Era facile
capire che da Safet Gesù sarebbe andato alle tombe dei rabbi e a
Cédès. Ma mai avrei pensato volesse spingersi fino alla capitale di
Filippo. Perciò essi Lo ignorano. E non li troveremo per mia
colpa né per loro volontà. A meno che non abbiano Belzebù che li
conduce» dice calmo e umile
l’Iscariota.
«Questo
è bene.
Perché con certa gente… Bisogna avere occhio e misurare le parole, non
lasciare indizi dei nostri progetti. Stare attenti a tutto si
deve. Altrimenti la nostra evangelizzazione si tramuterà in perpetua
fuga» ribatte Bartolomeo.
Tornano Giovanni e Andrea.
Dicono: «Abbiamo trovato due barche. Ci passano per una dramma a barca. Scendiamo sull’argine».
E
nelle due barchette, in due
riprese, passano sull’altra sponda. La pianura piatta e fertile, li
accoglie anche qui. Una pianura fertile, ma poco popolata. Solo i
contadini
che la coltivano hanno casa in essa.
«Uhm! Come faremo per
il pane? Io ho fame… E qui… non ci sono neppure le spighe filistee… Erba e foglie, foglie e fiori. Non sono una pecorella
né un’ape» mormora Pietro ai compagni, che sorridono all’osservazione.
Giuda Taddeo si volta -era un
poco più avanti- e dice: «Compreremo pane al primo paese».
«Sempre che non ci
facciano fuggire» termina Giacomo di Zebedeo.
«Guardatevi,
voi che
dite di stare attenti a tutto, dal prendere il lievito dei farisei e dei
sadducei. Mi sembra che lo stiate facendo, senza riflettere a ciò che
fate di male. State attenti! Guardatevi!» dice Gesù.
Gli
apostoli si guardano
l’un l’altro e bisbigliano: «Ma che dice? Il pane ce lo ha dato quella
donna del sordomuto e l’oste di Cedes. E questo
è ancora qui. L’unico che abbiamo. Né sappiamo se potremo trovarne da
prendere per la nostra fame. Come dunque dice che comperiamo
da sadducei e farisei pane col loro lievito? Forse non vuole che si
comperi in questi paesi...».
Gesù, che era di nuovo
avanti tutto solo, torna a voltarsi.
«Perché
avete
paura di rimanere senza pane per la vostra fame? Anche se tutti qui
fossero sadducei e farisei, non rimarreste senza cibo per il mio
consiglio. Non è di quel lievito che è nel pane che Io parlo. Perciò potrete comperare dove vi pare il pane per i vostri ventri. E se nessuno ve lo volesse vendere, non
rimarreste senza pane lo stesso.
Non
vi ricordate dei cinque
pani con cui si sfamarono cinquemila persone? Non vi ricordate che ne
raccoglieste dodici panieri colmi di avanzi? Potrei fare per voi, che
siete
dodici e avete un pane, ciò che feci per cinquemila con cinque pani. Non
capite a quale lievito alludo? A quello che gonfia nel cuore dei farisei, sadducei e dottori, contro di Me. È odio, quello. Ed è
eresia.
Ora
voi state andando verso
l’odio come fosse entrato in voi parte del lievito farisaico. Non si
deve odiare neppure chi ci è nemico. Non aprite neppure uno
spiraglio a ciò che non è Dio. Dietro al primo entrerebbero altri
elementi contrari a Dio. Talora, per troppo volere combattere con armi
uguali i nemici, si finisce a perire o a essere vinti. E, vinti che
siate, potreste per contatto assorbire le loro dottrine.
No.
Abbiate carità e
riservatezza. Voi non avete in voi ancora tanto da poterle combattere,
queste dottrine, senza esserne infettati. Perché alcuni elementi di esse
li avete pure voi. E l’astio per loro ne è uno. Ancora vi dico che essi
potrebbero cambiare metodo per sedurvi e levarvi a Me, usandovi
mille gentilezze, mostrandosi pentiti, desiderosi di fare la pace. Non
dovete sfuggirli.
Ma quando essi cercheranno di darvi le loro dottrine, sappiate non accoglierle. Ecco quale è il lievito di cui parlo. Il
malanimo che è contro l’amore e le false dottrine. Vi dico: siate prudenti».
«Quel segno che i
farisei chiedevano ieri era “lievito”, Maestro?» chiede Tommaso.
«Era lievito e
veleno».
«Hai fatto bene a non
darglielo».
«Ma glielo darò
un giorno».
«Quando? Quando?»
chiedono curiosi.
«Un
giorno...».
«E che segno è?
Non lo dici nemmeno a noi, tuoi apostoli? Perché lo si possa riconoscere subito» chiede voglioso Pietro.
«Voi non dovreste avere
bisogno di un segno».
«Oh! non per poter
credere in Te! Non siamo la gente che ha molti pensieri, noi. Noi ne abbiamo uno solo: amare Te» dice veementemente Giacomo di
Zebedeo.
«Ma la gente, voi che
l’avvicinate, così alla buona, più di Me, e senza la soggezione che Io posso incutere, chi dice che Io sia? E come definisce il
Figlio dell’Uomo?».
«Chi dice che Tu sei
Gesù, ossia il Cristo, e sono i migliori. Gli altri ti dicono Profeta, altri solo Rabbi, e altri, Tu la sai, ti dicono pazzo e indemoniato».
«Qualcuno però
usa per Te il nome stesso che Tu ti dai, e ti dice “Figlio dell’Uomo”».
«E alcuni anche dicono
che ciò non può essere, perché il Figlio dell’Uomo è ben altra cosa. Né è sempre negazione, questa.
Perché in fondo essi ammettono che Tu sei da più del Figlio dell’Uomo: sei il Figlio di Dio. Altri invece dicono che non sei neppure il Figlio dell’Uomo, ma un povero uomo che satana agita o che sconvolge
la demenza. Tu vedi che i pareri sono molti e tutti diversi» dice Bartolomeo.
«Ma per la gente chi
è dunque il Figlio dell’Uomo?».
«È
un uomo nel
quale siano tutte le virtù più belle dell’uomo, un uomo che raduni in sé
tutti i requisiti di intelligenza, sapienza,
grazia che pensiamo fossero in Adamo, e taluni a questi requisiti
aggiungono quello del non morire. Tu sai che già circola la voce che
Giovanni
Battista non sia morto. Ma solo trasportato altrove dagli Angeli, e che
Erode, per non dirsi vinto da Dio, e più ancora Erodiade, abbiano
ucciso un servo e, sottratto il capo di lui, abbiano mostrato come
cadavere del Battista il corpo mutilato del servo. Tante ne dice la
gente!
Perciò
pensano in
molti che il Figlio dell’Uomo sia o Geremia, o Elia, o qualcuno dei
Profeti e anche lo stesso Battista, nel quale era grazia e sapienza, e
si
diceva il Precursore del Cristo. Cristo: l’Unto di Dio. Il Figlio
dell’Uomo: un grande uomo nato dall’uomo. Non possono ammettere in
molti, o non lo vogliono ammettere, che Dio abbia potuto mandare suo
Figlio sulla terra. Tu lo hai detto ieri: “Crederanno solo coloro che
sono
convinti dell’infinita bontà di Dio”. Israele crede nel rigore di Dio
più che nella sua bontà...» dice ancora
Bartolomeo.
«Già.
Si sentono
infatti tanto indegni che giudicano impossibile che Dio sia tanto buono
da mandare il suo Verbo per salvarli. Fa ostacolo al loro credere in
ciò lo stato degradato della loro anima» conferma lo Zelote.
E
aggiunge: «Tu lo dici
che sei il Figlio di Dio e dell’Uomo. Infatti in Te è ogni Grazia e
sapienza come Uomo. Ed io credo che realmente chi fosse nato da un
Adamo in Grazia ti avrebbe somigliato per bellezza e intelligenza ed
ogni altra dote. E in Te brilla Dio per la potenza. Ma chi lo può
credere
fra coloro che si credono dèi e misurano Dio su se stessi, nella loro
superbia infinita?
Essi,
i crudeli, gli
odiatori, i rapaci, gli impuri, non possono certo pensare che Dio abbia
spinto la sua dolcezza a dare Se stesso per redimerli, il suo amore a
salvarli, la sua generosità a darsi in balìa dell’uomo, la sua purezza a
sacrificarsi fra noi. Non lo possono, no, essi che sono
così inesorabili e cavillosi nel cercare e punire le colpe».
«E
voi chi dite che Io
sia? Ditelo proprio per vostro giudizio, senza tenere conto delle mie
parole o di quelle altrui. Se foste obbligati a giudicarmi, che direste
che Io
sia?».
«Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente» grida Pietro inginocchiandosi a braccia tese verso l’alto, verso Gesù, che lo guarda con un volto tutto
luce e che si curva a rialzarlo per abbracciarlo dicendo:
«Te beato, o Simone,
figlio di Giona! Perché non la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. Dal primo giorno che
venisti da Me ti sei fatto questa domanda, e poiché eri semplice e onesto hai
saputo comprendere ed accettare la risposta che ti veniva dai Cieli. Tu non vedesti manifestazioni soprannaturali come tuo fratello e
Giovanni e Giacomo. Tu non conoscevi la mia santità di Figlio, di operaio, di cittadino come Giuda e Giacomo, miei fratelli (cugini). Tu non ricevesti miracolo né vedesti farne, né ti diedi segno di potenza come feci e
come videro Filippo, Natanaele, Simon Cananeo, Tommaso, Giuda.
Tu
non fosti soggiogato dal
mio volere come Levi il pubblicano. Eppure tu hai esclamato: “Egli è il
Cristo!” Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto,
né mai la tua Fede fu scossa. Per questo Io ti ho chiamato Cefa. E per
questo su te, Pietra, Io edificherò la mia Chiesa, e le porte
dell’inferno non prevarranno contro di lei. A te darò le chiavi del
Regno dei Cieli. E qualunque cosa avrai legata sulla terra
sarà legata anche nei Cieli. E qualunque cosa avrai sciolta sulla terra
sarà sciolta anche nei Cieli, o uomo fedele e prudente di cui ho
potuto provare il cuore. E qui, da questo momento, tu sei il capo, al
quale va data ubbidienza e rispetto come ad un altro Me stesso. E tale
lo
proclamo davanti a tutti voi».
Se
Gesù avesse
schiacciato Pietro sotto una grandine di rimproveri, il pianto di Pietro
non sarebbe stato così alto. Piange tutto scosso dai singhiozzi, col
volto sul petto di Gesù. Un pianto che avrà solo riscontro in quello
infrenabile del suo dolore di rinnegatore di Gesù. Ora
è pianto fatto di mille sentimenti umili e buoni… Un altro poco
dell’antico Simone -il pescatore di Betsaida che al primo annuncio
del fratello aveva riso dicendo: «Il Messia appare a te!.. Proprio!»,
incredulo e ridanciano- un poco tanto dell’antico Simone si
sgretola sotto quel pianto per far apparire, sotto la crosta
assottigliata della sua umanità, sempre più nettamente il Pietro,
pontefice
della Chiesa di Cristo.
Quando
alza il viso, timido,
confuso, non sa che fare un atto per dire tutto, per promettere tutto,
per rinforzarsi tutto al nuovo ministero: quello di gettare le sue
braccia
corte e muscolose al collo di Gesù e obbligarlo a chinarsi per baciarlo,
mescolando i suoi capelli, la sua barba, un poco ispidi e brizzolati,
ai capelli e alla barba morbidi e dorati di Gesù, guardandolo poi con
uno sguardo adorante, amoroso, supplichevole, degli occhi un poco
bovini,
lucidi e rossi delle lacrime sparse, tenendo nelle sue mani callose,
larghe, tozze, il viso ascetico del Maestro curvo sul suo, come fosse un
vaso da
cui fluisse liquore vitale… e beve, beve, beve dolcezza e Grazia,
sicurezza e forza, da quel viso, da quegli occhi, da quel
sorriso…
Si sciolgono infine, tornando
ad andare verso Cesarea di Filippo, e Gesù dice a tutti:
«Pietro
ha detto la
verità. Molti l’intuiscono, voi la sapete. Ma voi, per ora, non dite ad
alcuno ciò che è il Cristo nella verità
completa di ciò che sapete. Lasciate che Dio parli nei cuori come parla
nel vostro. In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni
o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a
sapere il vero significato delle parole “Gesù, il Cristo, il
Verbo, il Figlio dell’Uomo e di Dio”».
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
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