:: PROFEZIE ::
«Quale sarà il segno della tua venuta?»
Un attento esame degli eventi storici non può che portare
alla conclusione che, anche nel nostro tempo, "non c'è niente di
nuovo sotto il sole". (Eccl. 1:9) Nel XX secolo si sono ripetuti
avvenimenti comuni ad altri periodi della storia; anzi, alcune calamità
furono molto superiori in altre epoche e sono diminuite notevolmente a
partire dal 1914. La storia quindi smentisce decisamente l'opinione dei
Testimoni di Geova (TdG) che dal 1914 l'umanità abbia visto intensificarsi,
in una misura senza precedenti, le caratteristiche del cosiddetto "segno
composito": guerre, terremoti, pestilenze, carestie, ecc. (per i
dettagli si vedano queste pagine).
Per i TdG queste affermazioni, pur essendo basate sui fatti,
sono inaccettabili: essi insistono continuamente nel ribadire che la nostra
epoca, a partire dal 1914, avrebbe visto l'adempimento del cosiddetto
"segno degli ultimi giorni". Esprimere dei dubbi in merito è
considerato indice di miscredenza. Una scrittura citata frequentemente
per etichettare chi non accetta le interpretazioni millenaristiche della
Società è il passo di 2 Pietro 3:3,4, ove si legge:
«Soprattutto dovete
tener presente una cosa: negli ultimi tempi verranno uomini che non credono
a niente e vivono ascoltando le proprie passioni. Verranno e rideranno
di voi, dicendo: "Voi dicevate che il Signore doveva tornare, ma
dov'è? I nostri padri sono morti, ma tutto rimane come prima, com'era
fin dalla creazione del mondo"». (Parola del Signore, LDC,
ABU, 1985).
Ma di chi sta parlando l'apostolo? Dall'immediato contesto
si comprende che questi increduli (la TNM parla di "schernitori")
non credevano nel ritorno del Signore e nel futuro Giorno
di Giudizio. Essi additavano come "prova" il fatto che i normali
processi fisici, sociali e storici, continuavano a ripetersi sempre uguali,
senza che si verificasse nulla di nuovo o di straordinario a indicare
che gli eventi avrebbero subito una radicale evoluzione. Le parole di
Pietro si potrebbero parafrasare anche in questo modo: "Sono decenni
che voi cristiani annunciate il ritorno di Cristo ma questo non si è realizzato.
Molti sono invecchiati e morti nella vana attesa di questo ritorno. Noi
vediamo che il mondo continua ad andare avanti come è sempre avvenuto.
Non c'è nulla che faccia pensare che le cose cambieranno. Voi siete degli
illusi". Pietro rammenta che anche prima del Diluvio accadde la stessa
cosa: nulla sembrava far presagire la catastrofe, eppure essa avvenne
(Vv. 5-7)[1]. Questa miscredenza
è comune anche oggi: molti credono che il ritorno di Cristo sia una vana
illusione e che questo mondo durerà per sempre. In realtà la Scrittura
è chiarissima nell'indicare che il Signore tornerà di nuovo nella sua
gloria per giudicare l'umanità. Questo evento tuttavia avverrà in maniera
improvvisa ed inaspettata, "come un ladro nella notte", senza
che nulla lo faccia presagire. Tutto il discorso escatologico di Gesù
ha infatti come tema centrale la necessità di essere costantemente vigilanti
e pronti perché la venuta di Cristo sarà improvvisa e, prima che essa
si verifichi, nulla sarà dato saperne (Matteo 24: 42-44; 2 Pietro 3:10).
Albrecht Dürer
Xilografia che illustra i "Cavalieri dell'Apocalisse".
Come si deve intendere allora la domanda che gli apostoli
rivolsero a Gesù in merito al "segno della tua venuta e della fine
di questo mondo"? (Matteo 24:3) Le guerre, i terremoti, le carestie,
le pestilenze, ecc. menzionati da Cristo si devono considerare "il
segno" del ritorno di Gesù o si deve attribuire loro un altro significato?
Dato che tutta la storia ha visto il continuo ripetersi di tali calamità,
è evidente che la lettura dei capitoli escatologici fatta dai TdG e da
tutti i gruppi apocalittici, che legano all'osservazione di fatti fisici
le loro aspettative sulla parousia, è contraria alle intenzioni
di Cristo e snatura completamente il senso delle sue parole. Ecco a questo
proposito un significativo commento al vangelo di Matteo (il grassetto
è mio):
«Il verificarsi di
alcune catastrofi [...] ha sempre indotto la gente comune a pensare in
termini apocalittici, da fine del mondo. A questo fenomeno è associato
il sorgere di impostori, quelli che Matteo chiama i "falsi profeti"
(vv.11 e 24; cf 7,15), che approfittano del malessere diffuso tra la gente,
dello sbandamento generale, per contrabbandare dottrine soterologiche.
[...] Matteo parla molto della "fine" (tò telos), in questo
brano: lo fa almeno tre volte (vv. 6,13.14). Ma proprio per dire che
quegli avvenimenti che noi sogliamo definire "apocalittici"
non sono ancora la fine: "Bisogna infatti che avvengano (le guerre,
ecc.), ma non è ancora la fine" (v. 6 ) Poi, per dire che solo "chi
avrà perseverato sino alla fine sarà salvato" (v, 13) ciò che dà
l’idea di una lunga perseveranza, non di una facile illusione. Infine,
per dare quella che secondo lui è la chiave dell’escatologia messianica:
solo dopo che l’ evangelo sarà annunziato a "tutte le genti",
"in tutta la terra abitata", "verrà la fine" (v, 14)
La piccola chiesa giudeo-cristiana ha davanti a se (per la prima volta
in Matteo) un compito missionario di enormi proporzioni, tale da richiedere
tempi estremamente dilazionati per poter essere espletato. Non si può
più pensare in termini "apocalittici". A riprova, Matteo utilizza
una volta il vocabolo antitetico a telos, ossia arche, "inizio",
per significare che "tutto ciò è solo l’inizio delle doglie"
(v. 8). "Tutto ciò", vale a dire tutti quegli eventi catastrofici
comunemente interpretati come indizi della fine, sono appena un inizio,
un germoglio: la prospettiva è rovesciata"[2].
In altre parole, quello che i TdG considerano Il segno, in realtà
sarebbe proprio l’opposto: un non-segno. Gesù intendeva dire
cioè che guerre, carestie, terremoti, ecc., non avrebbero dovuto
essere considerati segni precursori della fine. "Queste cose dovranno
accadere...", dice Gesù. "Non siate atterriti" per questi
fatti. "Badate che nessuno vi svii", facendo magari leva sul
timore connesso a questi eventi, che si sono verificati in ogni epoca.
Il "segno" non doveva quindi essere composto da questi fatti
visibili che avrebbero sempre accompagnato la storia umana. È interessante notare che questo è esattamente il modo in cui il primo presidente della Società Torre di Guardia, Charles Taze Russell, interpretò Matteo 24:6-8:
«Così, in breve, Nostro Signore
sintetizzò la storia secolare e insegnò ai discepoli a non aspettarsi
molto presto la sua seconda venuta e il suo regno glorioso. E in che modo
appropriato: certamente la storia del mondo è proprio questa: un susseguirsi
di guerre, intrighi, carestie e pestilenze, nient'altro»[3].
Gli studiosi in genere concordano con questo modo di intendere
le parole di Cristo che, alla luce del contesto e dei fatti storici, è
il più logico e corretto:
«La risposta di
Gesù parte dalla seconda domanda, quella riguardante i segni che possono
riferirsi alla parousìa, e mira a mettere in guardia i discepoli
perché non si lascino ingannare da tutta una serie di eventi che egli
elenca loro»[4].
Un altro studioso, B.C. Butler, osserva:
«Matteo XXIV,
5-14 fornisce la chiara anticipazione della storia universale (in riferimento
alla domanda relativa alla fine dei tempi). Gesù ammonisce i discepoli
a non intendere le catastrofi che si abbatteranno sul mondo come un segno
della fine imminente della storia»[5].
Un eminente scrittore avventista, C.H. Maxwell, sostiene
che in Matteo 24:6-8 Gesù ammonisce i discepoli di non lasciarsi «confondere
da tutta una serie di non-segni». In un capitolo intitolato appunto «I
non-segni» egli scrive:
«Il pensiero di
Gesù era che disastri e sconfitte e guerre e carestie non sono "segni"
della fine prossima, né di Gerusalemme, né del mondo. Tutto ciò, infatti,
triste a dirsi, è da sempre familiare al nostro scellerato pianeta»[6].
Ci si potrebbe quindi chiedere quale sia il senso delle
parole che troviamo in Matteo 24:32,33:
Dal fico poi imparate
la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie,
sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste
cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.
Quali sono "tutte queste cose" che avrebbero dovuto
indicare l'imminenza del ritorno di Cristo, il fatto che 'Egli era proprio
alle porte'? Se, come abbiamo osservato, non si tratta delle guerre, dei
terremoti, delle pestilenze, ecc. — che hanno costantemente afflitto
l'umanità —, a cosa si riferiva Gesù con questa parabola?
Leggendo l'immediato contesto, comprendiamo che il Signore
stava parlando degli sconvolgimenti cosmici che precederanno la sua parusia.
Tali avvenimenti avrebbero indicato ai cristiani vigili nell'attesa che
"il tempo era vicino", senza però offrire i margini di tempo
per prepararsi alla sua venuta (vv. 29-31):
Subito dopo la
tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più
la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno
sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e
allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il
Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.
Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i
suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
Ecco come la Watch Tower commenta questi versetti:
«Cosa riserva il prossimo futuro in quanto al timore? Il timore continuerà
ad aumentare o sarà eliminato? Ancora una volta, vediamo cosa disse
Gesù agli apostoli. Egli additò qualcosa che avverrà nel prossimo futuro:
una grande tribolazione. Queste sono le sue parole:
"Immediatamente dopo la tribolazione di quei giorni il sole sarà oscurato, e la luna non darà la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scrollate. E allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria". — Matteo 24:29, 30.Quindi possiamo aspettarci che presto inizi la grande tribolazione. Altre profezie bibliche indicano che la prima parte consisterà in una rappresaglia contro la falsa religione a livello mondiale. Poi si avranno i terribili sviluppi appena menzionati, inclusi fenomeni celesti di qualche natura[7]. Quale sarà l’effetto su milioni di persone? Ebbene, consideriamo una narrazione parallela della risposta di Gesù, in cui troviamo più ampi commenti profetici:
"Ci saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate". — Luca 21:25, 26.Ci aspetta questo. Ma non tutti gli esseri umani allora saranno presi da tale timore da venire meno. Al contrario, Gesù disse: "Quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate in alto la testa, perché la vostra liberazione si avvicina". — Luca 21:28. Egli rivolse queste parole incoraggianti ai suoi veri seguaci. Anziché venire meno o essere paralizzati dal timore, essi avrebbero avuto ragione di alzare la testa senza timore». — La Torre di Guardia del 15/10/95, pp. 7, 8).
Secondo le stesse parole della Società, questi spaventosi
fenomeni celesti saranno l'inequivocabile dimostrazione che il ritorno
di Cristo è imminente. Con queste parole Gesù lascia intendere che i segni
sarebbero stati seguiti così da vicino dalla sua venuta che ogni precauzione
sarebbe stata impossibile. Questo è anche il senso della parabola delle
dieci vergini (Matteo 25:1-13). Come quando il fico e tutti gli altri
alberi mettono le foglie nulla può far rimandare la venuta della nuova
stagione, così, quando si manifesteranno questi segni celesti, nulla potrà
far allontanare il giudizio di Cristo. Mentre gli increduli saranno colmi
di terrore, i fedeli si rallegreranno perché il loro Signore "è alle
porte".
A proposito dei "segni" che dovrebbero caratterizzare la fine
di questo mondo, notate la seguente descrizione:
«Tutto ciò che avviene
era predetto; tutto ciò che si vede preannunciato: che le terre divorano
le città; i mari portan via le isole; le guerre all'interno ed all'esterno
dilaniano i popoli; i regni cozzano contro i regni; la carestia, la peste,
o i disastri locali e i numerosi casi di morte devastano un gran numero
di paesi; gli umili sono trasformati in grandi ed i grandi in umili; la
giustizia si fa rara l'ingiustizia cresce; l'amore delle cose buone si
intorpidisce; persino il modo di comportarsi delle stagioni e le leggi
dei corpi celesti escon di carreggiata; l'ordine della natura è turbato
da presagi funesti e da prodigi: tutte queste cose sono state narrate
anticipatamente. Mentre noi le sopportiamo, possiamo leggerle; mentre
veniamo a conoscerle, esse si verificano. Il verificarsi di una profezia
è, mi sembra, una prova della sua divinità».
Di quale periodo di tempo
si sta parlando? Si noti l'accenno al cambiamento delle stagioni...
molti non avrebbero esitazioni nel dire che si tratta di una descrizione
dei nostri tempi. Invece... è un brano tratto dell'Apologetico
di Tertulliano (XX, 2,3 ). Tertulliano visse nel secondo secolo dopo
Cristo! Anche nel suo tempo quindi esistevano problemi e calamità
che facevano credere ai contemporanei di essere vicini alla fine. La
stessa cosa è avvenuta in tante altre epoche della storia umana, compresa
la nostra.
Note:
[1] È il caso di notare che Pietro non dice che gli "ultimi giorni"
sarebbero stati diversi da qualsiasi altro periodo della storia umana,
ma si limita ad osservare che la fine verrà, anche se nulla sembra farla
presagire.
[2] Alberto Mello, Evangelo secondo Matteo, Edizioni Qiqajon,
Comunità di Bose, Magnano (VC), 1995; nota al cap. 24 di Matteo.
[3] The Day of Vengeance (1904), p.
566; cliccare
qui per
visualizzare la pagina originale. La Società Torre di Guardia abbandonò
nel 1920 la veduta, scritturalmente corretta, del suo primo presidente.
Questo avvenne evidentemente a causa della reazione emotiva scatenata
dalla prima guerra mondiale e dagli esiti rovinosi della spagnola. In
questo modo la Società incorse proprio nell'errore da cui Gesù mise in
guardia all'inizio del discorso escatologico. Cfr. Milioni ora viventi
non morranno mai, 1920, pp.17-19.
[4] Commentar über das Evangelium
des Matthaüs, Lipsia 1877, p. 458.
[5]The Originality of St. Mattew, 1951, p. 80.
[6] C.H. Maxwell, God Cares, 1985, vol. 2, pp. 20,21.
[7] Si noti che, contrariamente a quanto afferma la Società, Gesù non
dice che la tribolazione sarà divisa in varie parti, una prima parte
che vedrebbe il giudizio contro la "falsa religione" e una seconda
in cui si manifesterebbero i fenomeni celesti. Il Signore dice che i fenomeni
cosmici si dovranno verificare "dopo la tribolazione".
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