Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Viola
La trasfigurazione occupava un posto importante nella vita e nell’insegnamento della Chiesa primitiva. Ne sono testimonianze le narrazioni dettagliate dei Vangeli e il riferimento presente nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1,16-18).
Per i tre apostoli il velo era caduto: essi stessi avevano visto ed udito. Proprio questi tre apostoli sarebbero stati, più tardi, al Getsemani, testimoni della sofferenza di nostro Signore.
L’Incarnazione è al centro della dottrina cristiana. Possono esserci molti modi di rispondere a Gesù, ma per la Chiesa uno solo è accettabile. Gesù è il Figlio Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo.
“È bello per noi stare qui”, esclama Pietro, il quale “non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento”. La fede pone a tacere la paura, soprattutto la paura di aprire la nostra vita a Cristo, senza condizioni. Tale paura, che nasce spesso dall’eccessivo attaccamento ai beni temporali e dall’ambizione, può impedirci di sentire la voce di Cristo che ci è trasmessa nella Chiesa.
Antifona d'ingresso
Di te dice il mio cuore: “Cercate il suo volto”.
Il tuo volto io cerco, o Signore.
Non nascondermi il tuo volto. (Sal 27,8-9)
Oppure:
Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
le tue misericordie che sono da sempre.
Non trionfino su di noi i nostri nemici;
libera il tuo popolo, Signore,
da tutte le sue angosce. (Sal 25,6.3.22)
Colletta
O Padre, che ci chiami
ad ascoltare il tuo amato Figlio,
nutri la nostra fede con la tua parola
e purifica gli occhi del nostro spirito,
perché possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
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Prima lettura
Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
Il sacrificio del nostro padre Abramo.
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Parola di Dio
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Salmo responsoriale
Sal 115
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
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Seconda lettura
Rm 8,31-34
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mc 9,7)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode e onore a te, Signore Gesù!
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Vangelo
Mc 9,2-10
Questi è il Figlio mio, l’amato.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Padre buono, nella Trasfigurazione del tuo Figlio hai concesso a Pietro, Giacomo e Giovanni di partecipare all'anticipazione della gloria del Risorto. Tu ci doni sempre segni d'amore a sostegno della nostra fede. Perciò ti rivolgiamo le nostre suppliche.
Insieme preghiamo: Signore, mostraci il tuo volto.
1. Hai chiesto ad Abramo di affidarsi alla tua Parola. Guida la Chiesa a liberarsi da quei legami che la rendono meno pronta alla ricerca della tua volontà, preghiamo.
2. Hai proposto ad Abramo l'oscuro cammino della fede, passando per il sacrificio di Isacco. Fa' che i credenti di ogni religione siano capaci di superare chiusure e incomprensioni, per offrire all'unico Dio il sacrificio della lode, preghiamo.
3. Sul Tabor rivelasti ai discepoli il volto glorioso del tuo Figlio. Non permettere che le nostre comunità intristiscano, incapaci di leggere i segni dei tempi che anche oggi ci offri, per sostenerci nella fiducia e nella speranza, preghiamo.
4. I discepoli videro la gloria della risurrezione. Fa' che le nostre celebrazioni domenicali diventino reale incontro con il Risorto, per essere segno trasparente della sua presenza nel mondo, preghiamo.
Ascolta, Signore, la nostra preghiera. Tu che conosci il nostro cuore, non farci mancare il tuo sostegno nella nostra storia e accompagnaci all'incontro glorioso con il tuo Figlio Gesù. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Questa offerta, Signore misericordioso,
ci ottenga il perdono dei nostri peccati
e ci santifichi nel corpo e nello spirito,
perché possiamo celebrare degnamente
le feste pasquali.
Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO
La trasfigurazione annunzio della beata passione.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, dopo aver dato ai discepoli
l’annunzio della sua morte,
sul santo monte manifestò la sua gloria
e chiamando a testimoni la legge e i profeti
indicò agli apostoli
che solo attraverso la passione
possiamo giungere al trionfo della risurrezione.
E noi, uniti agli angeli del cielo,
acclamiamo senza fine la tua santità,
cantando l’inno di lode: Santo...
Antifona di comunione
“Questi è il mio Figlio prediletto;
nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo”. (Mt 17,5; Mc 9,7; Lc 9,35)
Preghiera dopo la comunione
Per la partecipazione ai tuoi gloriosi misteri
ti rendiamo fervide grazie, Signore,
perché a noi ancora pellegrini sulla terra
fai pregustare i beni del cielo.
Per Cristo nostro Signore.
Omelia (04-03-2012)
don Alberto Brignoli
Trasfigurati dalla Vita
"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?". Se Dio si fa presente nella storia dell'umanità, e nella storia particolare di ogni uomo, che timore può avere l'uomo che esista qualcuno più potente di Dio capace di fargli del male?
"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?". Se Dio ha sempre dimostrato di stare dalla parte dell'uomo, al punto da farsi uomo come lui, come può l'uomo pensare che Dio sia suo antagonista, suo avversario?
"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?". Se Dio ha sempre voluto per l'uomo ciò che è bello e ciò che è buono, come può l'uomo immaginare che Dio cambi parere e gli si rivolti contro?
Paolo nella lettera ai Romani fa questi pensieri in chiave positiva: Dio è buono, non può che volere il bene, e proprio per questo motivo non può stare contro l'uomo dalla parte del male.
Anche Abramo fa gli stessi ragionamenti, ma l'esperienza che egli ha di Dio nell'episodio del sacrificio di suo figlio Isacco non può dirsi altrettanto positiva. "Se Dio è per me" - avrà pensato Abramo - "come può chiedermi questa cosa così terribile di sacrificargli il mio unico figlio, promesso e donatomi in maniera miracolosa da lui stesso?".
Perché Dio fa così, con Abramo? Perché Dio anche con noi si comporta così, buono e terribile allo stesso tempo, amabile e incomprensibile, affascinante e tremendo? Perché Dio in alcuni momenti è una fonte inesauribile di gioia e di entusiasmo e in altri momenti, con l'accettazione necessaria della sua volontà, diviene fonte di dolore, di paura, di rassegnazione?
Perché Dio è, insieme, gioia e dolore, gloria e nascondimento, croce e resurrezione? Non sarebbe più facile avere un Dio sempre splendente, come quello della Trasfigurazione, senza la necessità, al tempo stesso, di entrare nella nube del mistero e dell'incomprensione, che è spesso accompagnata da grandi sofferenze?
Certo, sarebbe tutto più facile. Ma non sarebbe fede vera.
Se la nostra fiducia in Dio non fosse il risultato di un cammino che, anche attraverso l'esperienza del dolore e della fatica, ci cambia e ci trasfigura a sua immagine, non potremmo dire di credere veramente in lui.
Se la nostra fede fosse solamente illuminata dalla luce gloriosa della Domenica di Pasqua saltando a piè pari l'oscurità del Calvario, non saremmo onesti con Dio e nemmeno con noi stessi e con la nostra esistenza quotidiana.
E contemporaneamente, come spesso Paolo ci dice nelle sue lettere, se non credessimo che dietro il Calvario c'è una tomba vuota, ovvero "se Cristo non fosse risorto", allora sarebbe inutile e "vana la nostra fede".
La fede cristiana, qui come in altre occasioni, non dice altro che ciò che avviene nell'esistenza quotidiana di ogni uomo: non c'è croce senza resurrezione, e non c'è gloria senza dolore.
Nessuno di noi, per quanto successo possa avere avuto nella vita, può dire di aver realizzato i propri progetti senza sofferenze, fatiche e sacrifici: se fosse così, ciò che si è costruito è falso, illusorio, o forse addirittura disonesto. Così come può essere disonesto prendere di Dio solo il suo aspetto glorioso e di luce, perché ci fa sentire bene, come Pietro che vorrebbe fermare il tempo costruendo tre tende. E altrettanto: negare che una vita fatta di sacrifici onesti e di fatiche finalizzate alla costruzione del bene per sé e per i propri cari possa essere accompagnata anche da gioie e soddisfazioni, significa vivere senza speranza. Ci sentiremmo come Abramo prima della rivelazione della volontà di Dio, presi in giro proprio sulle cose a cui tenevamo di più perché donateci da Dio.
In definitiva, giocare al gioco della vita ti trasfigura, in tutti i sensi, nel bene e nel male, nelle gioie e nei dolori, nei successi e nei tracolli. Questa crisi economica e sociale che stiamo vivendo senza sapere fin dove ci porterà e quanti di noi colpirà, senz'altro ci sta trasfigurando, forse al punto di guardarci allo specchio e di non riconoscerci più in quei "piccoli benestanti" che siamo stati finora; ma anche il fatto che proprio da queste crisi saremo chiamati ad assumere stili di vita più sobri e più consoni a ciò che realmente siamo ci trasfigura, e può addirittura portarci ad assumere meno maschere e a essere più trasparenti, più veri, più limpidi?proprio come il volto e le vesti trasfigurate del Cristo del Tabor.
La "novità" del messaggio cristiano rispetto al modo puramente "umano" di affrontare la vita sta proprio nella presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi e insieme con noi. Gesù Cristo non ci lascia da soli nel momento in cui dobbiamo salire su un alto monte, e nemmeno nel momento in cui siamo avvolti dalla nube dell'incomprensibile: rimane con noi e ci mostra, contemporaneamente, la fragilità della nostra esistenza e la luce gloriosa che accompagna i nostri successi.
Entrare nella nube del mistero di Dio, come Pietro, Giacomo e Giovanni sull'alto monte del Vangelo di oggi, fa parte del gioco della vita e del gioco della fede, senza il quale non possiamo comprendere il mistero di Dio. E il mistero di Dio non è necessariamente angoscia, preoccupazione, terrore: è incomprensione, certo, ma è anche pieno di fascino.
Come quando a piedi ci s'inoltra in una foresta inesplorata; come quando si cammina a luci spente nella notte per vedere meglio le stelle del cielo; come quando si affronta un difficile intervento sapendo però che poi la nostra salute ne trarrà beneficio; come può essere l'imminente parto di una giovane madre, motivo di angustia ma anche espressione di vita piena.
Anche questo, e non solo il dolore, ci trasfigura a immagine di Dio.
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