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lunedì 30 luglio 2012

Perdono di Assisi .


L’indulgenza plenaria del perdono di Assisi   - 2 agosto

Condizioni per l’acquisto dell’indulgenza plenaria

L'indulgenza Plenaria del Perdono di Assisi. Una notte dell'anno del Signore 1216 Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola presso Assisi, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore ti prego che a tutti quanti pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, gli conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o Frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza". E Francesco si presentò subito dal Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo richiamò: "Come non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua: io non ho bisogno dl alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo d notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

Vangelo di oggi

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,31-35.
Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.



 

Lunedì della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), sacerdote, fondatore
Omelie in Amigos de Dios (trad. dal sito http://it.escrivaworks.org)
“Perché tutta la pasta fermenti"
        Vi ricordo che la grandezza consiste nel sostenere in modo divino il compimento fedele dei doveri abituali di ogni giorno, le lotte quotidiane che riempiono di gioia il Signore e che soltanto Lui e ciascuno di noi conosciamo. Convincetevi che, d'ordinario, non ci sarà posto per gesta abbaglianti, fra l'altro perché non ne avrete l'occasione. Invece, non vi mancano le occasioni per dimostrare nelle cose piccole, normali, il vostro amore a Cristo. ...

        Nel meditare queste parole di Cristo: Pro eis ego sanctifico me ipsum, ut sint et ipsi sanctificati in veritate, per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità [Gv 17, 19], percepiamo con chiarezza il nostro unico fine: la santificazione, cioè il dovere di essere santi per santificare. Nel contempo, come una sottile tentazione, può venirci in mente che solo in pochi siamo decisi a rispondere alla chiamata divina, e per di più ci riconosciamo strumenti con ben scarse attitudini. E' vero, siamo in pochi in confronto al resto dell'umanità, e personalmente non valiamo nulla; ma l'affermazione del Maestro risuona con tutta la sua autorità: il cristiano è luce, sale, lievito del mondo, e un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta [Mt 5,13-14; Gal 5,9].













mercoledì 25 luglio 2012

Vangelo di oggi


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 20,20-28.
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».




San Giacomo, detto il maggiore, apostolo, festa
Meditazione del giorno
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie  sul Vangelo, 35
“Il mio calice lo berrete”
        Fratelli, poiché oggi celebriamo la festa di un martire, dobbiamo sentirci interpellati dalla forma di pazienza che egli ha praticato. Perché, se ci sforziamo con l'aiuto del Signore di conservare questa virtù, non mancheremo di ottenere la palma del martirio, anche se viviamo in un tempo di pace per la Chiesa. Infatti ci sono due specie di martiri: l'una consiste in una disposizione dello spirito, l'altra aggiunge a questa disposizione dello spirito gli atti esteriori. Ecco perché possiamo essere martiri anche se non moriamo uccisi dalla spada del carnefice. Morire per mano dei persecutori è il martirio in atto, nella sua forma visibile; sopportare le ingiurie amando chi ci odia, è il martirio nello spirito, nella sua forma nascosta.

        Che ci siano due specie di martiri, l'uno nascosto, l'altro pubblico, lo attesta la Verità quando domanda ai figli di Zebedeo: “ Potete bere il calice che io berrò?” Avendo essi replicato: “Lo possiamo”, il Signore risponde subito: “Il mio calice, lo berrete”. Cosa dobbiamo intendere, attraverso questo calice, se non i dolori della Passione, di cui egli dice ancora: “Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice”? (Mt 26,39) I figli di Zebedeo, ovvero Giacomo e Giovanni, non sono morti tutti e due martiri, eppure a entrambi è stato detto che avrebbero bevuto il calice. Infatti, benché Giovanni non sia morto martire, lo è comunque stato, poiché i dolori che non ha subito nel corpo, li ha provati nello spirito. Dobbiamo dunque concludere da questo esempio che anche noi possiamo essere martiri senza passare per la spada, se conserviamo la pazienza nell'anima.

martedì 24 luglio 2012

Vangelo di oggi


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 12,46-50.
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;
perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».




Martedì della XVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Rafael Arnaiz Baron (1911-1938), monaco trappista spagnolo
Scritti spirituali, 10/04/1938
“Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre”
        Volere solo ciò che Dio vuole è logico per chi è veramente innamorato di lui. Al di fuori dei suoi desideri, i nostri non esistono, e se ne esistesse uno solo, esisterebbe  perché conforme alla sua volontà, qualora non lo fosse allora la nostra volontà non sarebbe unita alla sua. Ma se veramente siamo uniti per amore alla sua volontà, non desidereremo niente che egli non desideri, non ameremo niente che egli non ami, completamente abbandonati alla sua volontà, qualunque cosa ci mandi, o dovunque ci metta ci sarà indifferente. Tutto ciò che vorrà da noi ci sarà, non solo indifferente, ma anche, per di più, piacevole.

        Non so se mi sbaglio in quanto dico; mi sottometto in tutto a colui che ascolta queste cose; dico solo ciò che sento. Veramente, non desidero niente di più che amarlo, e tutto il resto lo rimetto tra le sue mani. Che la sua volontà si compia! Ogni giorno sono più felice, nel completo abbandono tra le sue mani.

lunedì 23 luglio 2012

 
 
 Ho bisogno di stare con te
(Louis Evely)
Signore,
ho urgente bisogno
della tua misericordia,
per poter sopportare
di nuovo me stesso.
Ho urgente bisogno di stare con te,
per rappacificarmi
con gli altri e con me stesso.
Di me nulla conosco
finché non conosco te.
E nulla mi piaceva del mio intimo
prima di scoprirvi la tua grazia,
il tuo compiacimento
e la tua immagine.
Davanti a te la vita
cambia completamente la sua essenza;
il tempo non viene contaminato
da febbrili inquietudini,
e oppresso dall'inutilità.
Esso scorre denso,
si svolge potentemente
e niente resiste al suo valore.
La sua densità fa male.
E tuttavia,
non appena interrompo
la mia preghiera, mi sento costretto
a riprendere questa preghiera.
Lisa

Vangelo di oggi


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,1-8.
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


 

Santa Brigida di Svezia, Religiosa, Compatrona d’Europa, festa
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Udienza generale del 27/10/2010 ( © Libreria Editrice Vaticana)
Santa Brigida e la chiesa domestica
        Il primo periodo nella vita di questa santa è caratterizzato dalla sua condizione di donna felicemente sposata. Il marito si chiamava Ulf ed era governatore di un importante distretto del regno di Svezia. Il matrimonio durò ventott'anni, fino alla morte di Ulf. Nacquero otto figli, di cui la secondogenita, Karin (Caterina), è venerata come santa. Ciò è un segno eloquente dell'impegno educativo di Brigida nei confronti dei propri figli. ...

        Brigida, spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera “chiesa domestica”. Insieme con il marito, adottò la Regola dei Terziari francescani. Praticava con generosità opere di carità verso gli indigenti; fondò anche un ospedale. Accanto alla sua sposa, Ulf imparò a migliorare il suo carattere e a progredire nella vita cristiana. Al ritorno da un lungo pellegrinaggio a Santiago di Compostela, effettuato nel 1341 insieme ad altri membri della famiglia, gli sposi maturarono il progetto di vivere in continenza; ma poco tempo dopo, nella pace di un monastero in cui si era ritirato, Ulf concluse la sua vita terrena.

        Questo primo periodo della vita di Brigida ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un'autentica “spiritualità coniugale”: insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio. Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede. Penso con riconoscenza a tante donne che, giorno dopo giorno, ancor oggi illuminano le proprie famiglie con la loro testimonianza di vita cristiana. Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l'amore, la tenerezza, l'aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell'educazione dei figli, l'apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa.

domenica 22 luglio 2012

«Quale sarà il segno della tua venuta?


:: PROFEZIE ::
«Quale sarà il segno della tua venuta?»
Un attento esame degli eventi storici non può che portare alla conclusione che, anche nel nostro tempo, "non c'è niente di nuovo sotto il sole". (Eccl. 1:9) Nel XX secolo si sono ripetuti avvenimenti comuni ad altri periodi della storia; anzi, alcune calamità furono molto superiori in altre epoche e sono diminuite notevolmente a partire dal 1914. La storia quindi smentisce decisamente l'opinione dei Testimoni di Geova (TdG) che dal 1914 l'umanità abbia visto intensificarsi, in una misura senza precedenti, le caratteristiche del cosiddetto "segno composito": guerre, terremoti, pestilenze, carestie, ecc. (per i dettagli si vedano queste pagine).
Per i TdG queste affermazioni, pur essendo basate sui fatti, sono inaccettabili: essi insistono continuamente nel ribadire che la nostra epoca, a partire dal 1914, avrebbe visto l'adempimento del cosiddetto "segno degli ultimi giorni". Esprimere dei dubbi in merito è considerato indice di miscredenza. Una scrittura citata frequentemente per etichettare chi non accetta le interpretazioni millenaristiche della Società è il passo di 2 Pietro 3:3,4, ove si legge:
«Soprattutto dovete tener presente una cosa: negli ultimi tempi verranno uomini che non credono a niente e vivono ascoltando le proprie passioni. Verranno e rideranno di voi, dicendo: "Voi dicevate che il Signore doveva tornare, ma dov'è? I nostri padri sono morti, ma tutto rimane come prima, com'era fin dalla creazione del mondo"». (Parola del Signore, LDC, ABU, 1985).
Ma di chi sta parlando l'apostolo? Dall'immediato contesto si comprende che questi increduli (la TNM parla di "schernitori") non credevano nel ritorno del Signore e nel futuro Giorno di Giudizio. Essi additavano come "prova" il fatto che i normali processi fisici, sociali e storici, continuavano a ripetersi sempre uguali, senza che si verificasse nulla di nuovo o di straordinario a indicare che gli eventi avrebbero subito una radicale evoluzione. Le parole di Pietro si potrebbero parafrasare anche in questo modo: "Sono decenni che voi cristiani annunciate il ritorno di Cristo ma questo non si è realizzato. Molti sono invecchiati e morti nella vana attesa di questo ritorno. Noi vediamo che il mondo continua ad andare avanti come è sempre avvenuto. Non c'è nulla che faccia pensare che le cose cambieranno. Voi siete degli illusi". Pietro rammenta che anche prima del Diluvio accadde la stessa cosa: nulla sembrava far presagire la catastrofe, eppure essa avvenne (Vv. 5-7)[1]. Questa miscredenza è comune anche oggi: molti credono che il ritorno di Cristo sia una vana illusione e che questo mondo durerà per sempre. In realtà la Scrittura è chiarissima nell'indicare che il Signore tornerà di nuovo nella sua gloria per giudicare l'umanità. Questo evento tuttavia avverrà in maniera improvvisa ed inaspettata, "come un ladro nella notte", senza che nulla lo faccia presagire. Tutto il discorso escatologico di Gesù ha infatti come tema centrale la necessità di essere costantemente vigilanti e pronti perché la venuta di Cristo sarà improvvisa e, prima che essa si verifichi, nulla sarà dato saperne (Matteo 24: 42-44; 2 Pietro 3:10).

Albrecht Dürer
 Xilografia che illustra i "Cavalieri dell'Apocalisse".

Come si deve intendere allora la domanda che gli apostoli rivolsero a Gesù in merito al "segno della tua venuta e della fine di questo mondo"? (Matteo 24:3) Le guerre, i terremoti, le carestie, le pestilenze, ecc. menzionati da Cristo si devono considerare "il segno" del ritorno di Gesù o si deve attribuire loro un altro significato?
Dato che tutta la storia ha visto il continuo ripetersi di tali calamità, è evidente che la lettura dei capitoli escatologici fatta dai TdG e da tutti i gruppi apocalittici, che legano all'osservazione di fatti fisici le loro aspettative sulla parousia, è contraria alle intenzioni di Cristo e snatura completamente il senso delle sue parole. Ecco a questo proposito un significativo commento al vangelo di Matteo (il grassetto è mio):
«Il verificarsi di alcune catastrofi [...] ha sempre indotto la gente comune a pensare in termini apocalittici, da fine del mondo. A questo fenomeno è associato il sorgere di impostori, quelli che Matteo chiama i "falsi profeti" (vv.11 e 24; cf 7,15), che approfittano del malessere diffuso tra la gente, dello sbandamento generale, per contrabbandare dottrine soterologiche. [...] Matteo parla molto della "fine" (tò telos), in questo brano: lo fa almeno tre volte (vv. 6,13.14). Ma proprio per dire che quegli avvenimenti che noi sogliamo definire "apocalittici" non sono ancora la fine: "Bisogna infatti che avvengano (le guerre, ecc.), ma non è ancora la fine" (v. 6 ) Poi, per dire che solo "chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato" (v, 13) ciò che dà l’idea di una lunga perseveranza, non di una facile illusione. Infine, per dare quella che secondo lui è la chiave dell’escatologia messianica: solo dopo che l’ evangelo sarà annunziato a "tutte le genti", "in tutta la terra abitata", "verrà la fine" (v, 14) La piccola chiesa giudeo-cristiana ha davanti a se (per la prima volta in Matteo) un compito missionario di enormi proporzioni, tale da richiedere tempi estremamente dilazionati per poter essere espletato. Non si può più pensare in termini "apocalittici". A riprova, Matteo utilizza una volta il vocabolo antitetico a telos, ossia arche, "inizio", per significare che "tutto ciò è solo l’inizio delle doglie" (v. 8). "Tutto ciò", vale a dire tutti quegli eventi catastrofici comunemente interpretati come indizi della fine, sono appena un inizio, un germoglio: la prospettiva è rovesciata"[2].
In altre parole, quello che i TdG considerano Il segno, in realtà sarebbe proprio l’opposto: un non-segno. Gesù intendeva dire cioè che guerre, carestie, terremoti, ecc., non avrebbero dovuto essere considerati segni precursori della fine. "Queste cose dovranno accadere...", dice Gesù. "Non siate atterriti" per questi fatti. "Badate che nessuno vi svii", facendo magari leva sul timore connesso a questi eventi, che si sono verificati in ogni epoca. Il "segno" non doveva quindi essere composto da questi fatti visibili che avrebbero sempre accompagnato la storia umana.
È interessante notare che questo è esattamente il modo in cui il primo presidente della Società Torre di Guardia, Charles Taze Russell, interpretò Matteo 24:6-8:
«Così, in breve, Nostro Signore sintetizzò la storia secolare e insegnò ai discepoli a non aspettarsi molto presto la sua seconda venuta e il suo regno glorioso. E in che modo appropriato: certamente la storia del mondo è proprio questa: un susseguirsi di guerre, intrighi, carestie e pestilenze, nient'altro»[3].
Gli studiosi in genere concordano con questo modo di intendere le parole di Cristo che, alla luce del contesto e dei fatti storici, è il più logico e corretto:
«La risposta di Gesù parte dalla seconda domanda, quella riguardante i segni che possono riferirsi alla parousìa, e mira a mettere in guardia i discepoli perché non si lascino ingannare da tutta una serie di eventi che egli elenca loro»[4].
Un altro studioso, B.C. Butler, osserva:
«Matteo XXIV, 5-14 fornisce la chiara anticipazione della storia universale (in riferimento alla domanda relativa alla fine dei tempi). Gesù ammonisce i discepoli a non intendere le catastrofi che si abbatteranno sul mondo come un segno della fine imminente della storia»[5].
Un eminente scrittore avventista, C.H. Maxwell, sostiene che in Matteo 24:6-8 Gesù ammonisce i discepoli di non lasciarsi «confondere da tutta una serie di non-segni». In un capitolo intitolato appunto «I non-segni» egli scrive:
«Il pensiero di Gesù era che disastri e sconfitte e guerre e carestie non sono "segni" della fine prossima, né di Gerusalemme, né del mondo. Tutto ciò, infatti, triste a dirsi, è da sempre familiare al nostro scellerato pianeta»[6].
Ci si potrebbe quindi chiedere quale sia il senso delle parole che troviamo in Matteo 24:32,33:
Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.
Quali sono "tutte queste cose" che avrebbero dovuto indicare l'imminenza del ritorno di Cristo, il fatto che 'Egli era proprio alle porte'? Se, come abbiamo osservato, non si tratta delle guerre, dei terremoti, delle pestilenze, ecc. — che hanno costantemente afflitto l'umanità —, a cosa si riferiva Gesù con questa parabola?
Leggendo l'immediato contesto, comprendiamo che il Signore stava parlando degli sconvolgimenti cosmici che precederanno la sua parusia. Tali avvenimenti avrebbero indicato ai cristiani vigili nell'attesa che "il tempo era vicino", senza però offrire i margini di tempo per prepararsi alla sua venuta (vv. 29-31):
Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
Ecco come la Watch Tower commenta questi versetti:
«Cosa riserva il prossimo futuro in quanto al timore? Il timore continuerà ad aumentare o sarà eliminato? Ancora una volta, vediamo cosa disse Gesù agli apostoli. Egli additò qualcosa che avverrà nel prossimo futuro: una grande tribolazione. Queste sono le sue parole:
"Immediatamente dopo la tribolazione di quei giorni il sole sarà oscurato, e la luna non darà la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scrollate. E allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria". — Matteo 24:29, 30.
Quindi possiamo aspettarci che presto inizi la grande tribolazione. Altre profezie bibliche indicano che la prima parte consisterà in una rappresaglia contro la falsa religione a livello mondiale. Poi si avranno i terribili sviluppi appena menzionati, inclusi fenomeni celesti di qualche natura[7]. Quale sarà l’effetto su milioni di persone? Ebbene, consideriamo una narrazione parallela della risposta di Gesù, in cui troviamo più ampi commenti profetici:
"Ci saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate". — Luca 21:25, 26.
Ci aspetta questo. Ma non tutti gli esseri umani allora saranno presi da tale timore da venire meno. Al contrario, Gesù disse: "Quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate in alto la testa, perché la vostra liberazione si avvicina". — Luca 21:28. Egli rivolse queste parole incoraggianti ai suoi veri seguaci. Anziché venire meno o essere paralizzati dal timore, essi avrebbero avuto ragione di alzare la testa senza timore». — La Torre di Guardia del 15/10/95, pp. 7, 8).
Secondo le stesse parole della Società, questi spaventosi fenomeni celesti saranno l'inequivocabile dimostrazione che il ritorno di Cristo è imminente. Con queste parole Gesù lascia intendere che i segni sarebbero stati seguiti così da vicino dalla sua venuta che ogni precauzione sarebbe stata impossibile. Questo è anche il senso della parabola delle dieci vergini (Matteo 25:1-13). Come quando il fico e tutti gli altri alberi mettono le foglie nulla può far rimandare la venuta della nuova stagione, così, quando si manifesteranno questi segni celesti, nulla potrà far allontanare il giudizio di Cristo. Mentre gli increduli saranno colmi di terrore, i fedeli si rallegreranno perché il loro Signore "è alle porte".
A proposito dei "segni" che dovrebbero caratterizzare la fine di questo mondo, notate la seguente descrizione:
 
«Tutto ciò che avviene era predetto; tutto ciò che si vede preannunciato: che le terre divorano le città; i mari portan via le isole; le guerre all'interno ed all'esterno dilaniano i popoli; i regni cozzano contro i regni; la carestia, la peste, o i disastri locali e i numerosi casi di morte devastano un gran numero di paesi; gli umili sono trasformati in grandi ed i grandi in umili; la giustizia si fa rara l'ingiustizia cresce; l'amore delle cose buone si intorpidisce; persino il modo di comportarsi delle stagioni e le leggi dei corpi celesti escon di carreggiata; l'ordine della natura è turbato da presagi funesti e da prodigi: tutte queste cose sono state narrate anticipatamente. Mentre noi le sopportiamo, possiamo leggerle; mentre veniamo a conoscerle, esse si verificano. Il verificarsi di una profezia è, mi sembra, una prova della sua divinità».
Di quale periodo di tempo si sta parlando? Si noti l'accenno al cambiamento delle stagioni... molti non avrebbero esitazioni nel dire che si tratta di una descrizione dei nostri tempi. Invece... è un brano tratto dell'Apologetico di Tertulliano (XX, 2,3 ). Tertulliano visse nel secondo secolo dopo Cristo! Anche nel suo tempo quindi esistevano problemi e calamità che facevano credere ai contemporanei di essere vicini alla fine. La stessa cosa è avvenuta in tante altre epoche della storia umana, compresa la nostra.
Note:
[1] È il caso di notare che Pietro non dice che gli "ultimi giorni" sarebbero stati diversi da qualsiasi altro periodo della storia umana, ma si limita ad osservare che la fine verrà, anche se nulla sembra farla presagire.
[2] Alberto Mello, Evangelo secondo Matteo, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (VC), 1995; nota al cap. 24 di Matteo.
[3] The Day of Vengeance (1904), p. 566; cliccare qui per visualizzare la pagina originale. La Società Torre di Guardia abbandonò nel 1920 la veduta, scritturalmente corretta, del suo primo presidente. Questo avvenne evidentemente a causa della reazione emotiva scatenata dalla prima guerra mondiale e dagli esiti rovinosi della spagnola. In questo modo la Società incorse proprio nell'errore da cui Gesù mise in guardia all'inizio del discorso escatologico. Cfr. Milioni ora viventi non morranno mai, 1920, pp.17-19.
[4] Commentar über das Evangelium des Matthaüs, Lipsia 1877, p. 458.
[5]The Originality of St. Mattew, 1951, p. 80.
[6] C.H. Maxwell, God Cares, 1985, vol. 2, pp. 20,21.
[7] Si noti che, contrariamente a quanto afferma la Società, Gesù non dice che la tribolazione sarà divisa in varie parti, una prima parte che vedrebbe il giudizio contro la "falsa religione" e una seconda in cui si manifesterebbero i fenomeni celesti. Il Signore dice che i fenomeni cosmici si dovranno verificare "dopo la tribolazione".

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,30-34.
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.





XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
Meditazione del giorno
San Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo
Il Pedagogo, I, 9 ; SC 70
“Si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore”
        Salvare è un atto di bontà. “La misericordia del Signore è per ogni essere vivente. Egli rimprovera, corregge, ammaestra e guida come un pastore il suo gregge. Ha pietà di quanti accettano la dottrina e di quanti sono zelanti per le sue decisioni” (Sir 18,13s)...

        Chi è in buona salute non ha bisogno del medico, finché sta bene; i malati al contrario ricorrono al suo aiuto. Allo stesso modo, in questa vita, siamo malati a causa dei nostri desideri riprovevoli, delle nostre intemperanze... e altre passioni: abbiamo bisogno di un Salvatore... Noi malati, abbiamo bisogno del Salvatore; smarriti, abbiamo bisogno di chi ci guiderà; ciechi, di chi ci darà la luce; assetati, della sorgente di acqua viva di cui “chi beve non avrà mai più sete” (Gv 4,14). Morti, abbiamo bisogno della vita; gregge, del pastore; bambini, di un maestro: sì, tutta l'umanità ha bisogno di Gesù...

        “Fascerò la pecora ferita e curerò quella malata; ricondurrò all'ovile quella smarrita; le farò pascolare sui monti d'Israele” (Ez 34,16). Questa è la promessa di un buon pastore. Facci pascolare come un gregge, noi piccoli; maestro, dacci con abbondanza il tuo pascolo, che è la giustizia! Sii nostro pastore fino alla santa montagna, fino alla Chiesa che si innalza, domina le nubi e arriva al cielo! “Sarò il loro pastore - egli dice – e sarò accanto a loro” (cf Ez 34)... E ancora: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”. Ecco perché il Vangelo ce lo mostra affaticato, lui che si spende per noi e promette “di dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28; Gv 4

sabato 21 luglio 2012

Vangelo di oggi

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 12,14-21.
I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
ordinando loro di non divulgarlo,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le genti.

“Non contenderà, né griderà”
        Nostro Signore non è stato paragonato a un leone quando è stato condotto alla morte... Come un agnello, una pecora, restava in silenzio mentre veniva condotto alla Passione e alla morte: “Era come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” nella sua umiliazione (Is 53,7)...

        In piedi davanti al giudice che lo interroga, lui, il Maestro e dottore di ogni sapienza, non risponde..., affinché si compia la parola: “Era come agnello condotto al macello” (Is 53,7). Lo guidano, lo conducono da un luogo all'altro, lo portano da un posto all'altro, trascinandolo da un giudice all'altro come se fosse muto. Davanti ad Anna, tace (Gv 18,13); finché questi non lo scongiura, non parla. Interrogato da Pilato, resta in silenzio; e finché non sente la domanda: “Sei tu il re dei Giudei?” (Gv 18,33)... non risponde. Allora l'hanno condotto da Erode che lo ha interrogato per vedere e sentire dalla sua bocca cose straordinarie e per tentarlo (Lc 23,8s): anche lì, è rimasto in silenzio, non ha gridato, non ha risposto al suo interlocutore. Lo vedevano come uno che non sa niente, uno senza senno che non ha risposte. I suoi nemici hanno pensato quanto hanno voluto, ma lui non ha perso l'innocenza dell'agnello

venerdì 20 luglio 2012

Solo per oggi

SOLO PER OGGI – Papa Giovanni XXIII

Solo per oggi
cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi
avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi,
non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi
sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi
mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi
dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio,
ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo,  così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.
Solo per oggi,
compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi
mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò.
E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.
Solo per oggi
saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l’esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi
non avrò timori.
In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello
e di credere nell’Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.

Vangelo di oggi



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 12,1-8.
In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Meditazione .


 

Venerdì della XV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
L'epistola detta di Barnaba (circa 130)
§ 15-16
“C'è qualcosa più grande del tempio”
        A proposito del sabato, è scritto: “Noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare” (Is 1,13). Considerate questa parola. “Non sono i sabati attuali che mi piacciono, ma quello che ho fatto io, quando, terminato l'universo, farò sorgere un ottavo giorno, che sarà l'alba di un mondo nuovo”. Ecco perché celebriamo nella gioia l'ottavo giorno, quando Gesù è risuscitato dai morti, si è manifestato, poi è salito al cielo.

        A proposito del Tempio, ricorderò l'errore di quei poveretti che, col pretesto che era la casa di Dio, hanno messo la loro speranza in un edificio piuttosto che in Dio che li ha creati... Vediamo se esiste ancora un tempio per Dio. Sì, ce n'è uno ed è là dove lui stesso afferma di costruirlo e ornarlo. Poiché sta scritto: “Alla fine della settimana avverrà che un tempio sarà ricostruito, con magnificenza, al nome del Signore” (cf Tb 14,5). Posso constatare dunque che quel tempio esiste. Ma come costruirlo al nome del Signore? Ascoltate. Prima che avessimo la fede, il nostro cuore era dimora fragile e caduca, simile in verità a un tempio costruito da mano d'uomo. Era pieno di culti di idoli, serviva da rifugio ai demoni, tanto le nostre attività erano contro i disegni divini.

        Ma “sarà costruito al nome del Signore”. Vigilate che questo tempio sia costruito “con magnificenza”. Come? Ricevendo il perdono dei peccati, e riponendo la speranza nel suo nome, diventiamo uomini nuovi, ricreati come al principio. Allora Dio abita veramente nei nostri cuori, che formano la sua dimora.

giovedì 19 luglio 2012

Vangelo di oggi

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".

mercoledì 18 luglio 2012

Ricordiamoci anche di lei nelle nostre preghiere

 
Vi prego, pregate per Rosa già operata 2 anni al seno e, ieri è stato diagnosticato un tumore maligno in testa. Le sue figlie sono disperate.
Rina

Pensieri di San Pio

Abbiamo tanti difetti da criticare in noi, perché perdersi contro i fratelli?
Firma Padre Pio

Urgente richiesta di preghiere

 
pregate per luciana, in coma irreversibile a livorno, non credente. La sorella Carla è disperata. Pregate anche per mARGHERITA FIGLIA DI carla. e' UNA RAGAZZA CHE è MOLTO PROVATA E SOFFERENTE.lA FAMIGLIA E' STATA MALEDETTA.
PREGATE PER LORO.
CON AMORE FRATERNO, PATRIZIA DA GROSSETO

Vangelo di oggi

Vangelo

   

Mt 11,25-27
Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

   


   

   

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Parola del Signore

martedì 17 luglio 2012

VESCOVO ARGENTINO BARGALLÒ


TUTTO QUELLO CHE NON VI HANNO DETTO SUL
VESCOVO ARGENTINO BARGALLÒ FOTOGRAFATO AL MARE
CON LA ''SUA'' DONNA E CHE POI HA DATO LE DIMISSIONI


Come celebrava la Messa? Maglietta e pantaloncini, cesti del pane e di frutta, palloncini, orchestrina con le chitarre... È proprio il caso di dire: dimmi come celebri e ti dirò chi sei
di Mauro Faverzani

È proprio vero, una volta di più si ha conferma di come "lex orandi lex credendi": i modi e le forme del pregare determinano cioè i contenuti del credere. La riprova la si è avuta col "caso" di mons. Fernando Maria Bargalló, il Vescovo della Diocesi di Merlo-Moreno e Presidente della Caritas per l'America Latina, di cui ha parlato la stampa internazionale, perché sorpreso da una televisione argentina assieme ad una donna su di una spiaggia caraibica in atteggiamenti decisamente imbarazzanti ed inopportuni.
Prima un improbabile e goffo tentativo di autodifesa, poi le scuse, quindi la "confessione" davanti ai Sacerdoti della sua Diocesi, infine la notizia delle sue dimissioni nelle mani del Nunzio Apostolico, mons. Emil Paul Tscherring.
Si credeva, così, di sapere tutto della vicenda. Invece non è così. Ciò che giornali, radio, tv, blog, siti Internet, agenzie non hanno valutato sono altre foto, dal contenuto per certi versi ancora più scandaloso di quelle che han fatto il giro del mondo. Ovvero quelle che ritraggono mons. Bargalló, mentre celebra la Santa Messa.
Immagini, che purtroppo ben poco mantengono dei concetti di Sacro e di Mistero intrinseci al Sacrificio Eucaristico, lasciando immaginare più una tavola imbandita che altro, con tanto di sgargiante tovaglietta da picnic, cesti del pane e di frutta, probabilmente tracce di un estemporaneo offertorio, palloncini ed, alle spalle, l'orchestrina da balera con le immancabili chitarre.
Sciatti, anzi praticamente inesistenti gli stessi abiti liturgici, la stola è l'unico segno che lascia intuire chi sia il sacerdote concelebrante, per il resto trasandato con indosso una polo grigia e pantaloni beige.
Ora, alla luce di questa foto, risulta più semplice comprendere la deriva spirituale ed etica di certo clero, deriva che conduce anche ad "inciampi", come quello di cui tutti han parlato. Se non si ha rispetto nemmeno della Liturgia, che rappresenta il culmine della sacralità, figuriamoci di tutto il resto!
Non a caso già l'allora Card. Ratzinger, nel libro-intervista “Rapporto sulla fede”, affermò: «Dietro ai modi diversi di concepire la liturgia ci sono modi diversi di concepire la Chiesa, dunque Dio e i rapporti dell'uomo con Lui». E in “La mia vita” si disse «convinto che la crisi ecclesiale, in cui oggi ci troviamo», dipenda «in gran parte dal crollo della liturgia».
Qual è il problema? È molto chiaro: sta nel ritenere la liturgia frutto «della nostra fantasia, della nostra creatività», come scrisse ancora l'allora Card. Ratzinger in “Introduzione allo spirito della liturgia”, qualcosa di umano insomma, una sorta di «grido nel buio o una semplice autoconferma» comunitaria, che vorrebbe abbassare Dio al nostro livello, anziché far salire noi verso di Lui.
Celebrazioni, quali quelle presiedute da mons. Bargalló, rendono evidente -purtroppo- tutto questo. E danno ragione a Benedetto XVI, quando nella lettera di accompagnamento al Motu Proprio “Summorum Pontificum”, ha denunciato chiaramente «deformazioni arbitrarie della Liturgia al limite del sopportabile».
Poi, però, tutti i nodi vengono al pettine. Fatti come quello di mons. Bargalló mostrano quali ricadute concrete abbia la sciatteria liturgica in termini di costumi morali e di pratiche pastorali.
Il giornale argentino "Clarin" più volte aveva dato spazio alle posizioni moderniste e assurde del prelato, impegnato come Presidente della Caritas per l'America Latina a discettare di disuguaglianze sociali e di giustizia di classe.
È lo stesso giornale che pochi giorni fa ha diffuso invece il nome della donna sorpresa con lui. Forse il Vescovo non avrebbe fatto male a dedicare più tempo alla preghiera e ad una celebrazione dignitosa della Santa Messa che ad assumere estemporanei ruoli da "sindacalista".
Per non parlare d'altro. Insomma, davvero: dimmi come celebri e ti dirò chi sei.

Vangelo di oggi


Vangelo

   

Mt 11,20-24
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

   


   

   

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Parola del Signore

lunedì 16 luglio 2012

Richiesta urgente di preghiere

Cari fratelli, vi chiedo di pregare insistentemente per LUCIA, trapiantata di midollo (ha la leucemia). I medici le hanno detto che rischia molto e non sanno quale sarà il risultato delle analisi e delle terapie. E' molto giovane e la sua mamma è disperata.
Facciamo muro, perchè il male sia sconfitto, non abbandoniamo Lucia. PREGATE TANTO PER LEI, offrite anche qualche vostro piccolo cruccio.
Dio vi benedica, Patrizia da Grosseto

Preghiera e accettazione

Preghiera e accettazione

(Henri J.M. Nouwen)
O Dio,
vorrei tanto tenere le cose sotto controllo
vorrei esser padrone del mio destino.

Pure so che tu dici:
"Lascia che ti prenda per mano e ti conduca.
Accetta il mio amore
e abbi fiducia che dove ti porterò
i desideri più profondi del tuo cuore saranno adempiuti".

Signore, apri le mie mani
per ricevere il tuo dono di amore.

Lisa

AVERE FIDUCIA IN DIO

AVERE FIDUCIA IN DIO

Post n°202 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da Luce_nel_cammino
Salmi 26
1 Di Davide.
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2 Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
5 Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
12 Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.

Pensieri di San Pio


Padre Pio
O Maria, mediatrice e dispensatrice di tutte le grazie, dal profondo del mio cuore ti prego.
Firma Padre Pio

Vangelo di oggi

Vangelo

   

Mt 10,34-11,1
Sono venuto a portare non pace, ma spada.

   


   

   

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Parola del Signore

domenica 15 luglio 2012

15ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

15ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

Domenica 15 Luglio 2012, XV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,7-13
Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
Traduzione liturgica della Bibbia

Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 4 Capitolo 265 pagina 267
Gesù con gli apostoli -e ci sono tutti, segno che Giuda Iscariota, compiuta la sua opera, ha raggiunto i compagni- sono seduti a tavola nella casa di Cafarnao. È sera. La luce del giorno morente entra dalla porta e dalle finestre spalancate, e queste lasciano vedere il mutarsi della porpora del tramonto in un rosso paonazzo irreale, il quale agli orli si sfrangia in accartocciamenti di un color viola ardesia che finisce in grigio. Mi fa pensare ad un foglio di carta gettato sul fuoco, che si accende come il carbone sul quale è stato gettato, ma agli orli, dopo la vampa, si accartoccia e si spegne in un color piombo bluastro che finisce in un grigio perlaceo quasi bianco.
«Caldo» sentenzia Pietro, accennando il nuvolone che copre l’occidente di quei colori.
«Caldo. Non acqua. Quella è nebbia, non nuvola. Io questa notte dormo nella barca per avere più fresco».
«No. Questa notte andiamo fra gli uliveti. Ho bisogno di parlarvi. Ormai Giuda è tornato. È tempo di parlare. Conosco un posto ventilato. Vi staremo bene. Alzatevi e andiamo».
«È lontano?» chiedono prendendo i mantelli.
«No. Molto vicino. A un tiro di fionda dall’ultima casa. Potete lasciare i mantelli. Però prendete esca e acciarino per vederci nel rientrare».
Escono dalla stanza alta e scendono la scaletta dopo avere salutato il padrone e la moglie che frescheggiano sul terrazzo. Gesù volta risolutamente le spalle al lago e, traversato il paese, fa un duecento o trecento metri fra gli ulivi di una prima collinetta che è alle spalle del paese. Si ferma su un ciglio che, per la sua posizione sporgente e libera da ostacoli, gode di tutta l’aria possibile a godersi in quella notte d’afa.
«Sediamo e prestatemi attenzione. È venuta l’ora della vostra evangelizzazione. Sono a metà circa della mia vita pubblica per preparare i cuori al mio Regno. Ora è tempo che anche i miei apostoli prendano parte alla preparazione di questo Regno. I re fanno così quando hanno deciso la conquista di un regno. Prima indagano e avvicinano persone per sentire le reazioni e lavorarle all’idea che perseguono. Poi estendono l’opera preparatoria con messi fidati, mandati nel paese da conquistare. E sempre più ne mandano finché tutto il paese è noto nelle sue particolarità geografiche e morali. Poi, fatto questo, il re porta a compimento l’opera proclamandosi re di quel luogo e incoronandosi tale. E sangue scorre per fare questo. Perché le vittorie costano sempre del sangue…».
«Noi siamo pronti a combattere per Te e a versare il nostro sangue» promettono unanimemente gli apostoli.
«Io non verserò altro sangue che quello del Santo dei santi».
«Vuoi iniziare dal Tempio la conquista, irrompendo nell’ora dei sacrifici?…».
«Non divaghiamo, amici. Il futuro lo saprete a suo tempo. Ma non fremete d’orrore. Vi assicuro che non sconvolgerò le cerimonie con la violenza di una irruzione. Eppure saranno sconvolte e vi sarà una sera in cui il terrore impedirà la preghiera rituale. Il terrore dei peccatori. Ma Io, quella sera, sarò in pace. In pace con lo Spirito mio e col mio Corpo. Una pace totale, beata…».
Gesù guarda uno per uno i suoi dodici, ed è come se guardasse la stessa pagina per dodici volte e vi leggesse per dodici volte la parola che vi è scritta: incomprensione. Sorride e prosegue.
«Dunque ho deciso di mandarvi per penetrare più avanti e più ampiamente di quanto possa fare Io da solo. Però fra il mio modo di evangelizzare e il vostro vi saranno differenze prudenziali che Io metto per non portarvi a difficoltà troppo forti, in pericoli troppo seri per la vostra anima e anche per il vostro corpo, e per non nuocere all’opera mia. Voi non siete ancora formati al punto da poter avvicinare chicchessia senza averne danno o senza fargli danno, e tanto meno siete eroici al punto di sfidare il mondo per l’Idea andando incontro alle vendette del mondo. Perciò, andando a predicarmi non andate fra i gentili e non entrate nelle città dei samaritani, ma andate dalle pecorelle sperdute della casa d’Israele. Vi è tanto da fare anche fra queste, perché in verità vi dico che le turbe che vi paiono tante, intorno a me, sono la centesima parte di quelle che in Israele ancora attendono il Messia e non lo conoscono né sanno che è vivente. Portate a queste la fede e la conoscenza di Me.
Nel vostro cammino predicate dicendo: “Il Regno di Cieli è vicino”. Sia questo l’annuncio base. Su questo appoggiate tutta la vostra predicazione. Tanto avete sentito parlare del Regno da Me! Non avete che a ripetere ciò che Io vi ho detto. Ma l’uomo, per essere attirato e convinto sulle verità spirituali, ha bisogno di dolcezze materiali, come fosse un eterno bambino che non studia una lezione e non impara un mestiere se non è allettato da un dolce della mamma o un premio del maestro di scuola o del maestro del mestiere. Io, perché voi abbiate il mezzo per essere creduti e cercati, vi concedo il dono del miracolo...».
Gli apostoli scattano in piedi, meno Giacomo d’Alfeo e Giovanni, urlando, protestando, esaltandosi, ognuno a seconda del temperamento. Veramente, che si pavoneggi nell’idea del miracolo da fare non c’è che l’Iscariota che, con quel po’ po’ di conto che ha sull’anima di un’accusa falsa e interessata, esclama:
«Era ora che noi pure si facesse questo per avere un minimo di autorità sulle turbe!».
Gesù lo guarda ma non dice nulla. Pietro e lo Zelote che stanno dicendo:
«No, Signore! Noi non siamo degni di tanto! Ciò spetta ai santi», dànno sulla voce a Giuda, dicendo lo Zelote: «Come ti permetti di fare rimprovero al Maestro, uomo stolto ed orgoglioso?».
E Pietro: «Il minimo? E che vuoi fare di più del miracolo? Diventare Dio tu pure? Hai lo stesso prurito di Lucifero?».
«Silenzio!» intima Gesù. E prosegue: «Vi è una cosa che è ancor più del miracolo e che convince ugualmente le folle e con maggiore profondità e durata: una vita santa. Ma da questa voi siete ancora lontani, e tu, Giuda, più lontano degli altri. Ma lasciatemi parlare perché è una lunga istruzione.
Andate perciò guarendo gli infermi, mondando i lebbrosi, risuscitando i morti del corpo o dello spirito, perché corpo e spirito possono essere ugualmente infermi, lebbrosi, morti. E voi anche sapete come si fa ad operare miracolo: con una vita di penitenza, una preghiera fervente, un sincero desiderio di far brillare la potenza di Dio, un’umiltà profonda, una viva carità, una accesa fede, una speranza che non si turba per difficoltà di sorta. In verità vi dico che tutto è possibile a chi ha in sé questi elementi. Anche i demoni fuggiranno di fronte al Nome del Signore detto da voi, avendo in voi quanto ho detto.
Questo potere vi viene dato da Me e dal Padre nostro. Non si compera con nessuna moneta. Solo il nostro volere lo concede e solo la vita giusta lo mantiene. Ma, come vi è stato dato gratis, così gratuitamente datelo agli altri, ai bisognosi di esso. Guai a voi se avvilirete in dono di Dio facendolo servire per impinguare la vostra borsa. Non è vostra potenza, è potenza di Dio. Usatela, ma non ve ne appropriate dicendo: “È mia”. Come vi viene data, così vi può essere tolta. Simone di Giona poco fa a detto a Giuda di Simone: “Hai tu lo stesso prurito di Lucifero?”. Ha detto una giusta definizione. Dire: “Io faccio ciò che fa Dio perché io sono come Dio” è imitare Lucifero. E il suo castigo è noto. Come noto è ciò che avvenne ai due che nel Paradiso terrestre mangiarono il frutto proibito, per istigazione dell’Invidioso, che voleva mettere altri infelici nel suo inferno, oltre ai ribelli angelici che già vi erano, ma anche per prurito loro proprio di superbia perfetta. Unico frutto che vi è lecito prendere da ciò che fate sono le anime che col miracolo conquisterete al Signore e che al Signore vanno date. Ecco le vostre monete. Non altre. Nell’altra vita ne godrete il tesoro.
Andate senza ricchezze. Non portate con voi né oro, né argento, né monete nelle vostre cinture, non sacca da viaggio con due o più vesti e doppi calzari, né bastone da pellegrino, né armi da uomo. Perché le vostre visite apostoliche per ora saranno corte, ed ogni vigilia di sabato ci ritroveremo e potrete deporre le vesti sudate senza avere bisogno di portarvi dietro il ricambio. Non occorre il bastone perché qui dolce è il cammino, e ciò che serve su colli e pianure è ben diverso da ciò che serve nei deserti e sui monti alti. Non occorrono armi. Queste sono buone per l’uomo che non conosce la santa povertà e ignora il divino perdono. Ma voi non avete tesori da tutelare e difendere dai ladroni. Unico da temere, unico ladrone per voi è satana. Ed esso si vince con la costanza e la preghiera, non con spade e pugnali.
A chi vi offende perdonate. Se vi spogliassero del mantello, date anche la veste. Rimaneste anche nudi affatto per mitezza e distacco dalle ricchezze, non scandalizzerete gli Angeli del Signore e neppure l’infinita Castità di Dio, perché la vostra carità vestirebbe di oro il vostro corpo nudo, e la mitezza vi farebbe ornata cintura, e di perdono verso il ladrone vi darebbe manto e corona regale. Sareste perciò vestiti meglio di un re. E non di stoffe corruttibili, ma di materie incorruttibili.
Non abbiate preoccupazioni per il vostro nutrimento. Avrete sempre quanto è appropriato alla vostra condizione e al vostro ministero, perché l’operaio è degno del nutrimento che gli viene porto. Sempre. E se gli uomini non provvedessero, Dio provvederebbe al suo operaio. Già vi ho mostrato che per vivere e per predicare non è necessario avere i ventri colmi del cibo ingurgitato. Ciò serve agli animali immondi, la cui missione è quella di ingrassare, per essere uccisi per ingrassare gli uomini. Ma voi non dovete che impinguare lo spirito vostro e altrui di cibi sapienziali. E la Sapienza si illumina ad una mente che la crapula non rende ottusa e ad un cuore che si nutre di cose soprannaturali. Voi non siete mai stati tanto eloquenti come dopo il ritiro sul monte. E allora mangiaste solo quanto era necessario per non morire. Eppure al termine del ritiro eravate forti e ilari come non mai. Non è forse vero?
In qualunque città o luogo entrerete, informatevi che vi sia chi meriti di accogliervi. Non perché siete Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni, e così via. Ma perché siete i messi del Signore. Foste anche stati dei rifiuti, degli assassini, dei ladri, dei pubblicani, pentiti ora e al mio servizio, meritate rispetto perché miei messi. Dico più ancora. Dico: guai a voi se avete l’apparenza di miei messi e nell’interno siete abbietti e satanassati. Guai a voi! L’inferno è ancor poco per quello che meritate per il vostro inganno.
Ma anche foste contemporaneamente messi di Dio pubblicamente, e rifiuti, pubblicani, ladri, assassini in occulto, o anche un sospetto fosse nei cuori verso di voi, una quasi certezza, vi va dato ancora onore e rispetto perché siete miei messi. L’occhio dell’uomo deve sorpassare il mezzo e vedere il messo e il fine, vedere Dio e la sua opera al di là del mezzo troppo spesso manchevole. Solo in casi di colpa grave, ledente la fede dei cuori, Io per ora, poi chi mi succederà, provvederanno a recidere il membro guasto. Perché non è lecito che per un Sacerdote demonio si perdano anime di fedeli.
Non sarà mai lecito, per nascondere le piaghe nate nel corpo apostolico, permettere sopravvivenza in esso di corpi incancreniti che col loro aspetto ripugnante allontanano e col loro fetore demoniaco avvelenano.
Voi dunque vi informerete quale è la famiglia di vita più retta, là dove le donne sanno stare ritirate e i costumi sono castigati. E là entrerete e dimorerete finché non partiate dal luogo. Non imitate i fuchi che, dopo aver succhiato un fiore, passano ad altro più nutriente. Voi, sia che siate capitati tra persone di buon letto e ricca mensa, o sia che siate capitati in umile famiglia ricca solo di virtù, rimanete dove siete. Non cercate mai il “meglio” per il corpo che perisce. Ma, anzi, date ad esso sempre il peggio, riserbando tutti i diritti allo spirito. E, ve lo dico perché è bene lo facciate, date, sol che lo possiate fare, la preferenza ai poveri per la vostra sosta. Per non umiliarli, per ricordo di Me che sono e resto povero e di esser povero me ne vanto, e anche perché i poveri sono sovente migliori dei ricchi. Troverete sempre poveri giusti, mentre raro sarà trovare un ricco senza ingiustizia.
Non avete perciò la scusa di dire: “Non ho trovato bontà altro che nei ricchi” per giustificare la vostra smania di benessere. Nell’atto di entrare nella casa salutate col mio saluto, che è il più dolce che vi sia. Dite: “La pace sia con voi. La pace sia in questa casa”, oppure “la pace venga in questa casa”. Infatti voi, messi di Gesù e della Buona Novella, portate con voi la pace, e la vostra venuta in un luogo è far venire la pace in esso. Se la casa ne è degna, la pace verrà e permarrà in essa; se non ne è degna, la pace tornerà a voi. Però badate di essere voi pacifici onde avere Dio come vostro Padre. Un padre aiuta sempre. E voi, aiutati da Dio, farete tutto, e tutto bene.
Può darsi anche, anzi certo avverrà, che vi sarà città o casa che non vi ricevono e non vogliono ascoltare le vostre parole cacciandovi o deridendovi, o anche inseguendovi a colpi di pietra come profeti noiosi. E qui avrete più che mai bisogno di essere pacifici, umili, miti per abito di vita. Perché altrimenti l’ira prenderà il sopravvento e voi peccherete scandalizzando e aumentando l’incredulità dei convertendi. Mentre, se riceverete l’offesa di essere cacciati, derisi, inseguiti con pace, voi convertirete con la predica più bella: quella silenziosa della virtù vera.
Ritroverete un giorno i nemici di oggi sul vostro cammino e vi diranno: “Vi abbiamo cercato perché il vostro modo di agire ci ha fatti persuasi della Verità che annunciate. Vogliate perdonarci e accoglierci per discepoli. Perché noi non vi conoscevamo, ma ora vi conosciamo per santi. Perciò, se santi siete, dovete essere i messi di un Santo, e noi crediamo ora in Lui”.
Ma, nell’uscire dalla città o casa dove non siete stati accolti, scuotete da voi anche la polvere dei vostri calzari, acciò la superbia e la durezza di quel luogo non si apprenda neppure alle vostre suole. In verità vi dico: nel giorno del Giudizio, Sodoma e Gomorra saranno trattate meno duramente di quella città.
Ecco: Io vi mando come pecore fra i lupi. Siate dunque prudenti come le serpi e semplici come le colombe. Perché voi sapete come il mondo, che in verità è più di lupi che di pecore, usa anche con Me che sono il Cristo. Io posso difendermi col mio potere e lo farò finché non è l’ora del trionfo temporaneo del mondo. Ma voi non avete questo potere e vi necessita maggior prudenza e semplicità. Maggiore accortezza, perciò, per evitare per ora carceri e flagellazioni. In verità voi, per ora, nonostante le vostre proteste di voler dare il sangue per Me, non sopportate neppure uno sguardo ironico o iracondo. Poi verrà un tempo in cui sarete forti come eroi contro tutte le persecuzioni, forti più di eroi, di un eroismo inconcepibile secondo il mondo, inspiegabile, e verrà detto “follia”. No, che follia non sarà! Sarà l’immedesimazione per forza di amore dell’uomo con l’Uomo Dio, e voi saprete fare ciò che Io avrò già fatto.
Per capire questo eroismo occorrerà vederlo, studiarlo e giudicarlo da piani ultraterreni. Perché è cosa soprannaturale che esula da tutte le restrizioni della natura umana. I re, i re dello spirito saranno i miei eroi, in eterno re ed eroi….In quel tempo vi arresteranno mettendovi le mani addosso, trascinandovi davanti ai tribunali, davanti ai presidi ed ai re, onde vi giudichino e vi condannino per il grande peccato, agli occhi del mondo, di essere i servi di Dio, ministri e tutori del Bene, i maestri delle virtù. E per essere questo sarete flagellati e in mille maniere puniti, fino ad essere uccisi. E voi renderete testimonianza di Me ai re, ai presidi, alle nazioni, confessando col sangue che voi amate Cristo, il Figlio vero di Dio Vero.
Quando sarete nelle loro mani, non vi mettete in pena su ciò che avete a rispondere e di quanto avrete a dire. Nessuna pena abbiate allora che non sia quella dell’afflizione verso i giudici e gli accusatori che satana travia al punto da renderli ciechi alla Verità. Le parole da dire vi saranno date in quel momento. Il Padre vostro ve le metterà sulle labbra, perché allora non sarete voi che parlerete per convertire alla Fede e professare la Verità, ma sarà lo Spirito del Padre vostro quello che parlerà in voi.
Allora il fratello darà la morte al fratello, il padre al figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. No, non tramortite e non vi scandalizzate! Rispondete a Me. Per voi è più grande delitto uccidere un padre, un fratello, un figlio, o Dio stesso?».
«Dio non si può uccidere» dice secco Giuda Iscariota.
«È vero. È Spirito imprendibile» conferma Bartolomeo.
E gli altri, pur tacendo, sono dello stesso parere.
«Io sono Dio, e Carne sono» dice calmo Gesù.
«Nessuno pensa ad ucciderti» ribatte l’Iscariota.
«Vi prego: rispondete alla mia domanda».
«Ma è più grave uccidere Dio! Si intende!».
«Ebbene: Dio sarà ucciso dall’uomo, nella Carne dell’Uomo Dio e nell’anima degli uccisori dell’Uomo Dio. Dunque, come si giungerà a questo delitto senza orrore in chi lo compie, parimenti si giungerà al delitto dei padri, dei fratelli, dei figli, contro i figli, i fratelli, i padri.
Sarete odiati da tutti a causa del mio Nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvo. E quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra. Non per viltà, ma per dare tempo alla neonata Chiesa di Cristo di giungere ad età non più di lattante debole e inetto, ma ad una età maggiore in cui sarà capace di affrontare la vita e la morte senza temere Morte.
Quelli che lo Spirito consiglierà a fuggire, fuggano. Come Io sono fuggito quando ero pargolo. In verità, nella vita della mia Chiesa si ripeteranno tutte le vicende della mia vita d’uomo. Tutte. Dal mistero del suo formarsi all’umiltà dei primi tempi, ai turbamenti e insidie date dai feroci, alla necessità di fuggire per continuare a esistere, dalla povertà e dal lavoro indefesso fino a molte altre cose che Io vivo attualmente, che patirò in seguito, prima di giungere al trionfo eterno. Quelli invece che lo Spirito consiglia di rimanere, restino. Perché, anche se cadranno uccisi, essi vivranno e saranno utili alla Chiesa. Perché è sempre bene ciò che lo Spirito di Dio consiglia.
In verità vi dico che non finirete, voi e chi vi succederà, di percorrere le vie e le città d’Israele prima che venga il Figlio dell’Uomo. Perché Israele, per un suo tremendo peccato, sarà disperso come pula investita da un turbine e sparso per tutta la terra, e secoli e millenni, uno dopo un altro uno, e oltre, si succederanno prima che sia di nuovo raccolto sull’aia di Areuna Gebuseo. Tutte le volte che lo tenterà, prima dell’ora segnata, sarà nuovamente preso dal turbine e disperso, perché Israele dovrà piangere il suo peccato per tanti secoli quante sono le stille che pioveranno dalle vene dell’Agnello di Dio immolato per i peccati del mondo. E la Chiesa mia dovrà pure, essa che sarà stata colpita da Israele in Me e nei miei apostoli e discepoli, aprire braccia di madre e cercare di raccogliere Israele sotto il suo manto come una chioccia fa coi pulcini sviati. Quando Israele sarà tutto sotto il manto della Chiesa di Cristo, allora Io verrò.
Ma queste saranno le cose future. Parliamo delle immediate. Ricordatevi che il discepolo non è da più del Maestro, né il servo da più del Padrone. Perciò basti al discepolo di essere come il Maestro, ed è già immeritato onore; e al servo di essere come il Padrone, ed è già soprannaturale bontà concedervi che ciò sia. Se hanno chiamato Belzebù il Padrone di casa, come chiameranno i suoi servi? E potranno i servi ribellarsi se il Padrone non si ribella, non odia e maledice, ma calmo nella sua giustizia continua la sua opera, trasferendo il giudizio ad altro momento, quando, dopo aver tutto tentato per persuadere, avrà visto in essi l’ostinazione nel Male? No. Non potranno i servi fare ciò che non fa il Padrone, ma bensì imitarlo, pensando che essi sono anche peccatori mentre Egli era senza peccato.
Non temete dunque quelli che vi chiameranno: “demoni”. La verità verrà un giorno che sarà nota, e si vedrà allora chi era il “demonio”. Se voi o loro. Non c’è niente di nascosto che non si abbia a rivelare, e niente di segreto che non si abbia a sapere.
Quello che ora Io vi dico nelle tenebre e in segreto, perché il mondo non è degno di sapere tutte le parole del Verbo -non è ancora degno di questo, né è ora di dirlo anche agli indegni- voi, quando sarà l’ora che tutto deve essere noto, ditelo nella luce, dall’alto dei tetti gridate ciò che ora Io vi sussurro più all’anima che all’orecchio. Perché allora il mondo sarà stato battezzato dal Sangue, e satana avrà contro uno stendardo per cui il mondo potrà, volendo, comprendere i segreti di Dio, mentre satana non potrà nuocere altro che su chi desidera il morso di satana e lo preferisce al mio bacio.
Ma otto parti su dieci del mondo non vorranno comprendere.
Solo le minoranze saranno volenterose di sapere tutto per seguire tutto che è mia Dottrina. Non importa. Siccome non si può separare queste due parti sante dalla massa ingiusta, predicate anche dai tetti la mia Dottrina, predicatela dall’alto dei monti, sui mari senza confine, nelle viscere della terra. Se anche gli uomini non l’ascolteranno, raccoglieranno le divine parole gli uccelli e i venti, i pesci e le onde, e ne serberanno l’eco le viscere del suolo per dirlo alle interne sorgenti, ai minerali, ai metalli, e ne gioiranno tutti, perché essi pure sono creati da Dio per essere di sgabello ai miei piedi e di gioia al mio cuore.
Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima, ma temete solo quello che può mandare a perdizione la vostra anima e ricongiungere nell’ultimo Giudizio questa al risorto corpo, per gettarli nel fuoco dell’inferno. Non temete. Non si vendono forse due passeri per un soldo? Eppure, se il Padre non lo permette, non uno di essi cadrà nonostante tutte le insidie dell’uomo. Non temete dunque. Voi siete noti al Padre. Noti gli sono nel loro numero anche i capelli che avete sul capo. Voi siete dappiù di molti passeri!
Ed Io vi dico che chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anche Io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli. Ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anche Io lo rinnegherò davanti al Padre mio.
Riconoscere qui è per seguire e praticare; rinnegare è abbandonare la mia via per viltà, per concupiscenza triplice, o per calcolo meschino, per affetto umano verso uno dei vostri, contrari a Me. Perché ci sarà questo.
Non pensate che Io sia venuto per mettere concordia sulla terra, e per la terra. La mia pace è più alta delle calcolate paci per il barcamenare di ogni giorno. Non sono venuto a mettere la pace, ma la spada. La spada tagliente per recidere le liane che trattengono nel fango e aprire le vie ai voli nel soprannaturale. Perciò Io sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera. Perché Io sono Colui che regna e ha ogni diritto sui suoi sudditi. Perché nessuno è più grande di Me nei diritti sugli affetti. Perché in Me si accentrano tutti gli amori sublimandosi, ed Io sono Padre, Madre, Sposo, Fratello, Amico, e vi amo come tale, e come tale vado amato. E quando dico: “Voglio”, nessun legame può resistere e la creatura è mia. Io col Padre, l’ho creata, Io da Me stesso la salvo, Io ho il diritto di averla.
In verità i nemici dell’uomo sono gli uomini oltre che i demoni; e i nemici dell’uomo nuovo, del cristiano, saranno quelli di casa, coi loro lamenti, minacce o suppliche. Chi però d’ora in poi amerà il padre o la madre più di Me non è degno di Me; chi ama il figlio o la figlia più di Me non è degno di Me.
Chi non prende la sua croce quotidiana, complessa, fatta di rassegnazioni, di rinunce, di ubbidienze, di eroismi, di dolori, di malattie, di lutti, di tutto quello che manifesta la volontà di Dio o una prova dell’uomo, e con essa non mi segue, non è degno di Me.
Chi tiene conto della sua vita terrena più di quella spirituale, perderà la Vita vera. Chi avrà perduto la sua vita terrena per amore mio la ritroverà eterna e beata.
Chi riceve voi riceve Me. Chi riceve Me riceve Colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta come un profeta riceverà premio proporzionato alla carità data al profeta, chi un giusto come un giusto riceverà un premio proporzionato al giusto. E ciò perché chi riconosce nel profeta il profeta è segno che è profeta lui pure, ossia molto santo perché tenuto fra le braccia dallo Spirito di Dio, e chi avrà riconosciuto un giusto come giusto, dimostra di essere lui stesso giusto, perché le anime simili si riconoscono.
Ad ognuno dunque sarà dato secondo giustizia. Ma a chi avrà dato anche un solo calice d’acqua pura ad uno dei miei servi, fosse anche il più piccolo -e sono servi di Gesù tutti quelli che Lo predicano con una vita santa, e possono esserlo i re come i mendicanti, i sapienti come coloro che non sanno nulla, i vecchi come i pargoli, perché in tutte le età e le classi si può essere miei discepoli- chi avrà dato ad un mio discepolo anche un calice d’acqua in mio nome e perché mio discepolo, in verità vi dico che non perderà la sua ricompensa.
Ho detto. Ora preghiamo e poi andiamo a casa. All’alba partirete e così: Simone di Giona con Giovanni, Simone Zelote con Giuda Iscariota, Andrea con Matteo, Giacomo d’Alfeo con Tommaso, Filippo con Giacomo di Zebedeo, Giuda mio cugino con Bartolomeo. Questa settimana così. Poi darò il nuovo ordine. Preghiamo».
E pregano ad alta voce…

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta