Dalla bontà del Signore siamo stati prescelti nella sua Chiesa, a difendere l'onore di questo Agnello
venerdì 29 giugno 2012
mercoledì 27 giugno 2012
Il risveglio
Il risveglio
(Daisaku Ikeda)
Qualunque fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora
una lunga e fredda notte potrà passare.
Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati
senza paragonarti
o voler essere un altro fiore,
perché non esiste fiore migliore di quello
che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà,
potrai scoprire
che andavi sognando
di essere un fiore
che aveva da fiorire.
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora
una lunga e fredda notte potrà passare.
Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati
senza paragonarti
o voler essere un altro fiore,
perché non esiste fiore migliore di quello
che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà,
potrai scoprire
che andavi sognando
di essere un fiore
che aveva da fiorire.
Lisa
martedì 26 giugno 2012
La regina della pace
La Regina della Pace In questo tempo senza pace Dio manda a noi Maria come “Regina della Pace”, per soccorrerci e aiutarci a ritrovare la via della salvezza. Con i suoi premurosi insegnamenti, Lei si rivela soprattutto Madre. Ci guarda, ci vede, ci segue dal cielo e ci soccorre. La sua presenza non è inoperosa. Lei ci indica la via, ci ispira, ci comunica la forza, ci incoraggia e consola. Con le sue mille attenzioni non si fa mai vincere in amore dai suoi figli. Se ci affidiamo a Lei come veri figli, non vivremo da orfani. Lei, la Madre di Dio, è anche la nostra Mamma e, come recita il catechismo, "con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna" (CCC 969). Ci dona ogni grazia che attinge dal suo Figlio Gesù il quale ce le ha meritate con il suo Preziosissimo Sangue. In questo tempo difficile e senza pace ci è stata data per insegnarci la via della Pace. Quando siamo senza pace Lei ci ricorda le parole di Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». (Mt 11,29-30) |
Agli occhi di Dio siamo come bamibini
Vi Posto una mia riflessione personale che è stata pubblicata nel blog di Tony Sudditi di Gesù Cristo
Se
ci si guarda in giro, si scopre che c'è tanto scoraggiamento... poca
fede, tanto scontento ma soprattutto si scopre che in pochi riescono ad
entrare nel pensiero di Dio.
Siamo
troppo confusi, pensiamo che sia Dio a dover comprendere noi e non
viceversa, beh certo per noi è impresa assai ardua, comprendere Dio, ce
ne siamo talmente allontanati che abbiamo fatto in modo di aprire un
varco a tutte le teorie che fanno di tutto per screditare o peggio
ancora di annullare la presenza di Dio.
Qualche
giorno fa, mi sono trovata a scambiare quattro chiacchiere con una
signora da pochissimo vedova, volevo trovare una parola che le potesse
dare speranza, per scuoterla dal dolore nel quale si è rifugiata, ma ho
dovuto rinunciare quando lei mi ha detto "no, non esiste nulla dopo la
morte, non c'è niente .... ne era convinto anche mio marito", ho avuto
l'impressione che adesso far sua la teoria del marito era come fare un
atto di fede in lui, un modo per rimanere attaccata al suo ricordo e in
qualche modo continuare ad essere fedele. Ma allora se è questo quello
che pensi "perché fare un funerale religioso?" mi sono domandata, allora
il funerale è l'ennesimo atto che viene fatto ad uso e consumo del
"pubblico", quello che viene a darti le condoglianze. Che
tristezza, che amara tristezza vivere una vita senza speranza.
Eppure,
se poco poco si fa uno sforzo.... se proviamo a cambiare il punto di
visione, forse le cose ci appaiono in maniera diversa.
Penso, che l'umanità agli occhi del Signore, sia come un bambino piccolo.
Avete
esperienza di bambini piccoli? Parlo di quelli che vanno dai due ai sei
anni. I bambini piccoli hanno un forte ego, e tutto il modo gravita
intorno a loro. Per loro, i genitori sono lì con un'unica funzione:
soddisfare il loro bisogno di affetto e rispondere positivamente a tutti
i loro capricci.
Quando
un genitore, diventa autorevole e cerca di spiegare loro, il giusto
atteggiamento, il giusto comportamento da tenere nelle diverse
situazioni molto spesso si trova a combattere una estenuante lotta, i
bambini cercano con i loro mezzi di far andare le cose come dicono loro e
non come viene suggerito da chi è più grande e ha più esperienza:
strepiti, urla, pianti tutto è lecito per imporre il proprio NO.
Avete
vissuto mai questa esperienza da genitore? Sicuramente avrete pensato,
"ma perché non ascolta ciò che gli voglio dire, ci risparmieremmo tutti
una gran faticaccia", perché i genitori si stremano per far comprendere
e i bambini dal canto loro si stremano per imporsi.
Avete mai provato a fare una cosa qualunque, un servizio domestico o qualche altro tipo di incombenza in presenza di bambini che vi vogliono aiutare?
Si,
in principio si apprezza la buona volontà, ma essa spesso è
accompagnata da una scarsa voglia di comprendere quale sia il modo
giusto per farla, e invece di aiutare intralciano, e rischiano di farsi
male e questo accresce nuovamente lo stesso pensiero: "ma perché non
segue i consigli di chi ha già sperimentato il modo giusto per fare?"
Bene.... e tutti questi atteggiamenti non vi ricordano per caso l'uomo in rapporto a Dio.
L'uomo
non cerca in tutti i modi di imporre il proprio modo di vedere le cose a
Dio?? Non siamo noi ad ascoltare i suoi consigli, ma noi che molto
spesso suggeriamo quale la strada giusta.... lo facciamo spesso,
spessissimo, anche nelle preghiere... eppure Gesù ce lo ha insegnato “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Luca 22, 14 - 23, 56) ma noi abbiamo il coraggio di pronunciarla questa frase???
E
ancora da genitori, non vi siete mai trovati nella circostanza di dire a
vostro figlio: "fidati, la mamma e il papà sanno cosa è meglio per
te!"....magari solo quando dovevate dargli una medicina. La medicina è
amara, ma voi sapevate che solo assumendola sarebbe guarito.
E
non vi pare, allora che da genitori vorremmo una cosa, mentre da
figli.... nei confronti del nostro Padre celeste ci comportiamo allo
stesso modo dei nostri figli?
E vi pare coerente tutto ciò??
Vi
pare logico, poi non accettare la medicina.... e dire "NO... non c'è
nessun Padre, non c'è nulla oltre questa vita".... perciò essa va
vissuta "in maniera spericolata", perché il bello è proprio assaporare
tutto, qualunque cosa ci frulli per la testa, perché dopo c'è il nulla
e dobbiamo vivere con il fiato in gola, pur di non vivere di rimpianti?
di cose non vissute, non provate, non viste. Anche se quelle medesime
cose magari ci fanno male, ci feriscono e soprattutto ci allontanano
dalla Verità, dalla Via e dalla Vita.
Cosa
rispondereste a chi pur di non guardare la verità in faccia la nega????
Non gli direste che ha un comportamento immaturo???
Quando
il Signore ci parla della Vita, non si riferisce a quella terrena.....
questa è solo una parentesi, la vera vita quella a cui dobbiamo
aspirare, a cui dobbiamo tendere è quella che conosceremo dopo la morte.
Perché
tutto ciò che viene detto, "c'è solo il nulla dopo"..... è la grande
strategia di satana, per farvi vivere lontano dalla Luce perché possiate
essere risucchiati dalle tenebre.
Non
lasciatevi gabbare, siate più scaltri di colui il quale sarà distrutto
sotto il calcagno di Maria, apritevi a Dio, abbiate il coraggio di
guardarlo negli occhi, di esprimergli, paure e tormenti, perché Lui
solo, proprio come un padre terreno, vi prenderà e vi sorreggerà, “Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 7,7, 12).
Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 7,7, 12).
Svegliamoci
e soprattutto smettiamo di comportarci come bambini, è giunto il
momento di comportarci da persone mature, abbiamo il dovere di maturare
spiritualmente.
Riflessione di
LISA
lunedì 25 giugno 2012
domenica 24 giugno 2012
Natività di San giovanni Battista
Natività di San Giovanni
Battista
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Domenica 24 Giugno
2012 - Solennità
Dal
Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,57-66.80
Per
Elisabetta intanto si
compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i
parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande
misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per
circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre,
Zaccaria.
Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non
c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo
nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si
chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo
nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli
si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini
furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si
discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le
custodivano
in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano
del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava
nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua
manifestazione a Israele.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nell’"Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 1 Capitolo 23 pagina 134
In
mezzo alle ripugnati cose
che ci offre il mondo di ora, scende dal Cielo -e non so come lo possa
fare, dato che io sono come un fuscello in preda al vento in questi
continui
urti contro la malvagità umana, così discorde da quanto vive in me-
scende dal Cielo questa visione di pace.
Ancora
e sempre la casa di
Elisabetta. In una bella sera d'estate, ancor chiara di un ultimo sole e
pur già ornata nel cielo da un arco falcato di luna, che pare una
virgola
d’argento messa su un gran drappo azzurro intenso.
I
rosai odorano fortemente e
le api fanno gli ultimi voli, gocce d’oro ronzanti nell’aria cheta e
calda della sera. Dai prati viene un grande odore di fieni asciugati
al sole, un odor di pane quasi, di pane caldo, appena sfornato. Forse
viene anche dai molti teli stesi ad asciugare per ogni dove e che ora
Sara
piega.
Maria passeggia dando il
braccio alla cugina. Adagio adagio vanno su e giù, sotto la pergola semioscura.
Ma Maria ha occhio a tutto e,
pur occupandosi di Elisabetta, vede che Sara è impicciata a ripiegare un lungo telo che ha tolto da una siepe.
“Attendimi qui
seduta” dice alla parente.
E va ad aiutare la vecchia
servente, tirando la tela per raddrizzarla e piegandola poi con cura.
“Sanno ancora di sole,
sono caldi” dice con un sorriso.
E
per far felice la donna
aggiunge: “Questa tela, dopo la tua imbiancatura, è diventata bella
quanto mai. Non ci sei che te che sai fare così bene”. Sara se ne va
gongolante col suo carico di tele fragranti.
Maria torna da Elisabetta e
dice:
“Ancora un pochino di
passi. Ti faranno bene”.
E siccome Elisabetta, stanca,
non vorrebbe muoversi, le dice:
“Andiamo soltanto a
vedere se i tuoi colombi sono tutti nei loro nidi e se l’acqua della loro vasca è monda. Poi torniamo a casa”.
I
colombi devono essere i
prediletti di Elisabetta. Quando sono davanti alla rustica torretta dove
i colombi sono tutti raccolti -le femmine nelle cove, i maschi davanti
alle
stesse e non si muovono, ma vedendo le due donne hanno ancora un
cruccolio di saluto- Elisabetta si commuove. La debolezza del suo stato
la soverchia
le dà dei timori che la fanno piangere. Si confessa cugina.
“Se
avessi a morire...
poveri colombini miei! Tu non resti. Restassi tu nella mia casa, non mi
importerebbe di morire. Ho avuto il massimo di gioia che donna possa
avere,
una gioia che m’ero rassegnata a non conoscere mai, ed anche della morte
non posso lamentarmi col Signore perché Egli, ne sia benedetto, mi ha
colmata della sua benignità. Ma c’è Zaccaria... e ci sarà il bambino.
Uno vecchio e che si troverebbe come perduto in un deserto senza la sua
donna. L’altro così piccino che sarebbe come fiore destinato a morir di
gelo perché senza la sua mamma. Povero bambino senza le carezze della
madre!..”.
“Ma
perché triste
così? Dio ti ha dato la gioia d’esser madre, né te la leverà quando essa
è piena. Il piccolo Giovanni avrà tutti i baci della mamma e
Zaccaria tutte le cure della sposa fedele sino alla sua tarda
vecchiezza. Uno non morrà lasciando l’altro solo”.
“Tu sei buona e mi
conforti. Ma io sono vecchia tanto per avere un figlio. Ed ora che sto per averlo ho paura”.
“Oh!
no! C’è qui
Gesù! Non bisogna avere paura dove è Gesù. Il mio Bambino ti ha levato
la sofferenza, tu l’hai detto, quando era come un boccio appena
formato. Ora che sempre più si completa e già vive come creatura mia -ne
sento battere il cuoricino nella mia gola e mi par di avere posato su
essa
un uccellino di nido dal cuoricino pulsante leggero- leverà da te ogni
pericolo. Devi aver fede”.
“Ne
ho. Ma se
morissi... non lasciare subito il mio Zaccaria. So che pensi alla tua
casa. Ma resta un poco ancora. Per aiutare l'uomo mio nel primo dolore”.
“Io
resterò per bearmi
della tua e della sua gioia, e ti lascerò quando sarai forte e lieta. Ma
stai quieta, Elisabetta. Tutto andrà bene. La tua casa non soffrirà di
nulla mentre tu soffrirai. Zaccaria sarà servito dalla più amorosa
ancella, i tuoi fiori saranno curati, e curati i colombi, e li troverai,
questi e
quelli, lieti e belli per far festa alla ben tornata padrona.
Rientriamo, ora, perché tu impallidisci...”.
“Sì, mi pare di
soffrire di nuovo. Forse l’ora è giunta. Maria, prega per me”.
“Ti sorreggerò con la
preghiera finchè il tuo travaglio non sarà finito in gioia”.
E
le due donne rientrano
lentamente in casa. Elisabetta si ritira nelle sue stanze. Maria, destra
e previdente, dà ordini e prepara tutto quanto può occorrere, e
conforta
Zaccaria impensierito.
Nella casa, che veglia in questa notte e dove ci sono voci estranee di donne chiamate in aiuto, Maria resta vigile come un faro in una notte di tempesta. Tutta la casa gravita su Lei. Ed Ella, dolce e sorridente, provvede a tutto. E prega. Quando non è chiamata per questo o per quello, Ella si raccoglie in preghiera. È nella stanza dove si raccoglievano sempre per i pasti e per il lavoro.
Nella casa, che veglia in questa notte e dove ci sono voci estranee di donne chiamate in aiuto, Maria resta vigile come un faro in una notte di tempesta. Tutta la casa gravita su Lei. Ed Ella, dolce e sorridente, provvede a tutto. E prega. Quando non è chiamata per questo o per quello, Ella si raccoglie in preghiera. È nella stanza dove si raccoglievano sempre per i pasti e per il lavoro.
E
con Lei è Zaccaria, che
sospira e passeggia turbato. Hanno già pregato insieme. Poi Maria ha
continuato a pregare. Anche ora che il vecchio, stanco, si è seduto sul
suo
seggiolone presso la tavola e tace sonnacchioso, Ella prega. E quando lo
vede dormire del tutto, col capo sulle braccia conserte appoggiate al
tavolo,
Ella si slaccia i sandali per far meno rumore e cammina scalza e,
facendo meno chiasso di quanto può farne una farfalla aggirandosi per
una camera,
Ella prende il mantello di Zaccaria e glielo stende sopra con una
leggerezza tale che egli continua a dormire nel tepore della lana che lo
difende dal
fresco notturno, che entra a sbuffi dalla porta di sovente aperta. Poi
torna a pregare. E sempre più intensamente prega, in ginocchio, a
braccia
alzate, quando il lamento della sofferente si fa più acuto. Sara entra e
le fa cenno di uscire. Maria esce, coi suoi piedi scalzi, nel giardino.
“La padrona vi
vuole” dice.
“Vengo”
e Maria
cammina lungo la casa, sale la scala... Pare un angelo bianco che si
aggiri nella notte quieta e piena di astri. Entra da Elisabetta.
“Oh! Maria! Maria!
Quanto dolore! Non ne posso più, Maria! Quanto dolore si deve soffrire per esser madre!”.
Maria
prende le due mani
rugose e gonfie e se le posa sull’addome arrotondato, tenendole premute
con le sue manine lisce e sottili. E parla piano, ora che sono sole:
«Gesù
è lì che ti
sente e vede. Confida, Elisabetta. Il suo Cuore santo batte più forte,
poiché Egli ora opera per il tuo bene. Lo sento palpitare come lo avesse
fra
mano e mano. Io le capisco le parole di palpito che mi dice il mio
Bambino. Egli ora mi dice: “Di' alla donna che non tema. Ancora un poco
di
dolore. E poi, col primo sole, fra le tante rose che aspettano quel
raggio mattutino per aprirsi sullo stelo, la sua casa avrà la rosa più
bella, e
sarà Giovanni, il mio Precursore”.
Elisabetta
posa anche il
volto sul seno di Maria e piange piano. Maria sta qualche tempo così,
poiché pare che il dolore si assopisca in una sosta di ristoro. E
accenna a
tutti di star quieti. Resta in piedi, bianca e bella nel tenue chiarore
di un lume ad olio, come un angelo presso chi soffre. Prega. La vedo
muovere
le labbra. Ma anche se non le vedessi muovere, capirei che prega
dall’espressione rapita del viso.
Il
tempo passa. E il dolore
riprende Elisabetta. Maria la bacia nuovamente e si ritira. Scende
svelta nel raggio di luna e corre a vedere se il vecchio dorme ancora.
Dorme, e
geme nel sonno.
Maria ha un gesto di pietà.
Si rimette a pregare.
Passa
il tempo. Il vecchio si
scuote dal suo sonno ed alza un volto confuso, come di chi mal si
sovviene perché è lì. Poi ricorda. Ha un gesto ed una esclamazione
gutturale. Poi
scrive:
“Non è nato
ancora?” Maria fa un gesto di diniego.
Zaccaria scrive:
“Quanto dolore! Povera donna mia! Riuscirà senza morirne?”.
Maria
prende la mano del
vecchio e lo rassicura: “All’alba, fra poco, il bambino sarà nato. Tutto
andrà bene. Elisabetta è forte. Come sarà bello questo giorno
-poiché fra poco è giorno- in cui il tuo bambino vedrà la luce! Il più
bello della tua vita! Grazie grandi ha in serbo per te il Signore, e il
tuo
bambino ne è l’annunziatore”.
Zaccaria scuote il capo
mestamente e accenna alla sua bocca muta. Vorrebbe dire tante cose e non può.
Maria comprende e risponde:
«Il Signore farà completa la tua gioia. Credi in
Lui completamente, spera infinitamente, ama totalmente.
L’Altissimo ti esaudirà più che tu non osi sperarlo. Egli vuole questa
tua fede totale a lavacro della tua diffidenza passata. Dì nel tuo
cuore, con me: “Credo”. Dillo ad ogni battito del cuore. I tesori di Dio
si aprono a chi crede in Lui e nella sua potente bontà».
La
luce comincia a penetrare
dalla porta socchiusa. Maria l’apre. L’alba fa tutta bianca la terra
rugiadosa. C’è un grande odore di terra umida e di verde, e i
primi zirli di uccelli si chiamano da ramo a ramo.
Il
vecchio e Maria vanno
sulla porta. Sono pallidi per la notte insonne e la luce dell’alba li fa
ancor più pallidi. Maria si rimette i suoi sandali e va ai piedi della
scala e ascolta. E quando una donna si affaccia, accenna e poi torna.
Nulla ancora.
Maria
va in una stanza e
torna con del latte caldo che fa bere al vecchio, va dai colombi, torna a
scomparire in quella stanza. Forse è la cucina. Gira, sorveglia. Pare
abbia
dormito il più bel sonno, tanto è svelta e serena.
Zaccaria
passeggia
nervosamente su e giù per il giardino. Maria lo guarda con pietà. Poi
entra di nuovo nella stanza solita e, inginocchiata presso il suo
telaio,
prega intensamente, perché il lagno della sofferente si fa più acuto. Si
curva fino a terra per supplicare l’Eterno. Zaccaria rientra e la
vede così prostrata e piange, il povero vecchio. Maria si alza e lo
prende per mano. È tanto più giovane, ma pare Lei la mamma di quella
vecchiezza
desolata, e versa su essa i suoi conforti.
Stanno così l’uno
presso l’altra nel sole che fa rosea l’aria del mattino, e così li raggiunge l’annuncio festante:
“È
nato! È nato! Un
maschio! Padre felice! Un maschio florido come una rosa, bello come il
sole, forte e buono come la madre. Gioia a te, padre benedetto dal
Signore, che
un figlio ti ha dato perché tu lo offra al suo Tempio. Gloria a Dio, che
ha concesso posterità a questa casa! Benedizione a te e al figlio che
ti è
nato! Possa la tua progenie perpetuare il tuo nome nei secoli dei secoli
per generazioni e generazioni, e sia sempre in alleanza col Signore
eterno”.
Maria
con lacrime di gioia
benedice il Signore. E poi i due ricevono il piccolo, portato al padre
perché lo benedica. Zaccaria non va da Elisabetta. Riceve il bambino,
che
strilla come un disperato, ma non va dalla moglie.
Ci va Maria, portando con amore il piccino, il quale tace subito non appena Lei lo prende fra le braccia.
La comare che la segue nota
il fatto.
“Donna”
dice a
Elisabetta, “il tuo bambino ha subito taciuto quando Ella lo ha preso.
Guarda come dorme quieto. E lo sa il Cielo quanto è inquieto e forte.
Ora guarda! Pare un colombino!”.
Maria posa la creatura presso
la madre e la carezza ravviandole i capelli grigi.
“La rosa è nata”
le dice piano. “E tu sei viva. Zaccaria è felice”.
“Parla?”.
“Non ancora. Ma spera
nel Signore. Riposa adesso. Io sto con te”.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Pensieri Di San Pio
Gesù solo può comprendere che pena sia per me, allorché mi si prepara davanti la scena dolorosa del Calvario
sabato 23 giugno 2012
venerdì 22 giugno 2012
Vangelo del giorno
Venerdì della XI settimana delle ferie del Tempo Ordinario Santo(i) del giorno : S. PAOLINO di Nola, Vescovo (memoria facoltativa)
Meditazione del giorno : San Cesario di Arles “Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 6,19-23. Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! |
Parlare di Dio
Parlare di Dio
(Sri Ramakrishna, Il libro degli esempi, Gribaudi Editore)
"Quante discussioni si sono fatte e si fanno ancora su Dio. Tu che ne pensi?", chiese un giorno un discepolo al grande maestro.
"Vedi quell'ape?", rispose il maestro. "Senti il suo ronzìo? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare.
Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma.
Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà.
Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato.
Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce".
"Vedi quell'ape?", rispose il maestro. "Senti il suo ronzìo? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare.
Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma.
Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà.
Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato.
Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce".
Considerazioni
personali: è vero, chi lo ha trovato nel silenzio adora e agisce,
ma quando è il momento non tace, ma quasi in un sussurro è pronto a dare
testimonianza del Signore a chi ancora non vede la luce.
Lisa
Buona Giornata a tutti amici
Buona giornata a tutti.
|
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di PADRE
ANTONIO RUNGI PASSIONISTA
|
Noi ci affidiamo a te
Non abbandonarci alla tristezza perché tu, Signore, sei con noi sempre. Tu non ci lascerai un istante. Se non avessi steso la mano, quante volte la nostra fede avrebbe vacillato! Tu, Signore, sei sempre intento ad accogliere le nostre confidenze. Aiutaci a non abbatterci nelle sofferenze fisiche e morali. Non permettere di affliggerci fino a perdere la pace interiore. Fa' che camminiamo con buona fede,
senza
inquietudini e sconforti.
Noi ci affidiamo a te: prendici la mano e guidaci pur per incogniti sentieri. Insegnaci ad affrontare la prova a mente serena, per amore tuo che la permetti. Donaci di acquistare tesori per la santa eternità. Padre Pio di Pietralcina |
giovedì 21 giugno 2012
Un arrivederci in Paradiso .
In questi giorni ho saputo che si e spento Don Raul il noto esorcista della diogesi di fermo .
Era un grande sacerdote e io a lui devo tanto, tanto, perche mi ha fatto comprendere molte cose e perche ho potuto camminare per un bel po affianco a lui e con le tante persone che lo accompagnavano .
Do a lui un grande abbraccio ed non un addio ma un arrivederci .
Prega per tutti noi e aiutaci ad avere sempre fiducia ion Dio come la avevi tu .
Era un grande sacerdote e io a lui devo tanto, tanto, perche mi ha fatto comprendere molte cose e perche ho potuto camminare per un bel po affianco a lui e con le tante persone che lo accompagnavano .
Do a lui un grande abbraccio ed non un addio ma un arrivederci .
Prega per tutti noi e aiutaci ad avere sempre fiducia ion Dio come la avevi tu .
Confidiamo sempre in Dio
Richiesta di Preghiere

Rdp
CARI FRATELLI, VI RACCOMANDO MARCO CHE DOVRA' ESSERE PROBABILMENTE
RIOPERATO ALLA TESTA. HA 20 ANNI. UN CARO ABBRACCIO, IN GESU'. PATRIZIA
DI GROSSETO
MADONNINA MIA ,GESU,SANTO
PADRE PIO VI RINGRAZIO PER LA VOSTRA MISERICORDIA PER NOI,POVERI
PECCATORI...VI PREGO,VI SUPLICO, RENDETE GIUSTIZIA NEL PROCESSO CHE
HANNO I MIEI GENITORI (MARIA,NICOLAE) CON I VICINI. DACCI LA SALUTE E
LA SERENITA' DELL'ANIMA....GUARISCI LE NOSTRE ANIME I NOSTRI CORPI....
MADONNINA MIA, GESU,
SANTO PADRE PIO AIUTATEMI A SPOSARMI CON SANTO SACRAMENTO PER NON
VIVERE PIU' IN PECCATO, BENEDITEMI CON UN BAMBINO, AIUTATEMI A RIMANERE
INCINTA CON LEONARDO, E IO QUESTO BAMBINO VE LO AFFIDO, AFFINCHE'
VEGLIATE SU DI LUI, PER FARE DI LUI UNA BUONA PERSONA...GRAZIE DI CUORE,
IO CONFIDO IN VOI!!!!! MARIANA
Lisa
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 2 giugno 2012 [O] - Apparizione a Mirjana
Messaggi di Medjugorje
Languages: English, Afrikaans, العربية, Български, Català, Čeština, Deutsch, Español, Français, Hrvatski, Italiano, Latviešu, Magyar, Malti, Nederlands, Norsk, Polski, Português, Română, Русский, Shqip, Slovenčina, Slovenščina, Suomi, Svenska, Tagalog, Tiếng Việt, Українська, زبان_فارسی
All'inizio
regolarmente la Vergine rivolgeva i Suoi messaggi solo ai veggenti e,
tramite loro, ai credenti. Ad iniziare dall'1 marzo 1984 la Vergine ogni giovedì
rivolge i suoi messaggi alla comunità parrocchiale di Medjugorje e,
tramite questa, a tutto il mondo. Poichè si sono avverate alcune delle
cose che il Signore aveva auspicato
, come Lei stessa dice, ad iniziare dal 25 gennaio 1987 i messaggi al mondo sono quelli del 25 del mese. E tutto questo continua ancora oggi. Mirjana
Dragicevic-Soldo Ivanka Ivankovic-Elez e Jakov Colo hanno avuto
apparizioni quotidiane fino al 1982,.1985, i.e. 1998. Da allora, la
Madonna appare loro una volta all'anno e dà un messaggio. Essendo dato che il lavoro sugli archivi è ancora in corso, non siamo in grado di pubblicare messaggi dati prima del 1995.
"Cari
figli, sono continuamente in mezzo a voi perché, col mio infinito
amore, desidero mostrarvi la porta del Paradiso. Desidero dirvi come si
apre: per mezzo della bontà, della misericordia, dell’amore e della
pace, per mezzo di mio Figlio. Perciò, figli miei, non perdete tempo in
vanità. Solo la conoscenza dell’Amore di mio Figlio può salvarvi. Per
mezzo di questo Amore salvifico e dello Spirito Santo, Egli mi ha scelto
ed io, insieme a Lui, scelgo voi perché siate apostoli del Suo Amore e
della Sua Volontà. Figli miei, su di voi c’è una grande responsabilità.
Desidero che voi, col vostro esempio, aiutiate i peccatori a tornare a
vedere, che arricchiate le loro povere anime e li riportiate tra le mie
braccia. Perciò pregate, pregate, digiunate e confessatevi regolarmente.
Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non
abbiate paura: potete tutto. Io sono con voi. Prego ogni giorno per i
pastori e mi aspetto lo stesso da voi. Perché, figli miei, senza la loro
guida ed il rafforzamento che vi viene per mezzo della benedizione non
potete andare avanti. Vi ringrazio. "
Il dono del rabbino
(fonte non specificata)
La
storia racconta di un monastero che stava vivendo tempi difficili. In
passato aveva ospitato un ordine importante, ma in seguito a un'ondata
di persecuzioni antimonastiche verificatesi nel diciasettesimo e
diciottesimo secolo e a una crescente tendenza verso il secolarismo nel
diciannovesimo secolo, tutti i suoi conventi secondari erano andati
distrutti e l'ordine era rappresentato soltanto dall'abate e altri
quattro monaci, tutti ultra settantenni, che vivevano nella cadente
abbazia. Era chiaramente destinato a scomparire.
Nel
fitto bosco che circondava il monastero, si trovava una piccola capanna
che un rabbino proveniente da una città vicina usava di tanto in tanto
come eremo. Nei lunghi anni di preghiera e contemplazione i vecchi
monaci avevano sviluppato una sensibilità quasi paranormale ed erano
quindi sempre in grado di dire quando il rabbino si trovava nel suo
eremo. "Il rabbino è nel bosco, il rabbino è di nuovo nel bosco", si
sussuravano a vicenda, l'abate decise di recarsi all'eremo e di chiedere
al rabbino se non avesse alcun consiglio da dargli per salvare il
monastero.
Il
rabbino accolse l'abate nella capanna, ma quando l'abate gli spiegò lo
scopo della sua visita, il rabbino non poté far altro che condividere il
suo dolore. "Conosco questo problema", esclamò. "La gente ha perso la
spiritualità. Accade lo stesso nella mia città. Quasi nessuno viene più
alla sinagoga". Così si lamentarono insieme il vecchio abate e il
vecchio rabbino. Poi lessero alcuni brani dalla Torah e presero a
conversare serenamente di profonde questioni spirituali. Venne per
l'abate il momento di andarsene e i due si abbracciarono. "E' stato
meraviglioso incontrarsi dopo tutti questi anni", disse l'abate, ma
venendo qui non ho raggiunto il mio scopo. Non c'è nulla che puoi dirmi,
nessun consiglio che puoi darmi, per aiutarmi
a salvare il mio ordine dalla morte?". "No, mi dispiace", rispose il
rabbino, non ho consigli da darti. L'unica cosa che posso dirti è che il
Messia è tra voi".
Quando
l'abate tornò al monastero i monaci gli si radunarono intorno e gli
chiesero: "Ebbene, cosa ti ha detto il rabbino?". Non è stato in grado
di autarmi", rispose l'abate. "Abbiamo soltanto pianto insieme e letto
la Torah. L'unica cosa che mi ha detto, proprio mentre me ne stavo
andando, è stato qualcosa di oscuro. Ha detto che il Messia è tra noi.
Ma non so cosa intendesse".
Nei
giorni, nelle settimane, nei mesi che seguirono, i vecchi monaci
rifletterono su questa frase chiedendosi se le parole del rabbino
avessero un qualche particolare significato. Il Messia è tra noi? Voleva
forse dire che il Messia è uno di noi? E se è così, chi? Intendeva
forse l'abate? Si, se si riferiva a qualcuno, probabilmente si riferiva
all'abate. Ci ha guidati per più di una generazione. D'altra parte
avrebbe anche potuto riferirsi a fratello Thomas. Sicuramente fratello
Thomas è un sant'uomo. Tutti sanno che Thomas è un uomo illuminato.
Certamente non poteva riferirsi a fratel Elred! A volte Elred è
irascibile. E' una spina nel fianco per tutti, anche se praticamente ha
sempre ragione. Chissà se il rabbino non intendesse proprio fratel
Elred. Ma sicuramente non fratel
Phillip. Phillip è così passivo, una vera nullità. Eppure ha il dono di
essere sempre presente quando c'è bisogno di lui. Forse il Messia è
proprio lui. Non è proprio possibile che intendesse me. Io sono una
persona qualsiasi. Eppure se fosse proprio così? Se fossi io il Messia?
Oh no, non io. Non potrei essere così importante per Te, non è vero?
Immersi
in questi pensieri, i vecchi monaci cominciarono a trattarsi fra di
loro con straordinario rispetto poiché esisteva la possibilità, per
quanto remota, che il Messia fosse tra di loro. E per la possibilità,
ancor più remota, che il Messia fosse ciascuno di loro, ognuno cominciò a
trattare se stesso con altrettanto rispetto.
Accadeva
che di tanto in tanto alcuni visitatori si trovassero da quelle parti,
quando senza nemmeno rendersene conto cominciarono ad avvertire l'alone
di straordinario rispetto che circondava i cinque vecchi monaci, c'era
qualcosa di straordinariamente affascinante, persino irresistibile. I
visitatori cominciarono a tornare per fermarsi a pregare, portarono gli
amici e gli amici portarono altri amici.
Accadde
così che qualcuno di loro iniziò a intrattenersi sempre più
frequentemente con i monaci. E dopo qualche tempo uno chiese di potersi
unire a loro. Poi un altro e un altro ancora. Così, nel giro di pochi
anni, il monastero riprese a ospitare un ordine prosperoso e, grazie al
dono del rabbino, tornò a essere un vivo centro di luce e di
spiritualità.
Lisa
Le riviste apparentemente ‘‘cristiane
Famiglia Cristiana, Jesus,
Concilium:
le riviste apparentemente ‘‘cristiane’’,
ma in realtà moderniste in salsa politically correct
Ciliegina sulla torta è ‘‘L’Eco di San Gabriele’’, la
rivista dei passionisti,
piena di articoli né formativi né edificanti fino all’errore vero e
proprio
di Fabrizio Cannone
Benedetto XVI ricordò nel
2005 che l’eresia della discontinuità era assai visibile in una «parte della teologia
moderna». Come quella, per esempio, che si esprime nelle riviste cattoliche di divulgazione, di approfondimento e di informazione (cfr. “Famiglia cristiana”, “Jesus”, “Concilium”, etc.).
Su “L’Eco di san Gabriele” (aprile 2012), rivista dei Passionisti italiani che reggono il
Santuario del grande San Gabriele dell’Addolorata, non si tratta neppure più di discontinuità, ma di metamorfosi. Ovvero si ha la
volontà di trasformare la religione cattolica in altro
da sé, fino al punto da renderla irriconoscibile a metà strada tra religione rivelata, protestantesimo liberale e odierno relativismo
etico.
La copertina presenta a tutta
pagina il volto del magistrato (ateo) Gherardo Colombo e riporta una sua frase in caratteri cubitali: «Educare alla libertà e non all’obbedienza». Ora, sapevamo che i religiosi cattolici, Passionisti inclusi, fanno voti
di povertà, castità e obbedienza, e non di «libertà» (?).
Come
si può inoltre gettare
il discredito su una parola come obbedienza, così legata al messaggio di
Cristo e del Vangelo? (cf. Gn 22,18; Rm 10,16; 1 Cor 16,16; Ef 6,1; Tt
3,1;
2 Cor 10,6).
Sempre in copertina una frase
generica e ambigua, tipica delle inchieste laiche: «Attenti, la famiglia, è violenta. Indagini e dati
preoccupanti». Senza commento! 84 pagine in formato magazine piene di articoli né formativi né edificanti, fino all’errore vero e proprio: non si sa davvero da che parte
iniziare.
Nell’intervista
a
Colombo, presentato come uno di quei santi laici che tanto piacciono a
certo mondo cattolico marxista, il magistrato afferma di non condividere
l’idea del carcere come «espiazione»: «Dire
a una persona che deve espiare significa dirle che deve pagare, che deve essere retribuita con il male per il male che ha fatto» (p. 17).
Lui invece che farebbe? Favorirebbe il “recupero” del criminale. E come? Né col carcere, né
tanto meno colla pena di morte perché «l’omicidio legale a opera dello stato (scritto colla
minuscola da un magistrato) è un cattivo insegnamento» poiché «insegna ad ammazzare rendendo
legittimo l’omicidio» (pp. 17-18).
E
la galera dunque
insegnerebbe ai cittadini la legittimità del sequestro di persona?
L’articolo sulla violenza domestica -causata in primis dal femminismo,
dal
nichilismo valoriale e dagli “amori deboli” di oggi- è tutto avverso alla famiglia presentata
come causa del male. Per il redattore la violenza intrafamiliare «è più pericolosa di quella della malavita organizzata, della mafia»
(p. 22). Come se
non fosse noto che tali storture, reali ma anche esagerate ad arte,
servono alle lobby anti-familiari per colpire l’ideale cristiano della
famiglia come base insostituibile della società.
Dipoi un certo Gianni di
Santo attacca direttamente la Chiesa (con la minuscola, ovviamente), proponendo
perfino dei candidati simbolo per riformarla. In «Quale chiesa domani?» (pp. 24-25) si parla
delle «questioni che la chiesa dovrà affrontare non più in un futuro lontano ma nel
presente», ovvero «dei temi che scottano rispetto alla storia e alla tradizione millenaria
della chiesa cattolica».
Fuor di metafora: celibato,
collegialità, ruolo delle donne…
Il giornalista confida in «una serie di personalità (…) che con coraggio e libertà indicano la via di un nuovo annuncio del
vangelo: Enzo Bianchi, i monaci camaldolesi, e i cardinali Martini e Ravasi» (p. 25).
Infine un altro articolo
propone il «matrimonio solidale» (pp. 26-27) sostituendo le Liste di nozze con «Liste di solidarietà». Bella idea, peccato che le associazioni proposte dalla rivista cattolica
siano nientemeno che Emergency, Save the Children e l’Unicef, il meglio cioè di quella “cultura di
morte” (pro aborto, eutanasia e teoria del gender) che secondo i Pontefici è «attivamente
promossa da forti correnti culturali, economiche e politiche» (Evangelium vitae, 12).
mercoledì 20 giugno 2012
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